Il Santarcangelo dell’Apocalisse

Nella 36 giornata di Lega Pro, il Santarcangelo è sceso sul Riviera come una forza divina capace di scardinare tutto ciò che rimaneva delle credenze rossoblu. Dopo appena 10 gol in 17 trasferte, una sola vittoria (a settembre) e otto sconfitte, i santarcangiolesi sono arrivati al Riviera restituendo una netta sensazione di dominio, tale da spazzare le ultime certezze di una squadra già logora, ma ancora aggrappata all’obiettivo playoff.

Dopo la brutta sconfitta col Modena i rossoblu avevano mantenuto un atteggiamento positivo, almeno esteriormente; per tutta la settimana si è parlato della decisività della partita (una vittoria avrebbe significato playoff), cercando di fare tabula rasa dopo i problemi e le mancanze mostrati nel mese precedente. Una ottimismo mostrato anche nelle scelte, con la conferma del giovane duo difensivo (Mattia-Di Pasquale) e l’inserimento di giocatori propositivi come Pezzotti e Bacinovic.

Sin dai primi minuti i due, insieme a Rapisarda, sono tra i più coinvolti in una manovra tutta incentrata a creare superiorità ai lati della difesa a tre dei romagnoli. La fase offensiva della Samb passava per due momenti: in situazione aperta i due esterni erano spesso larghissimi, pronti a ricevere il lancio di Bacinovic; in situazione statica erano i terzini a dare ampiezza, permettendo ai tre attaccanti di stringersi cercando situazioni di superiorità numerica a centro area.

Pezzotti e Rapisarda in controllo, la Samb porta quattro giocatori sulla linea offensiva

Su queste situazioni si consumano le due occasioni migliori dei rossoblu, con il rigore guadagna (e realizzato) da Mancuso e la traversa di Damonte. Due occasioni importanti ma episodiche, soffocate dalla buona partenza dei santarcangiolesi, in vantaggio dopo 5 minuti e capaci di tornare subito avanti. Nel corso del primo tempo la squadra ospite riesce in ogni suo tentativo, affossando i rossoblu con straripante e apocalittica inesorabilità. Dal canto suo la squadra di Sanderra si è trovata spesso inerme, incapace di porre un freno ai sigilli spezzati da Cori e compagni.

Cori su un cavallo bianco

Il principale aspetto della vittoria santarcangiolese è anche il più evidente: Sasha Cori. Nel primo tempo l’attaccante è il principale strumento offensivo dei gialloblu, l’arma con cui avanzare il possesso (saltando il centrocampo) e allo stesso tempo creare occasioni. Sua è la sponda che porta il Santarcangelo in vantaggio dopo 5 minuti, sue le giocate che propiziano le reti del secondo e terzo gol.

Dopo aver superato di Pasquale in occasione del primo gol, Cori gioca il resto del suo primo tempo sul centro-sinistra, galleggiando nella zona tra Rapisarda, Damonte e Mattia. Col terzino e il centrale mai attenti a dare copertura il peso dell’attaccante finisce tutte sul centrale ex Lazio, 15 centimetri più basso, e inferiore sia dal punto di vista fisico che reattivo. Dopo il 2 a 1 Cori vince tre duelli con Mattia, propriziando altri tre gol: il primo, annullato da un fuorigioco attivo di Merini; ma il secondo e il terzo vanno a segno.

Due sponde di Cori per i primi due gol. Oltre alle uscite in ritardo, ci sono due gravi errori in copertura, con l’intervento goffo di Mattia e la diagonale in ritardo di Rapisarda

Merini su un cavallo rosso

Tra il gol di Mancuso e il 3 a 1 passano meno di 20 minuti, ma tanto basta per comprendere la non-reversibilità della partita. Per un Cori che domina i duelli aerei c’è un’intera squadra organizzata per sfruttare gli spazi creati in mezzo al campo e alle sue spalle, e pronta per colpire. Con l’attaccante a fare da centro, la seconda punta Merini e le mezzali si alternano nei movimenti tra le linee e alle spalle della difesa, togliendo riferimenti alla retroguardia avversaria.

In questo è importantissimo il lavoro di Merini, che svaria su tutto il fronte nello scopo di isolare Cori, o togliere linearità alle due linee da quattro formate dai rossoblu. Dopo aver segnato il secondo gol l’attaccante si rende decisivo anche nel terzo, spostando Di Pasquale per aprire la strada al gol di Valentini.

Cori fa da sponda saltando Mattia; Di Pasquale viene portato fuori posizione da Merini, Damonte non segue Valentini. Una serie di errori pagati col gol

Paramatti su un cavallo nero

Il 3 a 1 chiude i rossoblu sotto una coltre scura. In campo, con i santarcangiolesi sempre più chiusi, e sugli spalti, dove i borbottii dei primi minuti si trasformano in fischi e in cori contro l’allenatore e la squadra (a eccezione di Mancuso). Al 50esimo l’espulsione di Sabatino (fallo di reazione su Paramatti) sembra mettere la pietra tombale sulla partita,sebbene i rossoblu – per inerzia, e per l’atteggiamento rinunciatario degli ospiti – non smettono di attaccare.

Con le uscite di Mattia e Di Massimo (per Agodirin e Latorre) la squadra passa ad una specie di 3-4-2, con i due terzini ai fianchi di Di Pasquale e i nuovi entrati sugli esterni, con Mancuso più vicino a Sorrentino. A parte due tentativi di Mancuso, la carestia di occasioni non finisce.

Nonostante le (tante) occasioni fallite in contropiede, e l’uomo in più, i santarcangiolesi continuano a interpretare una partita difensiva, arroccati in difesa sotto i tentativi poco ispirati dei rossoblu. Con il rosso a Damonte a 4′ dal termine la squadra romagnola sembra vicinissima al traguardo, che – nonostante il gol di Bacinovic, su corner – arriva.

Fedeli su un cavallo verdastro

A fine partita la contestazione verso allenatore e squadra è veemente, e per l’ennesima volta la Samb finisce per chiudersi in se stessa. A fine partita parla solo il presidente Fedeli, arrivato in sala stampa nervoso e stremato. Ammesso il fallimento tecnico e tattico della rivoluzione invernale c’è rimasto poco, e infatti la conferenza finisce lì. Più delle critiche, più della rabbia, resta la constatazione di una squadra svuotata in tutte le sue componenti, pronta ad accettare la fine. In un momento come questo, l’unico spiraglio di luce sembra posto in una dimensione Al di là, i playoff. Che, ora come non mai, hanno l’aspetto di un Giudizio Universale.