Leonardo Mancuso è già nella Storia

I passi di Leonardo Mancuso nella storia della Sambenedettese Calcio


Nell’estate del 2016 i rossoblu si stanno preparando per affrontare la stagione in Lega Pro, la prima dopo il fallimento del 2009. Insieme ai (pochi) giocatori confermati ci sono diversi volti nuovi: tra giovani sulla rampa di lancio e scommesse, tutti gli occhi dei tifosi sono sui giocatori di maggiore rilievo. I tifosi si esaltano per gli arrivi di Frison, Berardocco e Fioretti, attendono con ansia le possibili firme di Mori e Ferrario, e sperano in un altro colpo davanti (si parla di Curiale, Gyasi, Caccavallo).

In questo contesto, l’arrivo di Mancuso viene accolto freddamente: al giocatore si rimprovera un nome poco noto e (soprattutto) la scarsa vena realizzativa, a dispetto del ruolo. Mancuso arriva alla Sambenedettese con un totale di 16 gol in 118 partite tra i professionisti, 5 nell’ultimo anno e mezzo al Catanzaro. Il giocatore è un pallino del direttore sportivo Federico, che l’aveva già avuto a Carrara, e propone al presidente il suo ingaggio a parametro zero. L’insistenza del diesse riesce a vincere le recriminazioni di Fedeli, e il 20 luglio il giocatore si aggrega in ritiro col resto della squadra. Mentre l’ambiente alza le sopracciglia, Palladini confida agli amici di avere trovato il giocatore più tecnico mai avuto come allenatore.

Nel precampionato la Samb di Palladini gioca col 3-5-2, modulo in cui Mancuso è la seconda punta alle spalle del centravanti Fioretti, l’uomo copertina. Il precampionato è gramo, almeno dal punto di vista offensivo: nonostante un’ottima solidità i rossoblu mostrano diverse difficoltà a trovare la via della rete, a cui seguono le prime critiche di ambiente e tifoseria. Ad inizio campionato la squadra cambia modulo (4-3-3), e Mancuso inizia a giocare sull’ala destra, dove ha più spazi e la possibilità di ricevere fronte alla porta. Il primo gol in campionato di Mancuso è senza gioia, quasi rabbioso: arriva nel secondo tempo della partita col Mantova, coi rossoblu tramortiti e sotto di due gol. La sua prima rete in campionato rinforza la speciale partnership con Sorrentino, inserito al centro del tridente, che in poco tempo diventa il titolare del ruolo.

Sorrentino e Mancuso si capiscono al volo

I due sono il migliore meccanismo offensivo dei rossoblu, il grimaldello con cui scardinare le difese: Sorrentino crea spazi, spostandosi sulla fascia o venendo incontro; Mancuso chiude in rete, tagliando alle sue spalle o inserendosi dal secondo palo.

L’inizio di Mancuso è sorprendente, e così quello della Sambenedettese: dopo il gol col Mantova l’attaccante fa l’assist del 2 a 1 al Gubbio, segna i due gol partita con Fano e Forlì, segna il parziale 1 a 0 al Parma e serve a Di Massimo l’assist del 2 a 0 al Padova, nella partita che regala il primato ai rossoblu. Dopo la doppietta nella mancata rimonta al Bassano, l’attaccante è il mattatore nelle vittorie con Feralpisalpisalò (1-0) e Teramo (2-0), segnando tutti e tre i gol dei rossoblu. Il primo segnato ai teramani è il più bello dell’anno, una perla balistica che mostra la feroce qualità realizzativa dell’attaccante “che non segnava mai”

Ogni cosa di questo gol è strepitosa:  dal movimento a U per eludere la marcatura alla precisione quasi chirurgica del tocco, imparabile.

La seconda rete col Teramo arriva dopo un’azione volenterosa e sfortunata di Fioretti, che prova a passare in mezzo a tre avversari e inciampa, finendo per favorire il gol del compagno. Una cosa simile avviene nella partita successiva, col Modena: palo di Fioretti e tap-in di Mancuso, in nell’azione che più di tutte segna il definitivo passaggio di consegne della responsabilità realizzativa dei rossoblu.

Mentre in tanti si ostinano a parlare di stagione magica, Mancuso continua a mostrare che la sua annata è tutt’altro che casuale. Perché oltre ai gol c’è tanto altro: dalla fase difensiva, applicata con costanza stakanovista (anche dopo essere diventato il miglior marcatore del girone), al lavoro offensivo oltre al gol, con tanti movimenti a supporto della squadra, anche se questo voleva dire isolarsi sulla fascia destra o venire molto incontro al campo, sfiancandosi in un lavoro sull’esterno per portare avanti il pallone e la squadra. Terzino, esterno, assist man e finalizzatore: Leonardo Mancuso è tutto quello che serve alla squadra, in qualsiasi momento serva alla squadra.

In campionato Mancuso gioca 37 partite su 38: una sola assenza, per squalifica. L’attaccante rossoblu è come un cavallo di razza, costante, generoso all’eccesso e troppo orgoglioso per fermarsi – impressione, questa, rinforzata da una chioma sempre più folta che accompagna le sue sgroppate sulla fascia. Il numero 7 è incapace di non fare tutto al massimo, e a volte paga. Nelle partite con Modena e Albinoleffe l’attaccante – autore di buonissime prestazioni, anche difensive – sbaglia due gol decisivi, inaugurando una delle fasi più difficili della stagione rossoblu (arriveranno altre 6 partite senza vittoria, gli allontanamenti di Diomede e Federico, le dimissioni di Palladini).

Nel momento più buio della stagione, tuttavia, Mancuso dimostra di essere molto più di un giocatore da bella stagione, tirando fuori se stesso e i propri compagni dalla palude invernale. La prima vittoria del nuovo anno (contro il Gubbio) porta il suggello dell’attaccante rossoblu, che passa quasi tutta la gara a fare il terzino su Ferri Marini, e alla prima palla buona segna il 2 a 0.

Un altro gol (decisivo) col Fano, quelli inutili con Venezia e Forlì, il poker al SudTirol e il pareggio contro la Feralpi, in una partita decisiva per i playoff: nonostante i tanti travagli della stagione Mancuso mantiene il proprio valore e centralità, proseguendo il proprio lavoro per la squadra prima che per se stesso.

Nei momenti più alti del finale di stagione, Mancuso resta l’assoluto protagonista: l’attaccante apre le marcature anche nella gara con la Reggiana, nella partita che in quel momento segna lo zenit dell’esperienza di Sanderra, dando grandissima fiducia in vista dei playoff.

Oltre a essere importante, il gol alla Reggiana è un’autentica perla

Dopo l’appannamento Lumezzane e Santarcangelo l’attaccante torna decisivo nella partita più importante, con l’Ancona. Un assist per il vantaggio di Agodirin, due grandi palle per Sorrentino e un grande contributo difensivo. Dopo qualche partita di astinenza l’attaccante torna in rete nella partita col Pordenone, all’87esimo, segnando il 2 a 1 finale dopo aver servito l’assist per l’1 a 0.

Dopo una stagione lunga e massacrante, col contratto per la Serie B (al Pescara) firmato già a dicembre, Mancuso trova la voglia e la forza per trascinare i suoi anche ai playoff. Nella sfida al Gubbio l’attaccante regala l’assist dell’uno a zero e realizza la doppietta dell’allungo, firmando il passaggio del turno e regalando la sfida al Lecce. Alla vigilia della partita promette una cosa: “Farò tutto il possibile per affrontare la Samb da avversario, l’anno prossimo”.

Il resto è storia recente: nella gara di andata Mancuso segna l’1 a 0 che fa esplodere il Riviera, ma ancora una volta viene tradito dalla propria generosità: in uno dei (tanti) ripieghi difensivi l’attaccante inciampa su Torromino provocando il rigore del pareggio, e pochi minuti dopo sbaglia il rigore del potenziale raddoppio. La storia di Mancuso in maglia rossoblu finisce un po’ come iniziato: nella gara di ritorno il lombardo resta un po’ in ombra, costretto dal tanto lavoro oscuro e da una partita complicata. La gara si chiude sul pari, e i rossoblu vengono eliminati dal peggior piazzamento in classifica. Mancuso fa un solo tiro in porta, su una mischia nel finale. Tutto lì.

La sua storia con la Samb è finita com’è iniziata, nel silenzio, ma in mezzo c’è stato di tutto. Arrivato in modo un po’ anonimo, Mancuso se ne va come il migliore attaccante di tutta la Lega Pro, lasciando dietro di sé una Samb più grata che nostalgica, felice per il tempo vissuto insieme e pronta ad accarezzarne i traguardi successivi.

Che poi, a ben pensarci, la Samb e Mancuso non si lasceranno mai per davvero: oltre a statistiche, tabellini e classifiche restano i ricordi, le emozioni, la consapevolezza che quanto vissuto è stato importante per entrambi e non si dimenticherà facilmente. In meno di un anno Leonardo Mancuso ha lasciato una traccia indelebile, un’eredità con la quale dovranno misurarsi tutti i nuovi arrivi. Il rapporto della città coi grandi rossoblu del passato ci insegna che due strade possono anche separarsi, ma un amore è per sempre.

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