Samb, io di te non mi stanco e sarò sempre al tuo fianco

La trasferta a Chieti raccontata da Giada Pignotti

CHIETI – La domanda è sempre la stessa: ma chi ve lo fa fare? Quando mi fanno la fatidica domanda rispondo col sorriso: “Se non sei uno di noi capire tu non puoi”

Sorrido perché mi vengono alla mente le notti insonni, i tanti soldi spesi e le tante lacrime versate ma anche tanti luoghi e stadi, avventure e soprattutto tanti amici.  La vita da stadio è totalizzante, diventa un vero e proprio stile di vita: ogni concetto è un coro e ogni viaggio è una trasferta. Ogni trasferta è un’avventura che inizia a metà settimana con il reperimento biglietti. Dal momento in cui vengono messi a disposizione inizia la colletta provinciale dove uno ritira il tagliando per tutti, praticità e organizzazione. L’aria di trasferta si respira anche in città: basta entrare di domenica mattina nei bar con un cimelio rossoblù per essere trattati da combattenti.

Se in un viaggio si cerca la comodità, in trasferta vige la regola del “più siamo più ci divertiamo”. Meglio partire tutti insieme e seguire il cordone di auto lungo l’autostrada per non disperderci troppo ma c’è anche chi arriva prima degli altri e approfitta di un buon ristorante, magari con cucina tipica e possibilmente vicino allo stadio. Della serie: la partita è solo un pretesto. Durante la settimana e lungo il tragitto è immancabile il toto-incontri in autogrill: mai abbassare la guardia, il nemico è sempre per strada!

Non mancano mai i giri da Formula1 che ci impongono le forze dell’ordine, tutto per evitare l’accesso dei tifosi rossoblu sotto il settore di casa. Pericolo largamente scampato grazie al rispetto reciproco delle tifoserie. Entrambe infatti, seppure dotate di una lunga storia bellica, hanno mantenuto buoni rapporti sia per la mentalità che per la comune rivalità contro il Pescara.

Non è facile essere un tifoso avversario in trasferta, ancor più se sei una donna: bagni inesistenti, bar improvvisati e disorganizzati e controlli da antiterrorismo. Il settore ospiti è come quello di Jesi, basso e lungo, troppo dispersivo. La nota positiva, seppure le tante vicissitudini e difficoltà interne, è la presenza di un bel gruppo di tifosi biancoverdi: pochi ma compatti. Dal nostro lato invece si fa quel che si può con lo scotch, elemento sacro di ogni tifoseria che si rispetti. In basso un vecchio ultras passa in rassegna tutta la prima fila di ragazzi con sguardo di approvazione a volte e sconcerto altre.

Una partita poco brillante da parte dei rossoblu così come il primo tempo sugli spalti. Il tamburrista ufficiale è andato in ferie e il nuovo braccio cerca come può di seguire il ritmo ma l’inesperienza e la pessima posizione del settore creano una grande confusione. Il secondo tempo è ancora una volta vintage, spazio alle vecchie bandiere. Da ogni lato spuntano i grandi ultras che riprendono in mano bacchette e megafono e fanno divertire i ragazzi della Nord.

“Ciao Arnaldo” , così la Curva Nord Massimo Cioffi ha voluto salutare il Capo Ultra tarantino recentemente scomparso.
Il tamburo scalpita senza sosta: “se la suona e se la canta”, si riconosce il battito forte che sa di Onda d’Urto. La ciliegina sarebbe stata il gol sotto il settore rossoblu ma poco importa con i 3 punti in tasca e le “vecchie maniere” sugli spalti. A fine giornata il corpo incassa un’altra avventura mentre il cervello immagazzina altri indelebili momenti.

Ci sarà sempre chi criticherà questa scelta di vita ma nessuno che l’abbia vissuta l’ha mai rinnegata. L’unico rammarico è per le troppe assenze ingiustificate in curva, con questo clima si può fare molto di più. Domenica prossima tutti al Riviera a festeggiare la Campionessa d’inverno e cantare insieme per il nuovo anno in arrivo affinché ci porti la tanto attesa gioia.

“Oh Ottavio portaci al Del Duca!”
“Noi saremo sempre qua finchè la Samba esisterà perché la Samba è la squadra degli Ultra!”