Come gioca il Parma

Analisi tattica dei ducali, prossimi avversari dei rossoblu

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Il Parma ha iniziato questa Lega Pro con i crismi della favorita, complice il cammino trionfale della scorsa stagione (in Serie D) e un mercato di assoluto livello. L’arrivo di giocatori come Calaiò, Evacuo e Nocciolini ha legittimato le ambizioni dei ducali, ma questo inizio di campionato – solo tre vittorie, due di misura (1-0) e una in rimonta (2-4) – ha subito spento facili entusiasmi.

Ad oggi il Parma non sembra (ancora) una squadra compiuta, e – nonostante un modulo ormai consolidato – ancora alla ricerca degli equilibri giusti per sfruttare l’enorme potenziale offensivo.

Dopo il salto in Lega Pro Apolloni ha rinunciato al 4-2-3-1 dello scorso anno per un 3-5-2 (potenzialmente) più solido ed equilibrato: in difesa Lucarelli è stato affiancato da Canini e Coly, due calciatori forti fisicamente e nell’anticipo. Sulle fasce i due esterni sono sempre stati Garufo e Nunzella, giocatori molto dinamici e tecnici.

A centrocampo Apolloni ha cambiato molto: lo spostamento di Corapi davanti alla difesa ha creato il bisogno di un giocatore d’estro in mezzo al campo, capace di dare maggiore supporto alle due punte; dopo aver iniziato la stagione con Baraye (lo scorso anno 20 gol da centravanti) mezzala destra, Apolloni ha deciso di preferirgli Giorgino, in grado di dare più equilibrio.

Fase offensiva

Il gioco del Parma è (ovviamente) influenzato dalla presenza di giocatori come Calaiò ed Evacuo in attacco: fin dalle prime partite lo spartito tattico della squadra è stato ben definito, una continua ricerca di ampiezza per creare situazioni vantaggiose a centro area, dove sfruttare a pieno le enormi qualità dei due attaccanti.

In fase di possesso i ducali cercano costantemente le fasce, con i due esterni (sempre molto aggressivi) supportati dalle mezzali, alla ricerca della superiorità numerica. Che sia dal fondo o dalla trequarti, Garufo e Nunzella provano il cross appena hanno lo spazio giusto: a livello statistico, i due esterni hanno fatto un passaggio lungo ogni due giocati (52% Garufo, 44% Nunzella).

Per sfruttare meglio i (tanti) cross giocati, i due attaccanti vengono spesso aiutati dagli inserimenti della mezzala e dell’esterno del lato opposto, che contribuiscono a formare situazioni di parità (o superiorità) numerica con la linea difensiva avversaria.

Queste situazioni, impreziosite dalle capacità aeree (e balistiche) dei due attaccanti, sono il principale strumento offensivo dei parmigiani, che – non a caso – hanno costruito 4 dei 7 gol segnati su situazioni di cross in area, o calci piazzati (su cross è arrivato anche il rigore del vantaggio col Venezia).

La mancanza di alternative di gioco si è rivelata problematica: nelle prime quattro partite (Modena, Lumezzane, Santarcangelo e Venezia) i parmigiani hanno segnato solo due gol, uno sugli sviluppi di una rimessa laterale e uno su rigore. Nella quinta gara l’inserimento di Nocciolini (col passaggio al 3-4-3) è stato la causa di, e la soluzione al passivo di 0-2 col Pordenone.

Nell’ultima gara (con l’Albinoleffe) Apolloni ha deciso di trovare una via di mezzo, inserendo Nocciolini – ma come esterno nel 3-5-2. La presenza dell’attaccante come falso esterno (con Coly che si allargava terzino, per difendere) ha permesso al Parma di aumentare le possibilità offensive: se a sinistra rimanevano le stesse dinamiche, a destra Nocciolini sfruttava il movimento a uscire di Giorgino per rientrare sul sinistro e tirare in porta, o cercare lo scambio con le punte.

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Giorgino si allarga, Nocciolini taglia dentro e va alla conclusione

Le maggiori armi offensive hanno fatto sì che il Parma creasse molte più occasioni delle ultime gare, nonostante sia arrivato solo un gol (e sempre sulla situazione classica, su cross in mezzo di Nunzella).

Fase difensiva

Il miglioramento della fase di possesso ha leggermente nascosto alcune difficoltà nella fase difensiva, apparsa ancora poco coordinata nelle transizioni difensive. Per costruire una fase offensiva ottimale i parmigiani devono portare entrambi gli esterni in posizione offensiva (uno largo e uno che taglia dentro), e alimentare l’azione con le mezzali.

La retroguardia è quindi costretta a difendere in avanti, cercando l’anticipo e prendendo molti rischi. Al momento i tre centrali sono ancora poco coordinati: nelle decisioni chiave (tentare l’anticipo o indietreggiare, uscire sull’esterno o restare stretti) spesso i tre centrali ragionano individualmente, aprendo spazi vitali agli avversari.

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Contro il Lumezzane: Coly esce sull’esterno per aiutare Garufo, in ritardo. Canini dovrebbe scalare sulla destra, ma la mancata marcatura di Lucarelli sul 9 (Barbuti) lo costringe a rimanere in mezzo: Calamai ha un’autostrada per inserirsi e far male

Questi difetti di coordinamento, evidenti nelle situazioni “aperte”, possono diventare problematici anche a difesa schierata. Le uniche due squadre capaci di segnare due reti al Parma, Venezia e Pordenone, hanno provato a sfruttare questi difetti in modi diversi.

Il Pordenone ha attaccato in larghezza, con Arma (prima punta) che spesso si sovrapponeva agli esterni Berrettoni e Martignano per poi tagliare dentro (così è arrivato il secondo gol); il Venezia (dopo 45′ col 3-5-2) è tornato al 4-3-3 e ha deciso di attaccare i ducali in profondità, con i tre attaccanti molto stretti – pronti  sfruttare gli errori in uscita dei difensori.

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Marsura fa da sponda per Garofalo, mandando fuori tempo sia Coly che Garufo: sulla palla di ritorno l’esterno lagunare arriva sul fondo e mette in mezzo per Moreo, che fa 1-1

Sabato

Per i rossoblu, la sfida al Parma arriva in un momento ottimale: nonostante il palese divario tecnico la squadra di Palladini potrà contare su maggiori certezze di gioco, in entrambe le fasi; non poco. Posta la spinta (non indifferente) di un Riviera che si annuncia strapieno, molto conterà anche dall’aspetto mentale: i rossoblu hanno dalla loro l’entusiasmo di un trend positivo, ma per il Parma (già a 3 punti dalla vetta) una sconfitta sarebbe imperdonabile.

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