Due top XI possibili per il girone B (Samb esclusa)

Top XI Serie C girone B

Ogni stagione calcistica ha i suoi grandi eroi e le sue grandi delusioni, piccole pietruzze disseminate nello scorrere incessante del tempo e del calcio moderno. Come piccoli Eraclito, ci immergiamo in ogni stagione con l’idea di prenderne un senso coerente, ma pochi mesi dopo è già tutto diverso. Moduli, tattiche, stili di gioco: tutto scorre, ma qualcosa resta sempre.

Per raccontare questa stagione abbiamo deciso di mettere insieme due squadre ideali, che raccontano due aspetti diversi e complementari di questo Girone B. Abbiamo scelto i due moduli più utilizzati (3-5-2 e 4-3-3), facendo squadre coerenti con i giocatori e le idee di gioco viste nel corso della stagione. Le due proposte non hanno giocatori in comune, e cercano di tenere conto dell’impatto che ha avuto la scelta nella stagione.

Per ragioni sentimentali abbiamo escluso tutti i giocatori della Sambenedettese (che avrebbero influenzato troppo le nostre scelte). Il nostro undici del cuore resta quello che indossa le maglie rossoblu, in qualsiasi momento e in qualsiasi categoria.

A pagina due trovate il 3-5-2 proposto da Angelo A. Pisani, a pagina tre il 4-3-3 di Michele Palmiero.

[nextpage title=”Top XI (3-5-2) di Angelo A. Pisani”]

Quest’anno – nonostante un campionato molto caotico, pieno di rimonte, crolli e ribaltoni – la Serie C è riuscita ad offrici un campionato con tante proposte di gioco valide e interessanti, specie tra le squadre considerate piccole. Tre neopromosse come Mestre, Ravenna e Fermana sono riuscite a salvarsi proprio grazie alla loro identità tattica, che ha permesso alle squadre di raggiungere ottimi risultati nonostante organici rimasti in gran parte simili all’anno in Serie D.

È stato soprattutto l’anno del 3-5-2, un modulo che ha accumunato alcune delle squadre più sorprendenti del campionato: oltre alla Sambenedettese di Capuano si possono citare il Sudtirol di Zanetti (secondo in campionato), l’Albinoleffe di Alvini (quinto), il Mestre di Zironelli (ai playoff da neopromossa) e il Ravenna di Antonioli (prima per punti nel girone di ritorno).

Tra queste, quelle che più mi hanno impressionato – per qualità e continuità di gioco – sono state le squadre di Alvini e Zironelli, due tecnici capaci di importare (e far funzionare) i principi del gioco posizionale anche in Serie C. La squadra che ho scelto cerca di perseguire gli stessi principi, con giocatori adatti a giocare in squadre che vogliono tenere la partita in mano e il pallone tra i piedi.

La retroguardia: Grandi, Spanò, Stefani e Manè

In un modulo del genere la difesa diventa fondamentale anche durante il possesso, specie nell’uscita del pallone. Per evitare il “disordine” dei palloni lunghi la squadra deve imporsi di giocare il più possibile palla a terra e da dietro, usando il giro palla difensivo per attirare il pressing degli avversari e liberare spazio alle loro spalle. In questo contesto il portiere deve essere un appoggio sicuro, una sponda in più per reimpostare l’azione da dietro e riciclare il possesso.

Per questo motivo ho scelto portiere del Bassano, Matteo Grandi. Oltre alle qualità tra i pali, il classe ’92 ha mostrato un’ottima padronanza palla al piede, permettendo al Bassano di giocare sempre da dietro e con la massima tranquillità.

Nel trio difensivo servono giocatori bravi a giocare palla sotto pressione, e preparati a difendere in spazi aperti. per dare il giusto supporto alla manovra la squadra deve giocare alta sul campo, e in fase di transizione sarà necessario provare a difendere in avanti. Per questo motivo servono giocatori capaci di abbinare doti tecniche a importanti mezzi fisici.

Al centro serve un giocatore con esperienza e malizia, capace di guidare la retroguardia e – da dietro – tutta la squadra. Nonostante l’età avanzata Mirko Stefani si è confermato un difensore ai vertici della categoria, continuo e affidabile nonostante i tanti sbalzi della stagione pordenonese. Nei due anni con Tedino il giocatore è cresciuto molto sotto il livello tecnico, al punto da diventare un vero e proprio regista difensivo.

Il posto sul centro destra va ad Alessandro Spanò della Reggiana. Fino all’infortunio di aprile il difensore classe ’94 si era imposto come uno dei migliori centrali del girone, mostrando un compendio delle doti del difensore moderno: rapidità, forza fisica e buona tecnica, che gli hanno permesso anche lo spostamento sull’out di destra. La rottura del crociato nel finale della stagione gli ha tolto la possibilità di essere presente nel momento decisivo, ma resta uno dei protagonisti della grande rimonta della Reggiana (che, non a caso, ha iniziato a perdere colpi dopo il suo infortunio).

Quest’anno abbiamo visto l’affermazione di tanti centrali giovani (Mondonico, Sgarbi, Erlic, Venturini), ma il giocatore che ha avuto la crescita più rilevante è stato Bachir Mané, della Fermana. Il classe ’97 nasce come mediano, ma in questa stagione – con la squadra in emergenza – è stato spostato come centrale di difesa, e da lì ha fatto un salto di qualità incredibile. Mané ha tutti gli ingredienti del difensore moderno: letture intelligenti, forza nei contrasti e rapidità nell’anticipo, unite alle capacità sui palloni alti e palla al piede. Alla sua prima stagione da professionista il centrale si è guadagnato subito la chiamata del Carpi, con cui inizierà la stagione l’anno prossimo.

Gli esterni di centrocampo: Vitofrancesco e Contessa

Nel bellissimo pezzo di Tola su L’Ultimo Uomo si trova questa citazione di Cruijff: «il tecnico che ha inventato i carrileros (i terzini a tutta la fascia) dovrebbe stare appeso a un albero». Nel calcio di Cruijff – nel calcio moderno, quindi – gli esterni sono fondamentali per creare spazi in attacco, e toglierli sarebbe una follia.

Il 3-5-2 sembra un controsenso, ma si basa sulla stessa idea di calcio: i due giocatori sulle fasce hanno infatti il compito di occupare il campo in ampiezza, allargando gli spazi in zona centrale e garantendo una soluzione per il cambio di gioco. Per un ruolo del genere servono giocatori di gamba, preparati tatticamente e con grandi qualità tecniche, anche nell’uno contro uno.

A destra l’identikit ha un nome e un cognome: Ferdinando Vitofrancesco. L’esterno della Feralpi è stata una delle cose più belle del 3-5-2 visto con Serena, dove ha messo insieme qualità e quantità. Le sue doti tecniche e tattiche ne hanno accresciuto sempre maggiormente l’importanza in fase di possesso, al punto da rendere possibile anche l’utilizzo come mezzala di possesso. La sua qualità è dimostrata anche dai numeri: il giocatore è terzo per numero di assist, alle spalle di due attaccanti come Piccioni e Gyasi.

A sinistra si sono imposti tanti giocatori (Martin della Feralpi e Fabbri del Mestre, su tutti), ma il posto sulla fascia va a Sergio Contessa del Padova. Dopo la stagione a metà tra Lecce e Reggiana il terzino è passato alla squadra di Bisoli, dove si è imposto come il dominatore della fascia sinistra. Forza fisica, ottima tecnica e grande dinamismo: ingredienti che l’hanno reso uno dei terzini più decisivi del campionato.

Il centrocampo: Giorgione, Burrai e Dettori

In un modulo del genere la mediana deve essere il motore della squadra, un reparto in possesso della varietà tecnica e tattica per rispondere ad ogni situazione di gioco. Per questo motivo ho scelto un trio più eterogeneo possibile, con il giusto mix di qualità, geometrie e forza fisica.

La scelta non può che ricadere su Salvatore Burrai. Mobile, intelligente e versatile, con grande senso tattico e un piede educatissimo: nelle ultime stagioni Burrai ha rappresentato il prototipo ideale del ruolo, confermandosi . Quest’anno, nonostante i travagli del Pordenone, Burrai si è confermato uno dei migliori registi della categoria, raccogliendo l’eredità tecnica di Berrettoni (a lungo infortunato) e mettendo a referto 7 gol e 12 assist tra campionato e coppa.

Sulla mezzala sinistra va un giocatore che in quella zona sguazza con l’agilità di un pesce esotico tra i coralli: Francesco Dettori. Nonostante i 35 anni il centrocampista della Feralpi sembra giocare con la stessa leggerezza di un ventenne, unendo la sua qualità cristallina ad una innata capacità di leggere il gioco e gli spazi. Dettori è una mezzala di possesso universale, di quelle capaci di influenzare la partita anche a 50 metri dalla porta.

Per bilanciare la “leggerezza” di Burrai e Dettori serve una mezzala che unisca forza fisica e dinamismo, un giocatore capace di dare sostanza nelle situazioni più “disordinate” della partita, come transizioni, contropiedi e seconde palle. Il ruolo cucito su misura per Carmine Giorgione, che nei due anni con l’Albinoleffe di Alvini si è dimostrato uno dei migliori incursori della categoria, unendo l’utilità tattica ad una sempre maggiore decisività in zona gol. Quest’anno è stato quello del salto di qualità, per il centrocampista, che ha messo a referto 4 gol e ben 9 assist.

L’attacco: Guerra e Capello

Questa squadra parte con l’idea di giocare alta sul campo, costruendo il possesso palla a terra, cercando l’uomo libero in verticale con le catene di fascia o le rotazioni dei tre centrocampisti. Buona parte della gara si giocherà quindi nella metà campo avversaria, con più pressione da parte degli avversari e spazi molto più stretti.

In queste situazioni l’utilizzo di un centravanti “classico” può essere poco funzionale: gli attaccanti capaci di mettere insieme qualità tecnica e forza fisica sono pochi (Fabbro, Arma, Gerardi, Altinier), tutti reduci da stagioni non esaltanti. Per questo motivo ho deciso di prediligere un duo offensivo più mobile, composto da due attaccanti capaci di alternarsi nei movimenti in profondità e in raccordo, coinvolgendo la squadra e finalizzandone la costruzione.

La prima punta non può che essere Simone Guerra. In questa stagione l’attaccante della Feralpi (che nasce esterno) è stato spostato al centro dell’attacco, dove ha mostrato quanto può essere ampio lo spettro delle due qualità. Gol di rapina, invenzioni personali, tap-in e tiri da fuori: in questa stagione Guerra ha tirato fuori una lunga serie di assi dalla manica, mettendo insieme 21 gol e 8 assist. Non male.

Al suo fianco agisce Alessandro Capello, che in questa stagione è finalmente sbocciato, dando ragione a chi da anni gli ha affibbiato l’etichetta di predestinato. Arrivato al Padova come alternativa offensiva, in prestito, Capello si è imposto rapidamente nell’undici titolare, togliendo posto a giocatori come Sarno, Gliozzi e Guidone. I 13 gol e 4 assist in stagione hanno accompagnato una crescita tecnica a tutto tondo, che lo rendono un giocatore versatile e completo, capace di giocare in tutti i ruoli dell’attacco.


La Top XI di Angelo (3-5-2)

Top XI (Pisani)

[nextpage title=”Top XI (4-3-3) di Michele Palmiero”]

Indubbiamente il 3-5-2 è il modulo del momento, quello utilizzato dai giovani allenatori boriosi e saccentini che si affacciano nel calcio professionistico italiano. Io resto fedele all’old fashioned 4-3-3: catene laterali, inserimenti delle mezzali, lancio lungo sulla punta centrale, esterni d’attacco a piede invertito. Come direbbe Zdenek Zeman: “Moduli e sistemi di allenamento non li cambierò mai: per coprire il campo non esiste un modulo migliore del 4-3-3”.

Nb: Nella scelta della mia Top 11 mi sono basato su tre criteri fondamentali: il talento, l’impatto sulla stagione e soprattutto il rapporto pelle scoperta/tatuaggi. Nel mio calcio, chi si riempe il corpo di strisce d’inchiostro può cercarsi un’altra squadra.

La retroguardia: Offredi, Kalombo, De Agostini, Sgarbi e Cappelletti

In un girone che non ha visto l’esplosione di nuovi talenti nel ruolo di portiere, ho deciso di consegnare le chiavi della mia retroguardia a Daniel Offredi. Il numero 1 nativo di Bergamo ha tutto ciò che cerco per questo ruolo: cresciuto in un settore giovanile importate (Milan), ottima esperienza in B e C oltre ad una voglia non eccessiva di lavorare (ha trascorso gli ultimi anni da dodicesimo con le maglie di Avellino e Bari). La sua stagione al Sudtirol, però, è da considerarsi quasi perfetta: seconda miglior difesa del campionato e record stagionale di 16 gare senza subire gol.

Sugli esterni ho deciso di puntare su due terzini di grande spinta e forza fisica. A destra c’è Sedrick Kalombo, ivoriano classe 1995 alla sua terza stagione con la maglia del Gubbio. Se gli umbri sono riusciti a ottenere la salvezza, un gran dose di merito è da attribuire a Kalombo: 5 gol realizzati, 2 assist a referto e circa un miliardo di sgroppate sulla fascia.

Il suo dirimpettaio è Michele De Agostini del Pordenone, assunto ormai a veterano della Lega Pro (si tratta dell’ottavo anno consecutivo da titolare in terza divisione). A 34 anni il suo mancino continua ad essere un’arma micidiale con 3 gol e ben 7 assist. De Agostini è anche uno dei giocatori più corretti del campionato, avendo ottenuto appena 2 cartellini gialli (nella stessa partita).

Al centro della difesa si erge una coppia ben assortita, un mix di gioventù ed esperienza, esplosività e forza fisica. Il nuovo che avanza è rappresentato da Filippo Sgarbi, 191 centimetri di puro stradominio al servizio del Sudtirol. Nella sua prima stagione da professionista, Sgarbi si è tolto la soddisfazione di mettere a segno 2 reti e ha attirato su di sé le attenzioni delle categorie superiori. In attesa di capire se il suo Sudtirol riuscirà nel miracolo di vincere i playoff, possiamo essere certi che il futuro del centrale è più che assicurato.

Al suo fianco non poteva mancare il leader della difesa meno battuta del campionato: Daniel Cappelletti si è caricato sulle spalle il Padova trascinandolo in Serie B. 34 partite, 1 gol e appena due ammonizioni: la scommessa di lasciare il Cittadella per riportare in alto i biancorossi è stata vinta.

La mediana: Palma, Proia e Misuraca

Nel 4-3-3 diventa fondamentale il ruolo del regista. Sulla carta il miglior interprete è senza dubbio Salvatore Burrai – leader per gol e assist del Pordenone – ma sul suo conto pesano come macigni due fattori: dai suoi errori è nata la sconfitta dei ramarri ai playoff e l’eccessivo numero di tatuaggi, il cui numero è abbondantemente superiore a quello degli acquisti della sua squadra nel mercato di gennaio. L’ho lasciato ad Angelo senza remore. Al suo posto, dunque, ho deciso di affidarmi ad Antonio Palma, protagonista di una splendida stagione con la maglia del Renate. Come tutte le pantere nerazzurre, il girone d’andata è stato nettamente migliore di quello di ritorno, ma il tabellino finale recita 3 gol, 5 assist e tante, tante, tante giocate di qualità. E poi ha la faccia da bravo ragazzo, occhiali da lettura e nessun abominio sulle braccia.

Ai suoi lati ho optato per due mezzali capaci di dare dare quantità e qualità alla mediana. Il primoè Federico Proia del Bassano, un giocatore cheha fisico, età ed entusiasmo per reggere sulle spalle un centrocampo piuttosto sbilanciato in avanti: con i suoi 185 centimetri e le lunghe leve sa coprire grandi porzioni di campo, dedicandosi alla distruzione del gioco altrui senza tralasciare la fase offensiva (in campionato ha messo a segno la bellezza di 6 reti).

Come mezzala più offensiva, con licenza di inventare, c’è Gianvito Misuraca, uno dei talenti più cristallini del girone B. Il classe 1990 è stato vittima del gran caos dell’ultima stagione del Pordenone: alle rivoluzioni tecniche (specie a gennaio) e tattiche si è aggiunta la “distrazione” della Coppa Italia, contraltare ad un campionato in cui i neroverdi non sono riusciti a brillare. Misuraca ha avuto alti e bassi, ma – per tecnica, fantasia e capacità di incidere sulle partite – non può non rientrare nella lista dei più forti.

L’attacco: Minesso, Cesarini e Costantino

Una Top 11 che si affida al 4-3-3 non può prescindere da due dei migliori esterni offensivi del girone B: Mattia Minesso e Alessandro Cesarini. Il primo, dopo anni di alti e bassi, sembra aver trovato la piena maturazione, è in grado di interpretare qualsiasi ruolo dal centrocampo in su e in questa stagione è stato il faro della squadra giallo rossa con 8 gol e 4 assist. A 28 anni il fantasista di Cittadella è senza squadra – a causa del trasloco del Bassano in quel di Vicenza – e fa gola a mezza Serie C, oltre a diversi club di cadetteria. Che sia giunto il momento del ritorno in B?

Alessandro Cesarini, invece, sembra non riuscire a scrollarsi di dosso la maledizione che gli impedisce di guadagnarsi sul campo il salto di categoria. Dopo aver saltato la prima parte di campionato per guai fisici, “il Mago” si era ripreso la Reggiana sulle spalle a suon di gol e assist. Nello spareggio contro la Juve Stabia Cesarini si è rotto il perone e ha dovuto dire addio ai sogni promozione, sfumati nel turno successivo con il Siena: un trauma finale che però non cancella l’ennesima stagione in doppia cifra.

Per completare il reparto ho scelto una punta centrale che fa della forza fisica e del lavoro sporco le sue doti migliori: si tratta di Rocco Costantino, capocannoniere del Sudtirol. Approdato in ritardo nel calcio che conta, Costantino è il prototipo dell’attaccante moderno: sa attaccare la profondità e far salire la squadra, non rinuncia mai al pressing ma resta lucido sotto porta. Dopo due ottime annate alla Vis Pesaro, si è presentato in Serie C con 16 gol e 3 assist, guadagnandosi il premio di miglior rookie della stagione.


La Top 11 di Michele (4-3-3)

Top XI Palmiero


Artwork di Angelo A. Pisani

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