Come gioca il Pordenone

Analisi tattica del Pordenone di Bruno Tedino, prossimo avversario dei rossoblu


Nel campionato delle grandi contendenti, il Pordenone è riuscito nella non banale impresa di dimostrarsi al livello delle prime per il gioco, prima che per i giocatori. Nonostante qualche battuta d’arresto la squadra friulana si è dimostrata una delle più continue del campionato, con appena tre sconfitte (una in più del Venezia), il miglior attacco (33 reti) e una serie positiva che dura da otto partite.

Principi di gioco

Tra le squadre di alta classifica i ramarri sono gli unici ad aver cambiato più moduli, sempre mantenendo stilemi di gioco molto definiti. I neroverdi hanno giocato – indifferentemente – con due e tre punte, alternando 4-3-3, 4-2-3-1 e il 4-3-1-2. Una varietà che dimostra il vero carattere della squadra pordenonese, ancorata al gioco anziché agli schemi. Come dice Guardiola, i moduli sono numeri del telefono: a prescindere dallo schieramento la squadra di Tedino non cambia, mantenendo principi di gioco solidi e coerenti.

Il Pordenone ha una vocazione di controllo: la squadra cerca sempre di avere il pallone tra i piedi, nella consapevolezza che il possesso – oltre che attaccare – serva anche a difendersi. La squadra ha una struttura molto fluida nelle posizioni, che poi influenza anche le fasi di gioco: e così si vedono terzini stringere la posizione per marcature preventive, durante la fase di possesso, e attaccanti che arretrano fino a centrocampo per dare un’opzione di gioco in fase offensiva.

La squadra cerca spesso di occupare l’ampiezza, che dà un vantaggio posizionale-strategico: dilatando il campo i giocatori offensivi hanno l’opportunità di muoversi al centro con la maggiore libertà possibile, garantendo al portatore sempre due opzioni di gioco. La fluidità delle posizioni – che tolgono riferimenti agli avversari, aumentando quelli dei compagni – fa il resto. Il Pordenone cerca sempre la palla a terra, che si tratti di spostare la retroguardia avversaria o superare il possesso.

Il possesso del Pordenone: ricerca dell’ampiezza, più opzioni di gioco e coraggio nelle verticalizzazioni

Le armi offensive

Oltre alle idee, c’è la qualità dei singoli: i ramarri non rinunciano mai ai tre giocatori offensivi (un trequartista e le due punte, o due esterni al fianco di un centravanti), appoggiandosi ad un centrocampo che può contare su giocatori tecnici come Misuraca, Burrai e Suciu. Ancora una volta, la qualità è al servizio dell’equilibrio, perché i tanti giocatori tecnici permettono al Pordenone di gestire il possesso nel modo migliore possibile.

Davanti la squadra di Tedino può contare su una bocca di fuoco eccezionale come Arma, che ha già segnato 12 gol (5 su rigore). Oltre a finalizzare l’attaccante marocchino fa un grandissimo movimento su tutto il fronte offensivo, dando superiorità sulle fasce e un appoggio sui palloni alti, venendo ricompensato con tante occasioni da gol. La presenza di due giocatori come Cattaneo e Berrettoni (13 assist in due) alle sue spalle è una garanzia.

Difesa d’attacco

Per supportare una fase offensiva del genere, che presuppone molti giocatori oltre la linea del pallone, i ramarri hanno una fase di recupero molto aggressiva: la squadra sfrutta la presenza intorno al pallone per andare subito a caccia del recupero, anche a costo di scoprire spazio alle sue spalle. Il pressing dura almeno 5-10 secondi, per cercare un recupero veloce o (almeno) ritardare le ripartenze avversarie, in modo da potersi riordinare.

In fase di difesa posizionale la squadra è più accorta, con i tre giocatori offensivi in disturbo sul primo possesso e il resto della squadra che si alza nel tentativo di isolare il portatore. Anche qui l’interpretazione è molto fluida, coi giocatori che agiscono guardando pallone e avversario, cercando comunque una fase difensiva attiva.

Pressione e isolamento

Col procedere del campionato la squadra di Tedino ha affinato sempre di più le proprie armi, riuscendo a limitare al minimo i rischi (fisiologici) di un gioco così impositivo. Una ricerca del genere nasconde comunque fallibilità, specie nelle transizioni. Il minimo errore in pressione rischia di far saltare la catena, aprendo spazi enormi.

Le possibilità dei rossoblu stanno nello sfruttare le piccole imperfezioni nei meccanismi dei ramarri, capitalizzando al massimo gli spazi lasciati nelle fasi di transizione. L’assenza di Burrai è una buona notizia, per i rossoblu, ma quello del Pordenone resta un gioco organizzato ed efficiente, al di là dei singoli.

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