Un amore lungo 86 anni: la storia rossoblu della famiglia Zappasodi

Fernando, Stefano, Iacopo e Geremia Zappasodi: 4 generazioni di tifosi rossoblu


Quella di oggi è un puntata particolare della  rubrica “Di padre in figlio: storie di Samb”. L’idea di compiere un lungo viaggio nella memoria dei più disparati esempi di tifosi ci ha avvicinato a ricordi dolci, altri dolorosi, alcuni sfocati ed altri ancora impossibili da cancellare.

Questa, però, non sarà un’intervista ad un singolo tifoso, ma la storia di 4 generazioni di una famiglia che tifa Samb praticamente da sempre: la famiglia Zappasodi.

Sambenedettese, stagione 1930-31.

Sambenedettese, stagione 1930-31.

Fernando Zappasodi nasce a Monteprandone nel 1930: la Sambenedettese ha soli 7 anni, si gioca alla “trappoletta” e i colori rossoblu tingono le maglie da gioco da appena due stagioni. I primi ricordi di Fernando appartengono al campo intitolato a “Massi” Marchegiani, giocatore sambenedettese morto durante la guerra a causa di un bombardamento. Stiamo parlando, naturalmente, dello stadio “Fratelli Ballarin”, che prenderà questo nome nel 1949.

“Dopo la guerra c’era una grande povertà. Per noi ragazzi, con pochi soldi in tasca, ogni scusa era buona per entrare senza biglietto: c’era chi si arrampicava sugli alberi, chi attendeva i giocatori fuori dallo stadio per portare le loro borse. A quei tempi giravano pochi soldi, ma la domenica c’era sempre e solo la Samb”.

Il mitico Ballarin era popolato da personaggi entrati nel mito della nostra città: “Della mia giovinezza non potrò mai dimenticare il grande parroco Don Filippo, che ogni domenica urlava e sbraitava contro gli arbitri. Non potevano fischiare nulla contro la Samb, se non volevano essere insultati da Don Filippo”.

Le trasferte, poi, risultano inimmaginabili per chi non ha vissuto quegli anni. “Da ragazzo andavamo spesso in trasferta con le biciclette. Bastava attaccarsi ai camion a gasogeno ed il gioco era fatto. Ma la trasferta che non dimenticherò mai fu a Cagliari. Ero in mare con gli altri pescatori, e decidemmo di attraccare al porto per andare a vedere la partita. Non potevo crederci, quando dopo la partita salì sulla barca Gigi Riva. Me lo ricordo come fosse ieri: si mise a mangiare e bere insieme a noi. Un gran mangiatore di pesce”.

1962: a Bursto Arsizio si gioca Pro-Patria - Samb

1962: a Bursto Arsizio si gioca Pro-Patria – Samb

Nel 1962, da Fernando e Anna nasce Stefano: il calcio e la città stanno cambiando, ma non cambia l’amore per la Sambenedettese. Il primo, indelebile ricordo di Stefano è legato alla stagione 1973-74, che culminerà con la promozione in Serie B. “Per festeggiare la promozione, insieme ai miei amici, decisi di colorare un elmetto di rosso e blu. Preso dall’euforia, lo colorai con la tempera sia fuori che dentro.

Potete immaginare, con il caldo e il sudore, che pessima idea che fu. Ebbi subito una terribile irritazione. Provai, con la complicità di mia sorella, a nascondere il misfatto a mio padre, ma quando fui scoperto e il dermatologo consigliò di limitarsi a tagliare i capelli di qualche centimetro, mio padre per punizione decise di rasarmi a zero!”.

La Samb di quegli anni faceva divertire i suoi tifosi: “di giocatori a cui mi sono affezionato ce ne sono tantissimi. C’era Guglielmo Bacci, detto “Willy”, che mi piaceva molto, ma uno di quelli che ricordo con maggior piacere è senza dubbio il funambolico Santo Perrotta. Che giocatore!”.

Degli anni ’70, però, Stefano ricorda anche la nascita dell’Onda D’Urto. “Ho vissuto quegli anni con grande trasporto, essendo il periodo della mia adolescenza. Ricordo la nascita delle prime forme di tifo organizzato nel settore prato, poi nacque l’Onda D’Urto.

Negli ultimi anni tutto è cambiato: il trasferimento al Riviera ha modificato la maniera di tifare, i 4 fallimenti hanno stravolto il rapporto della città con la Samb. Io, con il passare degli anni, ho smesso di seguire il calcio, diventato ormai uno scempio, ma non ho mai abbandonato la Samb. Come dico spesso: il calcio è una cosa, la Samb è un’altra“.

Nel 1989 nasce il primo figlio di Stefano: Iacopo. Le generazioni passano, ma una cosa non cambia: in casa Zappasodi si continua a sostenere la Samb. “La prima partita che ricordo con certezza è una trasferta a Civitanova, nel 1996. Eravamo io, babbo e nonno. All’ingresso del settore c’era scritto che i bambini sotto i 5 anni non pagavano.

Mio padre, a quel punto mi chiese: “Quanti anni hai?”. Ed io: “Babbo, ne ho 7!”. “Quanti?”. “Babbo, ti ho detto che ne ho 7”“No, Iacopo. Guardami bene: quanti anni hai?”“Cinque…”. “Bravo, hai capito”.

Rosa rossoblu nella stagione 1989-90. Da notare un giovanissimo Ottavio Palladini in basso a destra.

Rosa rossoblu nella stagione 1989-90. Da notare un giovanissimo Ottavio Palladini in basso a destra.

Nella memoria di un tifoso, però, non rimangono solo le partite vissute, ma anche quelle che si è costretti a perdere. “Ricordo come se fosse ieri l’andata dei playoff di Serie C contro il Pescara. Per giorni e giorni a San Benedetto non si pensava ad altro. Domenica mattina chiamai babbo per mettermi d’accordo su come e quando andare allo stadio, ma la risposta mi lasciò di ghiaccio. Mio padre, a causa dell’atmosfera caldissima che ha accompagnato la partita, decise di non portarmi.

Ero disperato: provai in tutti i modi a fargli cambiare idea ma non ci riuscii. Alle 15 corsi fuori dalla terrazza di casa e vidi i distinti preparare la coreografia. Fu un giorno bruttissimo, anche perché a segnare fu Teodorani, uno dei miei calciatori preferiti insieme a Zerbini e Marco Napolioni”.

Per chi è nato dopo la caduta del muro di Berlino non è facile tifare la Sambenedettese. Gli ultimi 25 anni hanno regalato ben poche gioie e tante, troppe batoste. Nonostante questo, l’amore per i colori rossoblu di Fernando, Stefano e Iacopo hanno contagiato anche l’ultimo arrivato della famiglia Zappasodi: Geremia.

Nuove leve al tamburo!

Nuove leve al tamburo!

A soli 9 anni Geremia ha vissuto emozioni fortissime, come la promozione in Lega Pro, trasformatasi poi nell’ennesimo fallimento. Nonostante questo, la domenica rimane sempre il giorno della Samb. Gli idoli non sono più il funambolico Perrotta, o il Barone Zerbini, ma il bomber Cristian Pazzi e Giordano Napolano. In trasferta non si va più in bicicletta, ma fino a quando l’altezza non diventa esagerata tutti i bambini continuano ad avere meno di 5 anni.

San Benedetto è una città diversa, l’indole dei suoi abitanti probabilmente è cambiato, ma basta chiedere a Geremia quale sia il suo coro preferito per rendersi conto che, dal 1923 ad oggi, qualcosa non è mutato: “Seguo la Sambenedettese, amo soltanto due color. Non mollo al di là del risultato: batte il mio cuore rossoblu!”.

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