Le storie più curiose, divertenti, appassionanti raccontate dai tifosi.
Non è facile, per chi è nato dopo la caduta del muro di Berlino, tifare la Samb.
I ragazzi nati dagli anni ’90 in poi vivono schiacciati tra due poli opposti: la situazione attuale, con tutte le problematiche e le delusioni perfettamente riassumibili nella formula “Mai na gioia”, e il glorioso passato. I tempi del Ballarin, la Samb Bergamasco, la nascita dell’Onda d’Urto: la nostra tradizione si basa su simboli e ricordi che chi ha vissuto non può e non vuole dimenticare.
Questi ultimi ci lasciano emozioni contrastanti: l’ammirazione per chi ha reso la nostra realtà conosciuta in Italia e nel mondo, ma anche una cupa malinconia, figlia della consapevolezza che forse quei riti, quel modo di vivere la domenica non torneranno mai più.
A partire da questo mese inaugureremo una rubrica interamente dedicata a racconti di tifosi che seguono la Samb da 30, 40, 50 anni. Due interviste al mese, aperte a chiunque abbia una storia da voler raccontare.
Per quale motivo proporre una rubrica fatta unicamente di ricordi?
Il ricordo è lo strumento più efficace per cementare il rapporto tra vecchie e nuove generazioni. Tramandare di padre in figlio la passione per la squadra della propria città è una pratica che rischia di scomparire, avvilita dai continui fallimenti e dal cambiamento irreversibile che sembra investire questo sport.
Raccontare, dunque, per ribadire a vecchi e nuovi tifosi che la Samb non è, e non sarà mai, solo una squadra di calcio.
“Ciò che hai ereditato dai padri riconquistalo, se vuoi possederlo davvero” W. Goethe.