Il Pagellone Rossoblu: 2016-2017

pagellone rossoblu

Dopo essere tornati tra i professionisti, i rossoblu hanno avuto una stagione molto positiva, chiusa con il settimo posto e un breve (ma esaltante) percorso dei playoff. In una stagione comunque travagliata, squadra e dirigenza meritano un voto ampiamente positivo. Una stagione non si può spiegare con dei voti in pagella, ma i voti possono riassumere bene una stagione. Protagonisti, equivoci, sorprese e meteore. Il Pagellone Rossoblu

Alberto FRISON (trasferito) 6 Il giocatore ha qualità indiscutibili, ma i suoi problemi extra campo portano alla rescissione anticipata. Nella sua breve permanenza a San Benedetto mostra le qualità tecniche che l’hanno portato in massima serie, e le fragilità che ne hanno pregiudicato la carriera.

Vincenzo ARIDITÀ 7 Arriva dopo la rescissione di Frison, e in poche settimane riesce a prendere in mano la difesa rossoblu. Per tutto il corso della sua annata mostra grande solidità, subendo 23 gol in 23 partite e parando tre rigori, tutti decisivi.

Fabio PEGORIN 6,5 Pur partendo dalla panchina si ritaglia uno spazio importante, sostituendo le (sempre più crescenti) defezioni di Frison, prima, e dando una valida alternativa ad Aridità poi. Punzecchiato sin da subito per l’errore sul gol di Caridi, alla seconda, viene sommerso di critiche dopo la sconfitta col Bassano, e perde contatto col campo. Nel finale di stagione ritrova spazio e fiducia, facendo buone partite e coronando l’annata con la grande prestazione di Lecce.

Davide DI PASQUALE 6,5 Sin dalle prime giornate si dimostra uno dei giovani più positivi dell’organico, e Palladini non lo toglie mai dall’undici titolare: centro-sinistro nella difesa a tre, centrale e terzino nella difesa a quattro, il classe ’96 non sbaglia un colpo, non facendo rimpiangere i più esperti compagni. Nella seconda parte del campionato scompare dai radar: Sanderra preferisce la coppia formata da Mori e Radi, e con l’assenza di quest’ultimo lancia Mattia. Nelle ultime gare ritrova spazio da titolare, ma – pur se in un finale in crescendo – non recupera più il ritmo di inizio stagione.

Alessandro RADI 6,5 La sua è una stagione con qualche ombra, ma alla fine il bilancio è più che positivo. l difensore rossoblu forma, con Mori, la coppia difensiva più affidabile, compensando il non irresistibile impatto fisico (comprensibile, per un classe ’82) con una grandissima qualità tra i piedi. Per buona parte della stagione il difensore si è preso tante responsabilità creative, dando un’alternativa a Berardocco/Bacinovic e rivelandosi spesso decisivo. Su tutti, il lancio per Mancuso nel playoff col Gubbio, per l’1 a 0 che ha spianato la strada alla vittoria.

Nicolas DI FILIPPO 6 Come Di Pasquale, gioca una prima parte di stagione molto positiva – venendo impiegato prima come centrale di destra nella difesa a tre, poi come terzino; paga più di altri la brutta prestazione di Bassano, in una delle poche partite giocate da centrale, e viene gradualmente fatto uscire dalle rotazioni. A gennaio l’acquisto di Rapisarda gli sbarra la strada, e quasi non vede più il campo. Quando è chiamato in causa, però, non fa mancare nulla.

Christian TAVANTI (trasferito) 5,5 Per buona parte della stagione non si vede, trovando spazio solo nel finale del girone di andata – momento che, per sua sfortuna, coincide con uno dei più difficili della squadra. Dopo 587 minuti spalmati in 7 presenza lascia la Samb per trovare più spazio.

Fabrizio GRILLO 5,5 Arriva nel mercato di gennaio con la prospettiva di essere il nuovo titolare sulla sinistra, ma non si vede quasi mai. Infortunatosi alla seconda presenza scompare per diverse settimane, e non torna più in forma. Si rivede nelle partite con Modena e Gubbio, due prestazioni non brillanti e costantemente affannate. I 328 minuti in 5 presenze sono francamente pochi, per dare un giudizio completamente negativo.

Isaac Toah N’TOW 6 Durante il ritiro estivo è uno dei giocatori più in forma, ma gran parte dei ricordi positivi si fermano lì: gioca meno di 700 minuti sparsi in 12 presenze, mostrando buone cose e qualche amnesia. Profilo unico, nella rosa rossoblu, nelle poche partite in cui è disponibile dà un buon supporto alla squadra, pure se in modo intermittente.

Francesco RAPISARDA 7 Arriva nel mercato di gennaio nello scambio con Zappacosta, e non lascia più il campo: nel girone di ritorno è l’unico sempre presente, e uno dei più continui. Il suo impatto è spesso sotterraneo, ma non manca mai: generoso in avanti e solido dietro, perfetto esempio di una continuità operaia e preziosa. Nonostante qualche piccola sbavatura gioca un campionato di buonissimo livello.

Simone MATTIA 5 Il suo esordio assoluto arriva nel ritorno con il Venezia, ed è traumatico. Due errori decisivi nel 3 a 1 dei lagunari, qualche discreta partita e il naufragio col Santarcangelo. Nonostante le buoni doti tecniche il classe ’96 non dà mai la giusta sicurezza, e finisce per subire eccessivamente le sue lacune fisiche (specie nei palloni alti). Il giovane paga un inserimento molto affrettato, e un incaponimento tattico che più che confortarlo l’ha esposto a brutte partite. Esperienza per il futuro.

Stefano FERRARIO (trasferito) 5,5 Arriva con un curriculum importante, e aspettative altissime, ma delude profondamente. Penalizzato da diverse noie fisiche fatica a entrare in forma, e le prestazioni ne risentono: appena 9 partite da titolare, prestazioni altalenanti e un generale senso di fragilità tecnica – specie negli spazi aperti. A gennaio lascia la Samb senza neanche essere sostituito.

Marco PEZZOTTI 6 Dopo essere stato decisivo come dodicesimo uomo, in Serie D (tra i più utilizzati, pur senza partire titolare) il capitano rossoblu si è trovato ad affrontare la Lega Pro in un nuovo ruolo, quello di terzino sinistro. L’impatto col campionato è stato altalenante, con buone prestazioni e qualche black out di troppo. Pur essendo il terzino sinistro più utilizzato, e il più efficace, il rietino non ha mai dato l’impressione di essere totalmente immerso nel ruolo. Rispetto a N’Tow, ha la sfortuna di fare errori più pesanti a livello di risultato.

Daniele MORI 8 È stato, semplicemente, il miglior difensore dell’annata sambenedettese. Dopo un inizio a rilento il centrale toscano è diventato il leader tecnico ed emotivo della squadra, uno dei migliori nelle vittorie e tra i più positivi nelle sconfitte. In una stagione caratterizzata dall’instabilità difensiva (al centro si sono alternati Ferrario, Radi, Di Pasquale, Di Filippo e Mattia) l’ex Empoli è rimasto l’unico insostituibile, dimostrandosi – nel ruolo – tra i migliori della categoria. Dal suo rinnovo si capirà molto delle ambizioni rossoblu.


Luca BERARDOCCO (trasferito) 6,5 Il regista paga i pregiudizi di una piazza che non ha riconosciuto a pieno le sue qualità, ingigantendone i difetti. Finché resta alla Samb il centrocampista gioca tutte le gare in cui è a disposizione, rappresentando il perno tecnico intorno a cui ruota il resto della squadra. Dà qualità e ordine alla manovra, ma il suo lavoro – poco appariscente – viene scarsamente apprezzato. Due giorni dopo le dimissioni di Palladini, viene ceduto.

Daniele CRESCENZO (trasferito) n.g. Nel precampionato è tra i più utilizzati, ma col passaggio al 4-3-3 scompare. Gioca appena 16 minuti e rescinde il contratto.

Luca LULLI 6,5 Dopo un inizio di stagione ad altissimi livelli (culminato nello splendido gol col Parma) il centrocampista rossoblu perde gradualmente se stesso, e il posto in squadra. Nonostante le grandi qualità tecniche, Lulli si è dimostrato un giocatore delicato: bisognoso di un’adeguata forma fisica e (soprattutto) un contesto strutturato in cui esprimersi, quando la Samb è calata il centrocampista ha perso improvvisamente il suo smalto.

Alessandro SABATINO 6,5 Dopo essere stato uno degli MVP della promozione, Sabatino è stato tra i protagonisti del grande inizio di stagione dei rossoblu. Identificato con merito nella migliore Samb dell’anno, ne condivide anche il calo. Tradito dalla sua stessa generosità, l’ex Rieti prende (e sbaglia) un rigore che nessuno voleva tirare, con la Maceratese, attirandosi le critiche (ingenerose, a dir la verità) dei tifosi. Nonostante qualche appannamento fisico (inevitabile, per un classe ’81), la sua stagione resta – sul campo – positiva.

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Loris DAMONTE 6,5 Per buona parte del girone di andata è una delle prime riserve del centrocampo, ma non riesce a trovare una collocazione esatta: poca qualità per giocare da play, poco dinamismo per stare sulla mezzala. L’arrivo di Sanderra ridà slancio alla sua stagione: ritrova la titolarietà nella transizione Berardocco-Bacinovic, e si guadagna la riconferma. La sua posizione ibrida sulla mezzala (quasi trequartista, a fare da torre) è una delle migliori intuizioni dell’allenatore romano, e il segreto di un finale in crescendo.

Andrea VALLOCCHIA 7 Sin dallo scorso anno il giocatore era tenuto sotto la buona considerazione dello staff tecnico, nonostante il poco spazio in campo. Inserito lentamente nel corso della stagione, l’esterno classe ’97 è riuscito a fare passi importanti verso la definitiva maturazione. Esterno destro e sinistro, poi mezzala: il centrocampista ha trovato sempre più spazio, e ha risposto con prestazioni solidissime – arricchite dalle perle contro Gubbio e Ancona. La traversa al Lecce, nel ritorno dei playoff, gli nega il coronamento di una bella stagione.

Kevin CANDELLORI 6 Dopo la sfortunata prestazione col Mantova viene sommerso di critiche, e Palladini decide di preservarlo con più attenzione. Mette insieme 10 presenze, con 300 minuti totali, e si dimostra un buon rincalzo.

Armin BACINOVIC 7 Arriva a San Benedetto con una forma fisica precaria, ma le esigenze tecniche dei rossoblu ne accelerano l’ingresso nell’undici titolare. Prende immediatamente la leadership tecnica della squadra, regalando una qualità a tratti irresistibile alla manovra rossoblu. Per buona parte del girone di ritorno, la riuscita rossoblu passa per la direttrice tra lo sloveno e Mancuso. Nonostante l’ottima resa ha qualche partita di appannamento, complice una forma fisica mai al 100%. Mezzo voto in più per la sua decisività in alcune gare chiave.


Giordano FIORETTI (trasferito) 5 L’ex Maceratese arriva a San Benedetto con grandi aspettative, coltivate da una tifoseria ansiosa di calcio e giustificate da un curriculum di tutto rispetto. Nella prima partita dell’anno guadagna e realizza il rigore contro la sua ex squadra, esultando rabbiosamente; sarà il suo primo e unico gol in maglia rossoblu. Di lui ci restano solo alcune immagini sparse: il palo contro il Modena, l’assist involontario col Teramo, e tante prestazioni mediocri. A gennaio viene ceduto frettolosamente al Fano, e non viene rimpianto.

Emiliano TORTOLANO (trasferito) 6,5 Arrivato per ultimo inizia il campionato col botto, segnando un gol decisivo all’esordio e dando seguito con diverse – ottime – prestazioni. La sua è una qualità elettrica, ma senza cali di tensione: grande presenza in entrambe le fasi, e prestazioni come quella di Venezia che lo fanno affermare come titolare indiscusso a spese di Di Massimo. Il dualismo con l’abruzzese, alla lunga, finisce per logorarlo: oggetto di molte critiche, l’esterno trova un calo di rendimento, e a gennaio viene scambiato con Bernardo. A conti fatti, ci è mancato.

Gonzalo LATORRE 5 Il suo acquisto è circondato da un alone di mistero, complice una società poco disposta a spiegare i termini e gli obiettivi del suo arrivo a San Benedetto. Il nome esotico, unito all’esperienza in U21 uruguayana, stuzzicano l’immaginario dei tifosi, che finiscono per creare aspettative oltre ogni ragionevolezza. Il suo primo ingresso in campo, fuori forma e contro un Parma straripante, è ai limiti del tragicomico; nelle gare successive riesce a ritagliarsi un piccolo spazio, mostrando qualche qualità e diverse inadeguatezze. Prima della fine della stagione arriva la rescissione del contratto. Anche questa, come il suo arrivo, avvolta nel mistero.

Alessio DI MASSIMO 5,5 Inseguito già nel 2015, l’esterno firma col Pescara e arriva a San Benedetto in prestito secco, per la gioia del presidente (suo estimatore) e dei tifosi (infiammati dal ricordo delle sue prestazioni all’Avezzano). Il classe ’96 viene presentato come un potenziale craque, ma l’impatto con la categoria si rivela tutt’altro che semplice. Al di là del pur modesto contributo dato alla squadra, sorprende il peso spropositato avuto dal giocatore fuori dal campo. Le continue intromissioni della presidenza e del procuratore non hanno aiutato la squadra, gli allenatori, e soprattutto il ragazzo. Proposto – imposto, quasi – come la panacea di tutti i mali, l’attaccante non si è mai mostrato all’altezza.

Vittorio BERNARDO 5 Nel calciomercato invernale i tifosi si aspettano un grande colpo, un attaccante capace di sostituire il vuoto creato dal fallimento tecnico di Fioretti. Si vagheggia su Curiale, Ferrari e Caccavallo, si sogna il portoghese Lopes, ma alla fine viene acquistato Bernardo. Sin dal suo arrivo c’è confusione sul suo effettivo peso in squadra (titolare, alternativa?) e il giocatore finisce per deludere le aspettative. Due gol segnati (nessuno dei due decisivo), qualche prestazione opaca e tante panchine.

Kolawole AGODIRIN 6,5 Arriva marchiato dall’incredulità generale, diffidente per la non verdissima età e i sei mesi appena trascorsi in Serie D. Sanderra lo conosce bene, e gli dà fiducia sin da subito. Schierato come prima punta, Agodirin si presenta con due belle prestazioni e il gol al Fano, ma la scarsa condizione fisica (unita all’esigenza di un giocatore più strutturato, al centro dell’attacco) lo spingono in panchina. Nel finale di stagione torna protagonista nel ruolo di ala sinistra, lasciando un buon impatto: nelle ultime tre va in gol contro l’Ancona, sfiora la rete col Pordenone e segna l’1 a 0 al Gubbio, nel playoff.

Lorenzo SORRENTINO 7,5 Come lo scorso anno parte indietro nelle gerarchie, ma ci mette poco per guadagnare il posto da titolare. All’esordio in Lega Pro il classe ’95 gioca una stagione molto positiva, imponendosi come titolare sia con Palladini che con Sanderra. I sei gol segnati sono un discreto bottino, nonostante i tanti errori sotto porta (e un po’ di sfortuna) pregiudichino molto. Pur mantenendo buoni livelli, durante la stagione migliora il proprio apporto sotto tutti gli aspetti (gioco aereo, spalle alla porta, e col piede debole). Il grandissimo lavoro per la squadra – in entrambe le fasi – gli valgono mezzo voto in più.

Leonardo MANCUSO 9 Di lui abbiamo già scritto ampiamente. Arrivato in modo un po’ anonimo, l’esterno rossoblu si è rapidamente imposto come uno dei migliori attaccanti della Lega Pro, l’unico capace di abbinare un clamoroso rendimento offensivo con un intenso lavoro a supporto della squadra. Con 40 presenze è il giocatore più utilizzato, e anche il più utile: da sole, le prestazioni gli varrebbero almeno un 8 in pagella; lo sproposito dei 25 gol in stagione, la sua assurda decisività, gli regalano un voto in più.

Allenatori

Ottavio PALLADINI 8 Dopo aver vinto la Serie D l’allenatore sambenedettese esordisce in Lega Pro con un organico rifatto da zero, con molte incognite e avversari di assoluto livello. Nonostante diversi imprevisti (infortuni, ritardi di condizione, mancati arrivi) Palladini riesce a mette in campo una squadra solida e ben organizzata, capace di giocarsela alla pari con tutti. Dopo diverse settimane passata a lambire i primi posti, l’ambiente finisce per creare aspettative troppo alte, che diventano soffocanti nel momento in cui i rossoblu calano di rendimento.

Stefano SANDERRA 7 Prende una squadra rivoluzionata e imperfetta, con l’obiettivo di portarla nella posizione migliore possibile ai playoff. La sua Samb è incostante, passa per buoni filotti di risultati a brutte sconfitte in serie, ma porta a casa il risultato. Nei playoff riscatta qualche partita (e scelta) sbagliata nelle gare di campionato, imponendosi al Gubbio e giocando alla grande la doppia sfida col Lecce. A conti fatti, esce a testa alta.

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