Antonio Massari, tifoso di frontiera

La nuova puntata della rubrica “Di padre in figlio: storie di Samb”. Il protagonista è Antonio Massari

Nonostante le tante delusioni sportive, nel mondo dei tifosi italiani è rimasta intatta l’immagine della passione del mondo rossoblu. Il legame tra la Sambenedettese e la sua città è qualcosa che supera i confini dello sport e va ad intrecciarsi con l’economica, la cultura, la politica e l’aspetto sociale. Eppure ciò non basta per spiegare cosa rappresenti davvero la nostra squadra del cuore: è necessario andare oltre i confini stretti della città risalendo le Marche, penetrando nella vallata picena o spostandosi in Abruzzo.

Un pezzo di storia del tifo rossoblu: i tifosi de “La vallata”

La puntata di oggi ha come protagonista la figura del “tifoso di frontiera”: ovvero il tifoso della Samb che non vive a San Benedetto, anzi, condivide il proprio luogo d’origine con i rivali bianconeri. Tra i tifosi di frontiera c’è Antonio Massari, che a Castignano tiene alto il nome della Sambenedettese Calcio.

Samb – Carbosarda 2 a 0 nel campo neutro ad Ascoli

– Come ha avuto inizio la tua passione per la Samb?

“Fu mio padre a trasmettermi l’amore per il rossoblu. Ricordo in particolare un aneddoto che spiega bene la passione che c’era a casa nostra: il giorno del battesimo di mio fratello, nell’ottobre del 1972, mio padre non partecipò al rinfresco perchè doveva andare a vedere la Samb…puoi immaginare quanto ci tenesse.  La prima partita di mio padre al fianco della Samb è datata 1947: vittoria per 2 a 0 contro Carbosarda in campo neutro ad Asc*li. Il nostro portiere era il grande Persico. La mia prima partita che ricordo, invece, è un Samb – Udinese del 18 marzo 1979. Pareggiammo 1 a 1 contro la futura vincitrice del campionato. Con mio padre ero solito andare in Curva Nord: da piccolo rimanevo attaccato alla rete dietro la porta per tutta la partita. Dopo il 1983, invece, nelle partite più importanti andavo in Curva Sud. Ricordo come se fosse ieri, per esempio, la punizione di Fiorini che ci fece vincere contro la Cremonese”.

Giovani e meno giovani, attaccati alla rete. Il dodicesimo uomo in campo

– Quali sono le partite entrate nel cuore tuo e di tuo padre?

“Riguardo mio padre ho pochi dubbi: si tratta di un Samb – Torino al Ballarin finito 0 a 0. Era la prima giornata di campionato della stagione 1959-60 in Serie B. Anche in questo caso, il Torino concluse la stagione al primo posto. Per me, invece, una delle partite più belle al Ballarin resta la vittoria per 1 a 0 contro la Cavese nell’aprile del 1982, con i famosissimi scontri a fine partita. Al Riviera, invece, può sembrare assurdo ma non dimenticherò mai una partita di playoff del 1997 contro la Jesina. Tra il primo e il secondo tempo ci aprì la curva sud e in massa ci spostammo da una curva all’altra. Perdevamo 3 a 1: alla fine abbiamo rimontato fino al 4-3.

– Cosa vuol dire essere un “tifoso di frontiera” a Castignano?

“A Castignano la percentuale di tifosi di Samb e “gli altri” è 50-50. Tifare la Samb a Castignano è diverso rispetto a chi vive a San Benedetto: essendo sempre in contatto con i rivali c’è sempre un po’ di tensione. Secondo me, però, noi siamo molto più agguerriti di loro: loro hanno avuto successi sportivi e tante fortune, ma si sognano i nostri attributi. A Castignano la Samb è una fede già dagli anni 60-70, quindi c’era già una grande tradizione prima che arrivassero i grandi risultati nei bianconeri. Può sembrare incredibile, ma nell’agosto del 1994 a Pollenza, quando la Samb ripartì dall’Eccellenza dopo Venturato, a vedere la Samb c’erano solo mio padre e il grande Alfredo Angelini detto “Chocise”, sambenedettese venuto ad abitare a Castignano negli anni 70.  Negli anni la nostra passione non è cambiata: ogni domenica partono da Castignano almeno 10/12 persone e anche contro la Reggiana al Riviera c’erano dei tifosi provenienti da Ripaberarda, frazione di Castignano”.