La crisi della Lega Pro

Giunti alla metà di giugno, e in attesa di scoprire quale squadra staccherà l’ultimo pass per la Serie B, tornano a galla i consueti problemi che affliggono la Lega Pro. Con l’avvicinarsi delle scadenze dei pagamenti e dell’iscrizione, infatti, sono sempre più numerose le squadre in difficoltà con i parametri imposti dalla terza divisione italiana.

I fattori di crisi sono vari – difficoltà economiche, mancanza di entrate, la cattiva gestione del caso Gable Holding – ma alla base di tutto c’è sempre la solita causa: il calcio italiano, dalla A ai campionati non professionistici, è incapace di programmare, tenta (spesso invano) di risolvere le falle dell’oggi andando ad appesantire ulteriormente il domani. Ad oggi, solo in Lega Pro, ci sono tante, troppe realtà in affanno e con una gestione societaria approssimativa.

Akragas

“Nei mesi scorsi abbiamo lanciato più di un grido di allarme a cui puntualmente NESSUNO ha risposto, abbiamo più volte ribadito che senza un aiuto economico questa società avrebbe avuto dei seri problemi nel proseguire il progetto intrapreso. […]  Francamente il percorso ora si fa molto impervio, avendo preso atto di un totale disinteresse da parte di nuovi investitori, del mancato rinnovo del contratto del Main Sponsor, la totale assenza di nuovi sponsor e infine le eterne problematiche legate agli impianti sportivi”. 

Con queste, dure parole il presidente dell’Akragras Silvio Alessi ha reso pubblica la situazione disperata della società agrigentina. Con il rischio incombente di consegnare la squadra al Sindaco, la tifoseria si è mossa per un sit-in di protesta davanti allo stadio Esseneto.

Arezzo

“In qualità di finanziatore della società sto soffrendo da un po’, anche perché ho crediti con lo Stato che non riesco a incassare. E la Lega Pro è la categoria più difficile di tutte, che ogni anno richiede almeno due milioni e mezzo di investimenti”.  L’immobilismo dell’Arezzo sul mercato aveva destato qualche sospetto: ora è diventato realtà.

Il presidente Mauro Ferretti è in attesa di ampliare la società per far fronte alla difficile gestione di un club di Lega Pro. In questo caso, l’iscrizione al campionato non sembra essere in pericolo, ma il progetto tecnico amaranto in caso di mancato accordo con i nuovi imprenditori sarà sicuramente ridimensionato.

Catanzaro

Il 28 maggio il Catanzaro festeggiava una sudatissima salvezza ai playout ai danni della Vibonese. Qualche ora dopo, il presidente Cosentino e sua figlia Ambra finiscono in manette nell’ambito dell’operazione “Money Gate”, con l’accusa di associazione a delinquere, riciclaggio, trasferimento fraudolento di valori e appropriazione indebita. Nell’inchiesta finisce anche un’ipotesi di illecito sportivo: si tratta della partita Catanzaro-Avellino, vinta dagli ospiti e finita sotto la lente della Procura della FIGC. Con buona pace della Vibonese, società integerrima dal punto di vista economico.

Como

Tra tutte, quella del Como è di gran lunga la situazione più paradossale. Nel finale di campionato la società lariana, travolta dai debiti della gestione Porro, è stata acquistata all’asta da Puni Essien, moglie dell’ex calciatore. La neo presidentessa si è lanciata nei soliti proclami roboanti, promettendo una squadra competitiva per il ritorno in B. Dopo l’addio di allenatore e diesse, sono arrivati in riva al Lago Mark Iuliano e il ds De Nicola, provocando l’ira dei tifosi per il rapporto di quest’ultimo con Luciano Moggi.

Da qualche settimana, però, tiene banco una questione ben più importante: il nuovo Como non risulta affilitato alla FIGC e non ha versato la fideiussione di 350 mila euro valida per l’iscrizione al campionato ormai concluso. Il problema poteva essere risolto sul nascere pagando gli stipendi della stagione in corso, ma i soldi per ora non  si vedono. Entro la fine del mese Puni Essien è chiamata a chiudere i conti della stagione conclusa, reperire la fideiussione per quella nuova e mantenere la promessa di una squadra competitiva.

Latina

Lunedì 12 giugno il Presidente Federale Carlo Tavecchio ha ufficializzato il fallimento del Latina Calcio, squadra retrocessa dalla B. L’ultima beffa si consuma il 25 maggio, data dell’asta finale per l’acquisizione della società. Benedetto Mancini, amministratore delegato della Mens Sana Latina, offre una cifra attorno ai 10 euro per l’acquisto della società nerazzura. L’offerta, naturalmente, viene respinta in quanto l’offerta minima si aggirava sui 50 mila euro.

Per il Latina si ipotizza ora una ripartenza dalla Serie D, magari con un allenatore che ha fatto la storia recente del club: Stefano Sanderra, fresco di rescissione con la Samb e pronto a ripartire dalla squadra con la quale ha conquistato il nome di “Mister Leggenda”.

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Maceratese

Nell’ultima partita di campionato, contro il Venezia, si è raggiunto il punto più basso della storia della Maceratese. Nonostante la nuova società presieduta da Liotti avesse promesso di far fronte alle difficoltà economiche, la Maceratese è costretta a giocare la gara a porte chiuso, non permettendo ai tifosi di festeggiare con la squadra l’ottimo campionato disputato.

Ciò che più getta nello sconforto la città è il totale silenzio di Claudio Liotti, responsabile legale dei biancorossi. Trincerato nelle solite frasi di circostanza, la società si dice al lavoro per garantire un futuro alla Rata ma, ad oggi, si assiste solo all’addio dell’allenatore Giunti e dei giocatori più rappresentativi, tra cui Gianluca Turchetta. Il baratro del fallimento si fa sempre più vicino.

Mantova

Promesse non mantenute, battibecchi sui social, mancanza di trasparenza e la paura del fallimento: il triste teatrino che sta andando in scena a Mantova propone quotidianamente una nuova messa in scena. L’attuale società, presieduta da Marco De Sanctis, accusa la vecchia gestione Di Loreto-Musso di “pesanti eredità debitorie”.

La coppia di imprenditori, ora proprietari del Rezzato in Serie D, risponde corteggiando il capitano mantovano Caridi. In tutto questo, i giocatori hanno messo in mora la società per gli stipendi non mancati. La luce in fondo al tunnel stenta ad arrivare, ma vecchi e nuovi dirigenti preferiscono battibeccare a suon di comunicati.

Messina

“La situazione è durissima ma dobbiamo farcela e ce la faremo. Servono tra i 900mila e il milione di euro per completare l’iscrizione al prossimo campionato”. Il presidente del Messina Franco Proto non nasconde le difficoltà della società nel ripartire dopo le ultime, negative gestioni.

Per poter adempiere a tutte le incombenze economiche, il Messina ha deciso di procedere per due sentieri paralleli: l’aiuto attivo dei tifosi e lo spostamento allo stadio “Celeste“, meno dispersivo del “San Filippo“. Per mettere a norma lo stadio si tenterà la carta del Credito Sportivo. Per quanto riguarda i tifosi, invece, il Messino conta di fare affidamento su 4 mila abbonamenti (sacrificando i soldi del “domani” per risolvere i problemi dell’oggi) e sull’aiuto del neonato Messina Supporters Trust. Si tratta di una storia già vista e rivista in Italia: molti degli attuali trust di tifosi sono nati nei momenti di maggiore difficoltà societaria per tentare di salvare il salvabile.

Modena

Una tifoseria in aperta contestazione, un monte debitorio ingente e – infine – senza uno stadio. Il Modena di Caliendo sta attraversando il periodo più burrascoso della sua storia. A seguito del mancato pagamento dell’affitto, e della mancata manutenzione dell’impianto, il Comune di Modena ha deciso di revocare alla società l’utilizzo del “Braglia”.

Si tratta dell’ultima goccia di un vaso colmo già da molto tempo: i tifosi non tollerano più la gestione societaria di Caliendo, la stessa amministrazione comunale auspica un Modena ai modenesi. Nonostante ciò, l’ex procuratore prosegue per la sua strada, rinnova la fiducia al ds Pavarese e a mister Capuano e cerca in Cina possibili partner per far fronte alla grande massa debitoria. Nel frattempo le scadenze si avvicinano, ma Caliendo continua a rimandare l’assemblea dei soci e a non dare garanzie sui circa 2,7 milioni necessari per l’iscrizione.

Vicenza

Estate 2016. Il presidente del Vicenza Alfredo Pastorelli annuncia l’obiettivo dei biancorossi: puntare alla Serie A. Dopo appena un anno il Vicenza è retrocesso in Lega Pro e Pastorelli annuncia la dimissione dalla carica di presidente. La piazza è in subbuglio contro l’azienda Vi.Fin  e invita la proprietà a farsi da parte. Nel frattempo, l’assemblea dei soci si risolve con un nulla di fatto e la trattativa con l’holding arabo-lussemburghese Boreas procede con sempre meno tempo a disposizione per far fronte a tutti gli impegni economici per iscrivere la squadra.

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