Nicola Valente playbook

Il repertorio di Nicola Valente sarà a disposizione dei rossoblu


L’omonimo famoso di Nicola Valente è stato un musicista e compositore napoletano, fondatore della “Bottega dei 4”, una delle case editrici che hanno segnato la storia della musica partenopea. Ha scritto alcune tra le più belle canzoni napoletane, interpretate dalle voci migliori dell’epoca. Un ruolo dietro le quinte, il suo, ma importantissimo; molto simile a quello del nuovo acquisto rossoblu.

In un mondo dove gli attaccanti vengono giudicati esclusivamente tramite i gol segnati (incisioni sul tabellino simili a tacche sulla cintura) Valente è arrivato alla Sambenedettese con la fama di assistman. Defilato dai riflettori come in campo, bravo ad esprimersi attraverso gli acuti altrui.

Un’impressione cavalcata anche dalla società, che nel comunicato ha messo l’accento sui 12 assist stagionali (secondo vari siti di statistiche sono 8, in realtà). Lo stesso Fedeli l’ha descritto come uno che “è più ala che goleador”, cercando di esonerarlo dalla pesante eredità tecnica (e realizzativa) di Mancuso. Dell’ex Samb Valente ha lo stesso ruolo e una simile cultura del lavoro, nonostante percorsi molto diversi.

Un passo alla volta

A differenza di Mancuso l’esterno zeviano ha esordito tra i professionisti solo nel 2015, dopo un lungo apprendistato al Legnago, squadra di Serie D a due passi da casa sua. Coi veneti Valente gioca 5 stagioni, condite da 144 presenze, 32 gol, e la fascia di capitano a 24 anni. L’approdo in Lega Pro arriva col Pordenone di Tedino, in uno dei laboratori tattici più interessanti di tutta la categoria. Coi ramarri colleziona 18 presenze, 4 da titolare: uno spazio ristretto, ma utile a conoscere bene la nuova categoria.

Col passaggio al Siracusa Valente prende finalmente la scena: nel passaggio in sicilia il classe ’91 cambia tanto – città, squadra, girone e ruolo – ma ci mette poco ad ingranare. Già all’esordio arriva la prima rete in campionato, una bella torsione su una palla sporca al limite dell’area. Sarà il primo tassello di una grande stagione.

Sulla palla vagante, Valente ha la reattività per cercare la sfera, la coordinazione di colpire in arretramento, e la forza di piegare le mani al portiere: bel modo di presentarsi

Esterno sinistro nel 4-2-3-1, Valente si rivela una delle chiavi offensive dei siciliani, partecipando – con 6 gol e 8 assist – a circa un terzo dei gol stagionali (47). Un apporto fondamentale, costruito spesso a distanza: per tutta la stagione l’esterno azzurro si è mosso su e giù per la fascia come su un pentagramma, costruendo gol e occasioni sul ritmo delle sue giocate. Valente è un giocatore con poche note, ma ha la capacità di creare tante melodie.

Primo accordo: finta di tacco e cross

Il primo aspetto che risalta di Valente è l’agilità: sfruttando il baricentro basso, lo zeviano è capace di fare frenate e cambi di direzione in spazi (e tempi) ristrettissimi, disorientando gli avversari per liberare la giocata successiva. Spesso, ricevuta palla sull’esterno, il giocatore avanza in linea retta, pronto a fermarsi col tacco sinistro per poi crossare col destro. Una mossa elementare ed efficacissima, nobilitata da un tocco pulito e preciso.

Secondo accordo: il cross a rientrare

Quando lo spazio verso l’esterno è occupato, o non c’è spazio per avanzare, Valente cambia direttiva di gioco, rientrando sul piede forte per cercare la traccia interna. La sensibilità del suo piede destro gli permette di rendere la giocata un movimento unico, fluido: la palla viene toccata con tutta la superficie del piede, spostata avanti con l’esterno finché non si libera lo spazio per il cross verso il centro dell’area.

Terzo spartito: i piazzati

Ovviamente, un piede così sensibile non è estraneo ai calci piazzati. Nella scorsa stagione Valente ha battuto angoli e punizioni, mettendo a referto due assist e – soprattutto – questa perla qui sotto.

Quarto spartito: le letture

Pur passando la maggior parte del suo tempo relegato sulla fascia, in fase di non possesso Valente ha mostrato la capacità di proporsi in area coi tempi giusti, che si tratti di appostarsi sul secondo palo (come visto in occasione del suo primo gol) o di buttarsi nello spazio, sfruttando gli eventuali errori di centrali e terzini.

L’impressione è quella di un giocatore intermittente, ma che sa riconoscere l’occasione giusta. Quando la palla è distante Valente è come ibernato, ma – appena trova lo spazio giusto – arriva subito a pieni giri. La rapidità nei primi metri gli permette di essere pericoloso anche partendo in posizione arretrata, e una volta sotto porta non sbaglia.

Cosa aggiunge all’orchestra

Nonostante la clamorosa incisività dell’anno a Siracusa, Nicola Valente non è (ancora) un trascinatore; le sue qualità sono molto spiccate e molto specifiche, e per funzionare al massimo devono prodursi in un determinato contesto. Nel 4-2-3-1 di Sottil lo zeviano aveva responsabilità offensive solo dagli ultimi 30 metri in poi: il suo compito era quello di rifinire l’ultima fase dell’azione, sfruttando la sua qualità tecnica per tentare l’affondo o cercare l’ultimo passaggio.

Per il resto, Valente entrava nella partita solo a tratti, dando poco supporto sia alla fase di possesso che quella di uscita. Una scelta che non indica pigrizia, ma focalizzazione: l’esterno non ha il passo lungo per risalire velocemente il campo, né la struttura per lottare sui palloni alti, ma nell’ultimo terzo di campo è spesso imprendibile.

Cambi di ritmo e accelerazioni, virtuosismi e fughe. Come uno strumento musicale, Valente ha bisogno di alternare concerto e assolo: un appoggio vicino quando deve accorciare dentro, lo spazio giusto quando deve cercare il fondo. A San Benedetto troverà un’altra città di mare, una società ambiziosa e uno stadio caldissimo: con il coro del Riviera alle sue spalle, e la squadra giusta, l’esterno zeviano ha tutti gli strumenti per creare grandi melodie.

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