Luigi Tommolini: “La Samb…il mio Cinema Paradiso!”

Gli anni al Ballarin, il rogo, la Samb-Bergamasco…fino all’attuale cavalcata di Palladini e Voltattorni. La lunga storia d’amore di Luigi Tommolini per i colori rossoblu.

Negli ultimi anni è diventato, per molti tifosi, un vero e proprio punto di riferimento, uno dei maggiori depositari della storia rossoblu. Tabellini, precedenti, ricorrenze: ogni qual volta ci sia da rispolverare il passato rossoblu, Luigi Tommolini è in prima fila tra gli esperti da consultare. In questa intervista Luigi ha raccontato a cuore aperto la sua storia d’amore per la Sambenedettese, simile a quella di tantissimi tifosi e allo stesso tempo unica.

Samb Pisa 4-0 del 1973

Samb Pisa 4-0, stagione 1973. In primo piano il sambenedettese verace Giovanni Romani, detto “la rogna”.

 

– Luigi, qual è stata la tua prima partita della Samb?
La mia prima partita al Ballarin è datata 1 aprile 1973. Avevo poco più di 4 anni, e mio padre decise che era giunto il momento di portarmi allo stadio. Si trattava di una  partita di Serie C, l’allenatore della Samb era il grande Marino Bergamasco: battemmo il Pisa 4-0. Mi trovavo nei Distinti e ricordo come se fosse oggi il grande pubblico. C’erano tantissimi ragazzini, proprio come domenica al Riviera contro l’Amiternina.

– Qual è il ricordo più nitido degli anni del Ballarin?
Il percorso che facevo ogni domenica. Io abitavo, e abito tutt’ora, a Martinsicuro, per cui ogni domenica andavo a trovare i miei parenti in Piazza Matteotti e, insieme a loro, ci dirigevamo al Ballarin. Da Piazza Matteotti allo stadio c’è circa 1 chilometro da percorrere a piedi, in mezzo ad alcune delle vie più caratteristiche del centro di San Benedetto: via Aspromonte, via Mentana, via Montebello, via Legnago, Via Bezzecca e limitrofe erano profumate di sugo, di brodetto e di fritto preparato dalle donne sambenedettesi, che dal balcone ci sostenevano e ci accompagnavano, con le loro grida, verso la partita. Il nostro corteo proseguiva per piazza della verdura, prima di attraversare piazza San Giovanni Battista (la nostra “trappoletta”, il nostro primo campo sportivo) e percorre il “pontino lungo” di Via Carducci, quasi interminabile, stretto, basso, umido e sinistro. Dopo la sosta al mitico Bar Delfino si sfociava su Viale Colombo, da dove già si poteva vedere in lontananza la Curva Sud. La voce da tenore di mio zio Sandro, che già durante la fila al botteghino scaldava le corde vocali, il rullare dei tamburi…è un unico grande ricordo che non mi ha mai lasciato.

-C’è una partita che ritieni la più emozionante che tu abbia mai visto?
Sinceramente non riesco a sceglierne una. Ogni epoca ha la SUA partita. In tempi recenti mi è rimasta nel cuore la vittoria soffertissima contro l’Isernia di tre anni fa, oppure il pareggio 3-3 contro il San Cesareo. Rischiai davvero l’infarto, quel giorno… Allo stesso tempo ricordo però, negli anni del Ballarin, che le partite più belle erano quasi sempre le ultime giornate dei campionati.

Samb-Nocerina,ultima giornata di campionato. 3-0

Samb-Nocerina,ultima giornata di campionato. 3-0

Ad esempio il 24 giugno del 1979. Era il compleanno di mio padre, e in un clima torrido la Samb sconfisse 3 a 0 la Nocerina. Nell’anno 1982, ultima giornata della Serie B, festeggiammo la salvezza con un clamoroso 4-0 contro il Pescara. L’anno prima  invece, in Serie C,  rimontammo alla grande contro la Ternana spuntandola 3-2. Nel 1977, invece, ricordo un’ultima di campionato vinta 4-1 contro il Lecce. In quella gara portai allo stadio per la prima volta una bandiera cucita a mano da una carissima amica di famiglia. L’altra bandiera a cui sono sempre stato affezionato rimase impigliata alla rete in quel terribile 7 giugno 1981.

Luigi Tommolini rogo Ballarin

-Già, la tragedia del rogo…tu sei stato uno dei tifosi che più si è dato da fare per ricordare quel terribile giorno.
Quel giorno mi ero sistemato sul lato ovest della Curva Sud, attaccato alla recinzione. Non vidi le fiamme, perchè in quei momenti concitati la gente scappava per evitare il fuoco, schiacciandoci verso la recinzione. Rischiammo davvero di essere soffocati dalla ressa di persone. Furono momenti tragici, per circa un anno andare allo stadio non fu la stessa cosa. Con il passare degli anni, però, la gente sembrava quasi essersi dimenticata di quell’avvenimento, della morte di due ragazze. Nel 2010, a 29 anni dal rogo, decisi di realizzare un video che pubblicai il 13 maggio: Carla e Maria Teresa non dovevano essere dimenticate. L’anno successivo conobbi la madre di Maria Teresa, con la quale sono rimasto in contatto. Il giorno in cui avrei dovuto incontrarla, nel vederla camminare verso di me, dissi le uniche due parole che avevo in mente: “Maria Teresa”. La madre si commosse, e mi abbracciò. In quell’abbraccio vidi come un tentativo di stringersi ancora alla sua amata figlia. A pensarci oggi, ho ancora la pelle d’oca. Di Carla Bisirri, invece, ho un ricordo ancora più lontano. Da bambino accompagnavo spesso mia madre in una parruccheria, dove Carla lavorava come apprendista.  Ogni volta, per farmi sentire a mio agio, si avvicinava a me e mi  accarezzava i capelli. Già a 15 anni mostrava una maturità insolita per una ragazza. Porterò sempre nel cuore le sue carezze.

-Oltre al video del rogo, sei stato autore di tante altre testimonianze del passato rossoblu. Com’è nata questa tua passione?
Fin da piccolo, ogni volta che mio padre mi portava allo stadio, mi piaceva raccogliere i tabellini e le cronache delle partite. Da bambino, insieme ai miei cugini, ricordo che vivevamo tutta la settimana in attesa della domenica: ci allenavamo e facevamo il riscaldamento come se fossimo noi a scendere in campo. C’è stato un periodo, a cavallo dell’università, in cui allentai il rapporto con lo stadio. Seguivo ancora la Samb e i suoi risultati, ma per tanti motivi vedevo meno spesso le partite. Fu così per alcuni anni, fino a quando non venni a sapere della morte di Marino Bergamasco. Il 22 Gennaio 2010, con la sua morte, mi tornarono in mente gli anni della giovinezza, le domeniche di festa nell’amato Ballarin, le grandi vittorie e le cocenti sconfitte. Quell’uomo, i suoi ragazzi, quello stadio avevano segnato la mia vita. Come nel film “Nuovo Cinema Paradiso” di Tornatore, la morte di Bergamasco ha riaperto il cassetto dei miei ricordi.

Un'immagine del celebre film "Nuovo Cinema Paradiso".

Un’immagine del celebre film “Nuovo Cinema Paradiso”.

Mi rivedo molto nel protagonista del film, Salvatore: mi tornarono in mente i riti domenicali, l’incredibile profumo di dopobarba degli spalti (gli uomini usavano il “vestito buono” per onorare la nostra messa laica), i miei parenti, i bei momenti passati con mio padre. La morte di Marino Bergamasco, insieme alla grande passione dei miei amici Lino, Samuela e Stefano, è stata per me una “molla” che mi ha riavvicinato allo stadio, alla Samb.

– Inutile chiederti, quindi, quale siano gli 11 giocatori che hai amato di più…
In questo caso ho pochi dubbi: Rottoli (Isetto); Pilone,Catto; Daleno (Marchini), Anzuini, Castronaro; Ripa, Valà, Chimenti, Simonato, Basilico. Questa è la mitica formazione-base della Samb Bergamasco. Era una squadra che giocava per entusiasmare i suoi tifosi, era l’Olanda di Cruijff. Come quell’Olanda, la Samb vinse poco ma esprimeva un gioco che faceva innamorare la sua gente. Giocatori umili che lottavano per la maglia, guidati da un allenatore che li trattava come figli. Era una grande famiglia che scendeva in campo per deliziare il Ballarin.

Rottoli (Isetto); Pilone,Catto; Daleno (Marchini), Anzuini, Castronaro; Ripa, Valà, Chimenti, Simonato, Basilico.

“Era una squadra che giocava per entusiasmare i suoi tifosi, era l’Olanda di Cruijff”.

 

– Tra pochi giorni, invece, potremmo festeggiare un’altra promozione.
Speriamo di festeggiare domenica il ritorno in Lega Pro. Ho ancora in mente la grande festa di tre anni, cancellata dall’ennesimo fallimento. Ottavio Palladini e Gigi Voltattorni, mio cugino, hanno fatto un grande lavoro. Sono felice soprattutto per Gigi, un uomo di poche parole ma tanti fatti. Sono due sambenedettesi che amano la Samb, e ci hanno regalato ancora una volta una grandissima gioia.

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