Basta mezz’ora, per preoccuparsi?

Fermana-Samb: cosa significano quei trenta minuti di buio prima del blackout


A poche ore dalla partita, nella prima – vera – conferenza settimanale da inizio anno, Francesco Moriero ha parlato come un fiume in piena, ribadendo la sua fiducia sulla squadra e attaccando chi faceva, del gioco rossoblu, solo un problema di modulo.

“A centrocampo noi abbiamo giocato sempre a tre, cambia il riferimento davanti alla difesa. Secondo voi non si può fare un centrocampo a tre col baricentro alto?”

Questione di numeri?

Le discussioni sull’interpretazione dello schieramento lasciano il tempo che trovano (4-2-3-1 e 4-3-3 sono solo numeri, o “prefissi del telefono”), ma resta il diverso atteggiamento utilizzato dalla Sambenedettese a seconda della presenza di un doppio mediano, o un solo giocatore davanti la difesa.

Sorprendendo molti, Moriero ha specificato come il modulo col trequartista sia più difensivo del modulo con due mezzali, confermando le differenze tra la gara con la Lucchese (4-3-3, squadra molto aggressiva sulle fasce) e quella col Cesena (4-2-3-1, mediani molto più bloccati).

Stando a quanto visto (e sentito) finora, per la gara di Fermo l’intenzione di Moriero era quella di mettere una squadra più aggressiva, cambiando uomini e conformazione al centrocampo. Con il Modena Bacinovic e Gelonese hanno avuto una posizione media più bassa, con Bove che galleggiava tra l’interno destro e la trequarti; a Fermo la struttura è cambiata, con Vallocchia stabile sulla mezzala sinistra e Gelonese dall’altra parte.

In partenza di azione Vallocchia gioca chiaramente sulla mezzala sinistra, con Gelonese a destra. Davanti le tre punte giocano in linea

Il piano dei rossoblu

La scelta è sembrata influenzata dall’intenzione di sfruttare a pieno le due fasce, spingendo sulla catena formata da terzino, mezzala ed esterno. Una mossa già vista nelle scorse settimane, garantendo maggiori spazi ai due terzini e – soprattutto – più libertà a Troianiello ed Esposito.

Ancora una volta, il fantasista molisano è tra i più attivi. Aiutato dai movimenti in ampiezza di Vallocchia e Tomi, il 10 rossoblu ha la possibilità di ricevere tra le linee e attaccare da posizione centrale, staccandosi dalla marcatura di Iotti per minacciare la porta da posizione centrale. La mossa funziona fino a un certo punto: dalla sinistra arrivano un tiro e tre cross, ma nessuna occasione nitida.

Tomi scende sulla sinistra, facendo un movimento simile a quello di Vallocchia (che si muove in orizzontale). Esposito trova spazio centralmente

La difficoltà dei tre (come del resto della squadra) non sta tanto nelle rese tecniche, quanto nella pressione operata dagli avversari. La squadra di Moriero attacca con continuità, ma i rossoblu non riescono mai a liberare gli spazi per cercare la giocata giusta.

La pressione dei canarini

Il merito va tutto ai padroni di casa. Sin dai primi minuti la squadra di Destro (schierata a sua volta col 4-3-3) imposta un pressing asfissiante, cercando la marcatura a uomo in (quasi) ogni zona di campo. Con i due centrali su Miracoli, i terzini sui due esterni e i tre centrocampisti pronti ad alternare pressione a uomo e sul pallone, i canarini finiscono per gravitare sempre in zona palla, costringendo i rossoblu a giocare la sfera in modo affrettato, o buttarla via.

La Fermana parte col 4-3-3, ma in fase di non possesso le posizioni vengono influenzate dalla marcatura a uomo sui giocatori rossoblu

La squadra di Moriero cerca comunque di mantenere il controllo sul pallone, ma dopo alcuni rischi Bacinovic e compagni finiscono per alzare il pallone verso la fascia, dove Esposito e Troianiello si trovano protagonisti di uno scomodo triangolo tra loro, l’avversario e il pallone.

Contesto ostile

Tra lanci e cambi di possesso, il ritmo della partita si alza, favorendo la squadra di casa – più intensa e reattiva. I canarini non creano molto, ma hanno situazioni più nitide: proprio sulla fascia di maggior aggressività dei rossoblu, la sinistra, arrivano i rischi maggiori, con Petrucci che – dopo aver colpito una traversa su piazzato, nei primi minuti – colpisce l’esterno della rete, e Misin che serve la palla del vantaggio a Cremona (gran tiro dai 25 metri).

Nei minuti successivi i rossoblu riescono a sfiorare il gol del pareggio (errore in uscita di Sperotto e palla per Vallocchia, ipnotizzato da Valentini), ma nei minuti immediatamente successivi il blackout del Recchioni finisce per soffocare la partita nel buio.

La fine anticipata non ha fatto che risaltare la prestazione della prima mezz’ora, una porzione di gara che sembra mettere sotto la lente d’ingrandimento alcuni dei difetti rilevati nelle gare con Cesena e San Nicolò. Senza gli spazi del Riviera, contro un avversario più organizzato e in un campo più piccolo, Bacinovic e compagni si sono trovati molto costretti, rivelando i difetti di una struttura di gioco che manca ancora degli automatismi giusti.

Vallocchia prova a sgroppare verso la trequarti, ma si trova tre avversari addosso

Cosa resta?

Con più organizzazione, precisione e freddezza, i rossoblu avrebbero potuto rimettere in piedi la gara. Probabilmente, col calo dei fermani, la qualità dei rossoblu sarebbe tornata a pesare nonostante la compressione degli spazi imposta dai canarini.

Difetti e possibilità, ipotesi e opinioni. Come in una scatola di Schroedinger, Samb-Fermana è una partita persa e vinta allo stesso tempo: persa nella misura in cui si è giocata, con ogni possibilità di aggravanti e redenzioni; vinta nell’eventualità di una decisione extracampo, con la spada di Damocle di un eventuale recupero. Quel che resta, in ogni caso, è una lezione per il futuro: se costerà punti o no, lo sapremo presto.

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