Riscoprendo Diego Conson

Dopo la separazione dello scorso anno, il difensore torna alla Sambenedettese


Sembra nel destino dei rossoblu, scoprire un grande difensore e poi doversene separare. Da Conson a Mori, e ritorno: nelle ultime due stagioni i difensori hanno avuto percorsi paralleli, incrociandosi senza mai toccarsi, e sostituendosi a vicenda nello scacchiere rossoblu.

Due anni fa Diego Conson è stato l’unico superstite della transizione Moneti-Fedeli, e in pochi mesi si è imposto come uno dei principali protagonisti della stagione rossoblu. Dopo la sua partenza Mori ne ha raccolto l’eredità tecnica, rivelandosi l’unico punto fermo di un reparto costruito, smontato e rimodulato in modo quasi bulimico. Per entrambi il rinnovo è sempre sembrato una formalità, complice il buon feeling con la piazza e una relazione intrecciata con una ragazza sambenedettese (non la stessa).

Nonostante le volontà di giocatori e dirigenza, entrambe le annate si sono chiuse con un addio: Conson, in una trattativa non ancora chiarissima, ha rotto con la società e firmato col Forlì; Mori non ha accettato l’offerta “ridicola” della Sambenedettese, e ha deciso di lasciarsi libero per le (diverse) offerte ricevute durante la stagione.

In una crudele riedizione dello scorso anno, i tifosi rossoblu si sono trovati innamorati e orfani di un difensore di grande livello, senza accettare a pieno le ragioni della lettura. A lenire il dolore del distacco ci ha pensato lo stesso che ha aperto il cerchio, un anno fa: il ritorno di Conson ha dato ai sambenedettesi un senso di chiusura a entrambe le storie.

Un ritorno gradito

“Siamo felici che sia tornato, è uno di noi”. Dallo scorso anno le parole di Andrea Fedeli si sono fatte molto più morbide, ennesima prova che la nostalgia ha avuto la meglio sulle incomprensioni. Un processo simile ha investito anche i tifosi, ben volenterosi ad abbandonare le schermaglie degli ultimi mesi per un abbraccio al figliol prodigo.

Dalla vittoria della Serie D ad oggi è passato un solo anno, ma sembrano trascorse ere geologiche: la vittoria della Serie D ha occupato i cuori e le menti dei tifosi per molto tempo, ma una volta raggiunta è stata rapidamente soffocata dall’intensa stagione di Lega Pro.

Un gol non banale in un momento tutt’altro che banale

È il culmine e – in un certo senso – il riassunto della stagione di Conson in maglia rossoblu. Il difensore è stato l’uomo forte dei momenti importanti: un appoggio solido nelle situazioni di vantaggio, una sicurezza trascinante in quelle difficili. La sua partenza ha lasciato i rossoblu nell’incertezza, e non è un caso che nella sessione di mercato successiva siano arrivati così tanti centrali: nelle sue qualità, e anche nei difetti, Conson è un difensore difficile da sostituire.

Una transizione difficile

A dire la verità, il cambiamento ha fatto più male al giocatore che alla sua ex squadra. Mentre i rossoblu (non senza difficoltà) scoprivano il loro equilibrio, Diego Conson veniva a contatto con tutte le difficoltà dell’approdo in un contesto diverso e – per certi versi – più complicato. Ripescato in estate, il Forlì inizia la stagione con tre sconfitte consecutive, e nelle prime dodici giornate mette insieme appena 4 punti, subendo 22 gol.

In un contesto non solidissimo, Conson – arrivato negli ultimi giorni di mercato – è tra i giocatori più in difficoltà. All’esordio in casa col Pordenone è protagonista negativo in entrambi i gol, e lo stesso accade nella partita col Padova, la settimana dopo. Schierato come centrale sinistro nella difesa a tre, Conson – non al meglio, fisicamente – boccheggia, mostrando difficoltà sia a campo aperto che nei duelli a centro area.

Negli errori con Pordenone e Padova, Conson mostra difficoltà simili: lentezza a correre all’indietro e poco impatto nei duelli aerei, manifestazione di una forma fisica non all’altezza

In una situazione oggettivamente difficile, per lui e per la squadra, Conson ha la forza di non mollare, e la fortuna di avere un allenatore disposto ad aspettarlo. Gadda lo conferma insieme al resto dell’undici titolare, e la squadra – dopo un inizio complicatissimo – inizia a reagire. Nella fase centrale della stagione il Forlì viaggia a una media di 1,5 punti a partita, e Conson torna il giocatore dello scorso anno: più solido negli scontri fisici., maggiormente reattivo a campo aperto, e finalmente decisivo.

Nelle partita più esaltante dell’annata forlivese, la vittoria col Venezia primo in classifica, il centrale torna protagonista ai livelli che tutti gli riconoscevano. Sollecitato nelle situazioni che più lo avevano messo in difficoltà, a inizio anno (i duelli aerei e la copertura del campo alle sue spalle) il centrale riesce a reggere l’urto con Moreo e Fabris, togliendosi lo sfizio di negare il gol del pareggio a Geijo, al 94esimo.

La squadra di Gadda fa risultati prestigiosi (le vittorie con Padova e Gubbio, il pareggio a Parma) ma fallisce gran parte degli scontri diretti, perdendo con SudTirol, Lumezzane, Maceratese e Santarcangelo. Terz’ultima e condannata ai playout, la squadra retrocede per mano del Fano.

Nel lento decadimento della stagione (i forlivesi vinceranno una sola volta nelle ultime 11) Conson resta spettatore, incapace di segnare una vera differenza. Contro il Mantova segna la prima e unica rete della stagione, senza gioia; al 60esimo i virgiliani pareggiano su calcio di rigore, e nel finale vengono salvati dal palo di Ponsat. Sintomi di una stagione stregata: il campionato fallimentare dei galletti è condiviso a pieno dal centrale, che salvo rari lampi è parso immalinconito, incapace di lasciare un impatto concreto.

Un giocatore diverso

La stagione col Forlì ha costretto Conson a misurarsi con le sue debolezze, costringendolo ad essere un giocatore più consapevole e (paradossalmente) completo. L’utilizzo nella difesa a tre (anche a destra e al centro del terzetto) l’ha sollecitato nell’utilizzo di entrambi i piedi nello sviluppo dell’azione. Le difficoltà fisiche – trascinate per lunga parte della stagione – lo hanno costretto a giocare in modo più celebrale, migliorando in alcune letture di gioco.

Conson resta indietro, ma intuisce lo svolgimento dell’azione e con due guizzi salva la porta

Quello che arriva a San Benedetto sarà un Conson senza i crismi dell’invincibilità, ma più maturo e consapevole. Il ritorno in rossoblu rappresenta un bel regalo per entrambi, e una possibilità: per la Sambenedettese, quella di rilanciare il difensore ammirato due anni fa; per Diego, quella di ripagare la fiducia di una piazza che non è mai riuscita a dimenticarlo del tutto.

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