I rossoblu soffrono e giocano male, ma riescono a portare a casa tre punti fondamentali
SAN BENEDETTO DEL TRONTO – La sfida tra rossoblu sambenedettesi e rossoblu campobassani è passata dall’ambito diatopico a quello filosofico, trasformandosi in uno scontro fra due stili in estrema opposizione tra loro. Come nella più classica delle dicotomie, le due squadre sono state diverse in tutto: bella e sciupona una, brutta e tremendamente cinica l’altra; il Campobasso ha giocato a flusso continuo, i sambenedettesi sono entrati nella partita attraverso scariche improvvise, incostanti quanto violente.
I tre punti – più che la solita solidità – rimarcano la parossistica ossessione dei sambenedettesi verso la vittoria, giunta – stavolta – più per volontà che per meriti. Nella partita più sofferta della gestione Palladini, Titone e compagni sono riusciti a trovare la forza di portare a casa il risultato, capitalizzando al massimo le uniche possibilità concesse dagli avversari.
Il Campobasso (sceso in campo con un inedito 4-2-3-1) sorprende i rossoblu, costretti a “inseguire” tatticamente gli avversari per tutta la partita. La costruzione dei molisani è un arabesco variegato, fatto di passaggi brevi, anche insistiti, interrotti da vertiginose verticalizzazioni. Ad inizio azione il mediano sul lato del pallone arretra moltissimo, per dare superiorità numerica e disinnescare il pressing dei rossoblu, che devono decidere se inseguire il centrocampista (scoprendo gli spazi tra le linee, dove è in agguato Rinaldi), o rimanere bassi, consentendo un’uscita agevole del pallone.Ad inizio gara i padroni di casa optano per la soluzione più conservativa, che non paga. Liberi di giocare il pallone, i molisani hanno la possibilità di cercare immediatamente gli esterni, che – aiutati dai movimenti a uscire di Alessandro – si trovano spesso in superiorità numerica, pronti a cercare i compagni al cross.
I rossoblu vincono molti duelli individuali, ma non basta: in venti minuti i molisani guadagnano 4 calci d’angolo e vanno diverse volte al tiro, tenendo Pegorin e compagni in costante tensione. Dall’altra parte, Titone e compagni non riescono mai a costruire un’azione, al punto che il vantaggio di Casavecchia, al 24esimo, pare sorprendere un po’ tutti.
Su un passaggio lungo di Sabatino, Sorrentino ha la tigna di andarsi comunque a prendere il pallone, costringendo Ferrani ad un goffo intervento in angolo. Barone arriva sul dischetto e mette una palla perfetta per l’inserimento di Casavecchia, che si infila in mezzo a tutti e schiaccia in rete.
Il vantaggio arriva improvviso, ma non cambia l’inerzia: Palladini inverte gli esterni, poi li rimette a posto, infine abbandona la difesa basse per provare a pressare alto. Tutti i tentativi, però, si rivelano infruttuosi: il continuo movimento di Alessandro permette sempre di avere uno sbocco sull’esterno, e in questo modo – anche quando Gabrielloni e Todino vengono marcati alti – la squadra ha sempre la possibilità di trovare il compagno libero.
In questo modo, i molisani imperversano sulle fasce, mentre i sambenedettesi devono accontentarsi di sporcare i tentativi di cross e rimanere solidi sui calci piazzati. A fine primo tempo, gli ospiti concluderanno con 10 calci d’angolo a favore e due occasioni clamorose per l’uno a uno, due tiri a ridosso dell’area piccola sventati da Baldinini prima e da Sabatino poi.
Nella ripresa la squadra di Favo parte subito a giri alti, e al 52esimo – su una palla recuperata alta – trova la punizione dell’uno a uno (bel cross di Lanzillotta per Ferrani, che fa da sponda alla testata vincente di Alessandro). Ora la partita pende fortemente dalla parte degli ospiti, ma – nel momento più delicato – gli uomini di Palladini trovano la reazione.
I rossoblu combattono come in trincea, avanzando il proprio baricentro metro dopo metro, pallone dopo pallone: Titone e Casavecchia hanno due buoni spunti, ma è la giocata di Palumbo a spezzare la gara. Al 62esimo l’esterno parte in contropiede, e – disegnando una curva a gomito – entra in area e taglia fuori Raho, costringendolo al fallo.
Quello di Titone è un tiro sporco, poco forte e abbastanza centrale: la palla non è irresistibile, ma – attratta dalla forza magnetica della Nord – finisce inesorabilmente in rete, issando il risultato su un insperato 2 a 1. Romanzando, si può dire che quel tiro, in quel preciso istante, è stato tutta la squadra: fortemente inelegante, incredibilmente efficace. Nella mezz’ora finale i rossoblu difendono con le unghie e con i denti, resistendo elasticamente alla crescente pressione degli ospiti.
La Samb rimane in dieci e soffre, sbandando tra errori potenzialmente fatali e recuperi prodigiosi. Il risultato resta in bilico fino al 96esimo, ma al fischio finale il vantaggio rimane invariato, portando in dote tre punti tanto sudati quanto preziosi.
Quella di oggi è stata una vittoria di orgoglio e carattere, nulla più: non ci ricorderemo bel gioco, né giocate; resterà solo la meravigliosa coreografia della Curva Nord, e l’incrollabile voglia dei rossoblu di onorarla.