Fermana-Samb è stata come una puntata di Twin Peaks

The Bruno Recchioni is not what it seem


Tra problemi di agibilità, divieti di trasferte, cambi di orario e decisioni prefettizie, la partita tra Fermana e Sambenedettese ha tenuto banco per quasi tutta la settimana. Dopo una preparazione così brulicante, l’attesa per la partita era diventata elettrica; l’attenzione per le misure di sicurezza, altissima.

Noi giornalisti veniamo costretti a parcheggiare in una zona a due km a piedi (e in salita) dallo stadio, più lontano del parcheggio riservato agli ospiti. Dopo aver completato la marcia forzata arriviamo in tribuna centrale, dove gli stewart ci indicano che no, gli accrediti non si prendono lì; sono dietro la curva ovest.

Giunti alla curva ovest veniamo mandati verso una fantomatica biglietteria, distante un altro km verso nord. Percorriamo un percorso buio e suggestivo, costellato da tifosi, giornalisti e addetti ai lavori sparpagliati per le strade a chiedere indicazioni.

Fermana-Samb

Arrivati sul posto – una stanza al piano terra di un palazzo comunale, in fondo a un vicolo senza alcun cartello o indicazione – troviamo una fiumana di gente davanti all’ingresso, e solo due persone: uno ad occuparsi della vendita dei biglietti, l’altro della consegna degli accrediti. Che non ci sono.

Mentre cerco “Angelo Andrea Pisani – Noisamb.it” mi rendo conto che tanti altri stanno leggendo, controllando e passandosi di mano gli accrediti restanti, e inizio a valutare l’eventualità che forse – forse – il mio lasciapassare per l’inespugnabile Recchioni possa non essere più lì, ma wrapped in plastic da qualche altra parte.

Mentre l’arbitro – a centinaia di metri di distanza – dà il fischio d’inizio, inizio a tornare in fretta verso lo stadio, correndo alla cieca per vie senza indicazioni di sorta verso lo stadio, se non le varie interruzioni di percorso tra una strada e l’altra. Inizio a sospettare che qualcuno, a Fermo, abbia deciso di sbarazzarsi di me.

Tornato al punto di partenza, mi rendo conto che entrare allo stadio sarà più complesso che trovare l’ingresso per il Black Lodge. Vago intorno al Bruno Recchioni senza sapere dove voltarmi: le forze dell’ordine non sanno dare indicazioni, gli Stewart – impegnati dalla lunga fiumana di persone ancora intente ad entrare – sono irrintracciabili. Passo davanti ad (almeno) tre ingressi diversi, nessuno dei quali provvisto di box per il ritiro degli accrediti.

Through the darkness of future’s past, the journalist longs to see. One chants out between two worlds: fire walk with me

Dopo alcuni minuti di incertezza, uno degli Stewart dell’ingresso ovest (che chiameremo “Lo Stewart buono”) mi fa cenno di avvicinarmi, prendendo a cuore la mia causa. Dopo aver spiegato la situazione, vengo fatto entrare da un ingresso a fianco la tribuna stampa

Lo stewart buono assomigliava a lui

Arrivo a 7 minuti dall’inizio della gara, perdendomi la traversa di Petrucci e il bolide su punizione di Tomi. Mentre questi eventi mi vengono raccontati da alcuni giornalisti fermani, inizia la partita che posso raccontare di aver visto. La Samb scesa in campo a Fermo sembra una doppleganger, simile esteriormente ma molto più imprecisa e insicura di quella che avevamo imparato a conoscere negli ultimi due mesi.

L’impressione viene rinforzata dalla distinta, che invece della Samb annuncia il Teramo

La Fermana spinge e va avanti con merito, con un gol di Cremona (bomba da 25 metri, aiutato dalla schiena di Aridità). Neanche il tempo di reagire che la partita finisce. Lo fa improvvisamente, a poco più di trenta minuti dal fischio d’inizio, con una grossa fumata bianca a enfatizzare il tutto.

Mentre lo speaker cerca di calmare gli animi, i tifosi di entrambe le squadre si ammutoliscono, decidendo poi di approfittare del buio per qualche lucciolata improvvisata.

Nei minuti successivi i giocatori, gli arbitri e i dirigenti formano un grumo di colore in mezzo a un campo altrimenti buio, mentre il fumo – a lato del settore ospiti – assume sembianze sempre più vive, ricordando la forma mutata dello scomparso Phillip Jeffries. Mentre il fumo si dissolve, la serata fermana inizia a volgere verso l’ineluttabile conclusione.

Più che una prova di disorganizzazione, mala gestione e completa impreparazione, la partita di Fermo è sembrata una messa in scena sperimentale. Proprio nel giorno del finale di Twin Peaks, i canarini hanno deciso di dare la loro versione dell’esperienza lynchana, regalandoci momenti a metà fra il paradosso e la burla, con un sottofondo di inquietudine.

Tra ingressi a trabocchetto, apparizioni salvifiche, scariche elettriche e fumi inquietanti, la partita di Fermo è sembrata arrivare direttamente da Showtime, in anticipo di qualche ora sulla programmazione. Tuttavia, a quasi 24 ore dall’interruzione della partita, resta una domanda: chi ha ucciso il Generatore? La commissione lo deciderà domani.

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