Vernecchie rossoblu: Christmas Edition

La rubrica in cui la tunica del giornalista scopre la pelle del tifoso. Con Angelo A. Pisani e Michele Palmiero

Come tutti i prodotti di qualità, le Vernecchie Rossoblu hanno la loro edizione natalizia. Il che significa che faremo – grossomodo – le stesse cose, ma patinate. Come qualcuno ha già detto, non sarà un buon Natale: nella gara col Padova l’arbitro ha scambiato la sua divisa fluorescente per il verde Grinch, e ci ha portato via il Natale con un rigore meno credibile della storia di un anziano che fa il giro del mondo – con consegna al piano – in una sola notte. I lettori sono avvisati: la lettura di oggi sarà più lunga del pranzo del 25, più solenne della Messa di mezzanotte, più urticante del vischio.

Michele Palmiero: So che a Natale non bisogna essere cattivi, ma i 90 minuti di Padova mi hanno avvelenato il cuore. Per la seconda volta di fila riusciamo a limitare uno dei migliori attacchi del girone, e neanche il tempo per esultare del punto in friuli che ce ne vediamo tolto uno per un rigore assurdo dato in veneto. Risultato? Un punto in due partite, critiche e morale sotto i tacchi. È come fare i buoni e trovare il carbone sotto l’albero.

Angelo A. Pisani: Michele, crescendo imparerai che il carbone (Padova) può essere più utile dei regali (Lumezzane). Dall’autogol di Bonomo in poi abbiamo visto una squadra con poche soluzioni, a parte le solite: quando le squadre hanno capito come fermarci, abbiamo sofferto. Tra Pordenone e Padova ho visto molte novità, e secondo me è la strada giusta. Guardare il risultato per giudicare la prestazione è lo stesso che vedere il tramonto e dire che è il sole a muoversi. Non sai quante offese mi sono preso (sotto Natale, poi), ma io continuo a ripeterlo: Eppur si muove.

Michele: Stavolta non puoi lamentarti, perché il nostro ospite è il giornalista più bersagliato della storia rossoblu. Oggi si è aggiunto a noi Luca Bassotti, giornalista del Corriere Adriatico, conoscitore enciclopedico del calcio sambenedettese e principale destinatario dell’odio dei tifosi.

Iniziamo tracciando un bilancio del girone d’andata. Arrivati al giro di boa, qual è stato l’avversario più interessante?

Luca Bassotti: Per quanto riguarda la fase offensiva dico il Bassano: gli strappi di Falzerano sulla mezzala destra, la fantasia di Minesso tra le linee e soprattutto la forza di Grandolfo e Fabbro in avanti, quattro elementi che compongono un reparto travolgente. I giallorossi non mi hanno impressionato per la fase difensiva, però. Il Venezia è più completo, ha un potenziale offensivo enorme e mi sembra la squadra più compatta dietro. La Reggiana ha un po’ di tutto, ma non eccelle in nessun settore del campo. Dal Pordenone mi aspettavo qualcosa di più, ma dopo una lunga serie positiva una flessione è comprensibile.

Michele: Per me la migliore resta la Reggiana, l’unica squadra che ci ha messo sotto tatticamente, tecnicamente e fisicamente dal primo all’ultimo minuto. I granata hanno una rosa pazzesca e, al contrario di tante altre squadre (compresa la nostra), tante armi per cambiare a gara in corso.

Angelo A: La qualità di questo girone, oltre che dalle pretendenti al titolo, si vede da “piccole” come Albinoleffe e Sudtirol, squadre che partono per salvarsi e giocano comunque un bel calcio. Ci sono molte squadre interessanti, ma le più complete (banalmente) sono quelle in alto. Venezia e Reggiana sono molto in alto e hanno un gioco solido, ma dovessi scegliere quelle più interessanti (e moderne) direi Gubbio e Pordenone. Che contro di noi non hanno fatto benissimo, lo ammetto; ma in entrambi i casi giocavano in campi molto piccoli, e noi ci siamo difesi molto bene.

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L’addobbo giusto. Immagine di Durim Ramadani, pagano dal cuore d’oro

Il girone d’andata è stato più che positivo, ma alcune partite hanno lasciato l’amaro in bocca. Se potessi rigiocare una gara, quale sceglieresti?

Luca: Di rimpianti tanti, faccio fatica a dirne una… io ne rigiocherei 4: in primis quella di Venezia, dove siamo passati in vantaggio ma ci siamo fatti influenzare dall’ambiente e qualche situazione caotica in mezzo all’area; contro il Parma eviterei l’ingenuità di Radi, rigiocherei il match di Bassano – troppo brutti nel primo troppo belli nel secondo – e infine rigiocherei anche a Reggio Emilia, perché praticamente non siamo entrati in campo.

Michele: Contro la Reggiana avremmo potuto giocarla altre 100 volte, ma ci avrebbero sempre messo sotto. L’unica partita che vorrei rigiocare è quella contro il Mantova, perché ancora non capisco come abbiamo fatto ad uscire sconfitti.

Angelo A: Col Mantova tre errori di valutazione ci sono costati tre gol, e una cosa simile è accaduta a Bassano. Ma quelle sono cose che ci stanno, in una partita; io rigiocherei a tutti i costi la gara di Parma, una gara regalata da una stupidaggine e che – per l’andamento, il momento, la classifica – sarebbe stata una prova di forza importante. Da quella gara in poi c’è stata anche una frattura a livello ambientale, perché è subentrato un po’ di nervosismo.

Luca: La scintilla era scoccata nella prima parte del girone d’andata, ora – un po’ per le diatribe societarie, un po’ per i risultati – l’entusiasmo è scemato. La domanda è: cosa si pretende da questa squadra? Se deve arrivare prima si deve appoggiare la linea di pensiero del presidente Fedeli, che ha sempre dichiarato di voler puntare a vincere ogni partita. Se si chiede come l’accesso ai playoff stiamo rispettando pienamente le aspettative di inizio stagione.

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Le diatribe societarie, illustrate da Balla La Samba

Michele: La tua considerazione è giusta, ma io non penso che vada seguita la filosofia presidenziale. Certo, bisogna affrontare ogni partita per i tre punti, però bisogna anche essere coscienti della propria forza e di quella degli avversari. Questo inizio di stagione è buono a prescindere dalle ultime giornate. Come ho già detto, il mix tra Franco Fedeli e l’ambiente sambenedettese è potenzialmente esplosivo: entrambi passionali, entrambi volubili e rapidi nel trasformare l’esaltazione in disperazione.

Luca: Va detto che da tanti anni cercavamo una società solida, che pagasse puntualmente, che non ci facesse soffrire, e otto questo aspetto Fedeli sta rispettando tutte le promesse. Non vorrei però che ci si identifichi in un certo tipo di ragionamento che sta prendendo piede a San Benedetto: una parte della tifoseria apprezza Fedeli e il suo “essere vulcanico”, ma non apprezza più il lavoro di Palladini. Le sollecitazioni del gruppo vanno bene, ma il lavoro dell’allenatore (con un organico non da primi posti) non deve essere sottovalutato.

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Angelo A: Secondo me alcune colpe sono anche della stampa. In casi come questi il ruolo del giornalista è quello di dare una voce obiettiva e lucida, ma spesso leggo cose che vanno nella direzione opposta. Molte critiche sono eccessive, ma finché vengono appoggiate (in modo superficiale, spesso) non si può che peggiorare.

Luca: A volte si è d’accordo col presidente e a volte no, sono valutazioni del singolo giornalista. La stampa contribuisce a dare una lettura di quello che accade, frizioni e polemiche non vengono alimentate perché di solito è lo stesso Fedeli che innesca la miccia. Noi siamo l’anello debole del contesto calcistico, scaricare le colpe su di noi è la cosa più semplice.

Michele: Dopo questo inizio di stagione, con la salvezza già in tasca, potevamo giocare un campionato tranquillissimo, e invece sono bastati due pareggi in casa per cambiare tutto. Una frizione del genere può nascere in una squadra che deve vincere, non in una neopromossa che cerca i playoff. Ci sono vari gradi di responsabilità, ma se il giocattolo si è rotto la colpa è di tutto l’ambiente, nessuno escluso.

Luca: Sei un po’ severo. Da Albinoleffe in poi c’è stata una flessione comune in tutte le squadre, acuita dai pochi risultati positivi. Quando concorrono cause interne (le frizioni societarie) ed esterne (le critiche) per allenatore e giocatori è difficile non farsi influenzare. L’ottima partenza di campionato ha fatto pensare a parte dell’ambiente e al presidente che si potesse lottare per il primo posto, e questo calo ha creato un po’ di fibrillazioni. Fedeli pensava di spronare la squadra, ma ha ottenuto risposte diverse. A prescindere dal fattore mentale, in una certa parte della stagione un calo ci sta.

L’anno scorso abbiamo fatto il mercato invernale senza direttore sportivo, e la dirigenza – attorniata da consulenti e procuratori – ha finito per ingaggiare giocatori con ruoli molto marginali, se non inutili. Ora che rischiamo la stessa situazione, cosa aspettarci? [Lucio]

Michele: Di certo vedremo un lungo via-vai di giocatori proposti al Presidente. Per chi non ha le idee chiare il mercato di riparazione rischia di essere una trappola. L’anno scorso il mercato invernale non ha inciso neanche in negativo, ma la superiorità della rosa non era in discussione. Quest’anno gli equilibri sono più labili, e c’è il rischio concreto di rovinare qualcosa. Il presidente ha parlato di 4-5 cessioni e altrettanti arrivi: non è facile, sia per la scelta dei giocatori (ce ne sono di buoni, sul mercato?) sia per gli equilibri tattici e dello spogliatoio.

Luca: Ci sono dei casi in cui le società devono sbolognare dei contratti, e se riesci ad approfittare dell’occasione giusta è come fare 13 al totocalcio. Il problema è che in questo momento non c’è un quadro ben preciso. Di base un direttore sportivo deve coinvolgere nelle proprie idee anche l’allenatore, non può prendere decisioni da solo. Al momento non credo che ciò accadro, anche perché il presidente ha detto in maniera molto chiara che le operazioni in entrata le farà lui.

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Ci pensa Babbo Franco

Angelo A: Il rischio concreto è inseguire nomi invece dei giocatori, e non riempire le falle di questa squadra. A questa squadra servono anzitutto alternative a metà campo e (se continuano gli infortuni) in difesa, ma si parla solo del reparto avanzato. Per carità, Caccavallo sarebbe un ottimo innesto; ma se non si completa la squadra si rischia di fare come quello che compra i cerchioni nuovi e ha le rote sgonfie.

Luca: La trattativa per Caccavallo mi è stata confermata dal procuratore, al momento le due parti sono in contatto. Il giocatore ha un contratto triennale, ma potrebbe arrivare tranquillamente in prestito. Al momento la trattativa è in stand-by, perché il procuratore aspetta offerte dalla Serie B.

Michele: Il fatto che il nome pesante del mercato sia Caccavallo mi fa pensare che uno dei tre esterni andrà via. Alessio Di Massimo? Il procuratore non era soddisfatto del suo impiego già un mese fa, figuriamoci oggi. Dalla Feralpisalò in poi ha giocato titolare una sola volta in 9 partite, e non è mai riuscito a lasciare il segno.

Luca: In questo momento è uno dei papabili partenti. Il procuratore vuole che giochi di più, e il presidente vuole tenerlo: per proseguire bisogna trovare una soluzione, anche in base alla considerazione che ha di lui l’allenatore.

Angelo A: In estate il presidente ha scelto direttamente solo lui, e ci troviamo in questa situazione paradossale. Non oso immaginare cosa potrebbe succedere con altre 5 giocatori così.

Michele: Meglio chiuderla qui. Grazie Luca, anche se sei stato fin troppo diplomatico. Nel salutarti ti ricordo che Diomede non è più il team manager, Federico è stato inibito e il direttore Gianni è stato ospite a “Pianeta Samb” fin troppe volte. Perché non virate su due brillanti chiacchieroni?


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