Samb, sessanta secondi non cambiano un campionato

Il calo di tensione a ridosso del primo tempo toglie ai rossoblu la vittoria, ma non cancella quanto fatto finora. Non è il momento delle critiche


ASCOLI PICENO – A prescindere dai pensieri del popolo rossoblu – sospesi tra snobismo e voglia di rivalsa -, quello tra Samb e Monticelli è stato un vero e proprio derby, con tutta la scorta di epicità nevrastenica che ciò comporta. L’assetto da guerra delle forze dell’ordine – a fronte dei 250 tifosi presenti – è sembrato eccessivo, ma è stato un contorno perfetto ad una partita chiusa, trincerata, tra due squadre che hanno giocato così in opposizione da fare partite simili.

Il principale errore, in una partita del genere, è confondere le cause con gli effetti. Le due squadre hanno dato vita ad una brutta partita, con poche occasioni e tanti tatticismi, ma per motivi diversi: da una parte il Monticelli ha giocato a non perdere; dall’altra, i rossoblu non sono riusciti a vincere.

Il 4-3-3 di Palladini è quello della gara con la Vis Pesaro, ma l’atteggiamento è diverso; per dare sempre raddoppio su Petrucci (pericolosissimo, all’andata) Sabatino è spesso arretrato, anche in fase di possesso, mentre Raparo – sul lato opposto – dà molta profondità, giocando quasi da ala aggiunta sui continui tagli di Palumbo.

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Raparo si alza sulla destra, mentre Palumbo tagli verso il centro. Sorrentino è marcato a uomo da Alijevic, mentre Titone è isolato

Questa mediana a triangolo scaleno permette ai rossoblu di gestire efficacemente le transizioni, ma toglie peso offensivo: Titone – senza gli inserimenti di Sorrentino – è costretto a restare sempre largo, restando isolato, mentre Palumbo – nonostante l’aiuto di Raparo – riesce a liberarsi in poche occasioni, e non ha mai compagni con cui dialogare.

Tra l’organizzata difesa ascolana e la pressione rossoblu, viene fuori una partita bloccata, coi due portieri quasi inoperosi: fino al 44esimo le due squadre faticano a creare occasioni “pulite”, al punto che l’unico tiro in porta – a parte i gol – sarà il quasi autogol di Alijevic, al 32′. Proprio questa occasione inaugurerà un lungo periodo di forcing rossoblu, premiato dal gol di Palumbo (giunto sugli sviluppi di uno dei tanti corner guadagnati negli ultimi 15′).

Se il primo tempo fosse finito qui, staremmo parlando dell’ennesima vittoria di una Samb solida e cinica, capace di vincere anche nelle sfide più difficili e probanti. L’enorme sperequazione tra questo tipo di commenti e quelli – caustici – utilizzati nel post partita, si consuma in meno di sessanta secondi: corner concesso ingenuamente da Montesi e gol di Traini, sul tocco di Alijevic.

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Nella ripresa la gara non si gioca, praticamente; senza velleità offensive, la squadra di Stallone si concentra – con grande efficacia – sulla fase difensiva, frustrando i tentativi dei rossoblu. I padroni di casa giocano un secondo tempo di pura applicazione difensiva, mantenedo almeno 9 giocatori dietro la linea del pallone – sempre corti e stretti.

Contro il blocco biancazzurro, i rossoblu potrebbero (dovrebbero) sfruttare di più le fasce, ma i due terzini – per non lasciare spazi in contropiede – restano spesso bloccati, costringendo Titone e compagni a cercare costantemente il centro. L’ingresso di Fioretti per Barone (col passaggio al 4-4-2) viene fatto proprio in ottica dello sfruttamento degli esterni, ma – a parte un paio di discese di Palumbo, nel finale, la squadra non trova mai gli spazi giusti.

Sull’onda emotiva di un quasi derby non vinto, già si parla di “peggior prestazione dell’anno“. La risposta migliore è stata quella, sinceramente sorpresa, di Sabatino: “Addirittura?. La (deludente) realtà è che in una partita del genere – giocata così bene dai biancazzurri – sarebbe stata eccezionale una vittoria, non la sua assenza.

I rossoblu non hanno dominato, ma hanno fatto abbastanza per vincere. Senza i sessanta secondi tra il gol di Palumbo e l’intervallo si parlerebbe di una Samb perfetta; con quei sessanta secondi – e il pareggio di Traini – è sciocco mettere in discussione tutto il resto.