Vernecchie Rossoblu: 24^ puntata (Samb-Forlì)

La rubrica in cui la tunica del giornalista scopre la pelle del tifoso. Con Angelo A. Pisani e Michele Palmiero. Copertine di Madou

“Sarò capace di amare, al di sopra di tutte le delusioni. Di donare, anche quando sono stata privata di tutto perdi in casa contro il Forlì. Di lavorare felicemente, anche quando mi trovo in mezzo a mille ostacoli giochi male, ma tanto, tanto male. Di asciugare le lacrime, anche quando sto ancora piangendo dopo ogni fallimento. Di credere, anche quando sono stata screditata”. Buon San Valentino, folle amore nostro. 

Angelo A. Pisani: Un inizio brutto, un prosieguo confuso, qualche speranza e la mazzata finale: duole ammetterlo, ma la partita contro il Forlì mi ricorda gran parte delle mie esperienze amorose. E poi, oggi ho preso un Bacio Perugina e ho trovato questa frase qui:

Schermata 2017-02-14 alle 16.33.32

Durim Ramadani riempie i bigliettini meglio di Fabio Volo

A questo punto non so più dove rivolgermi. Ad ogni modo, la partita di domenica ci ha insegnato che l’amore fa soffrire, e che non esistono rose senza spine; anzi, Spinosa.

Michele Palmiero: Mettiamola così: domenica siamo stati meno competitivi di Albano al Festival di Sanremo. A parte gli scherzi, non so se dipende dall’atmosfera di oggi, ma il disappunto per la sconfitta mi è già passato. La partita non è piaciuta neanche a me, ma in questa stagione assorbire i risultati negativi è molto più facile. Dalla prima giornata siamo stabili nella parte sinistra della classifica, la salvezza è ormai raggiunta e i playoff sono una concretissima possibilità: dopo tanti anni di sofferenza, questa tranquillità è una sensazione davvero piacevole.

serenità, questa sconosciuta

Angelo A: Lo scorso anno una persona molto saggia disse che in Lega Pro bisogna abituarsi all’idea di poter perdere, ma nessuno l’ha preso in parola. Eppure il contesto è cambiato: in Serie D eravamo condannati alla vittoria, anche perché ci trovavamo in una categoria che ci stava empiricamente stretta. Ora siamo in un campionato con squadre più blasonate, più ricche e più influenti: pretendere le stesse cose sarebbe folle, eppure c’è malcontento. La classifica è in linea con gli obiettivi, e il gioco (ah, il gioco, cruccio di tutti i tifosi!) è quello che ci si può aspettare da un allenatore arrivato da 5 settimane e con una squadra che ha cambiato un terzo dell’organico. I tifosi hanno diritto di essere paradossali, ma ad un certo punto bisogna accettare il fatto che questa squadra vale questa classifica. Per tornare a giocarsela per i primi posti bisogna avere pazienza, o (Dio non voglia) tornare ad avere avversari come Matelica, San Nicolò e Fano al posto di Parma, Padova e Venezia.

Michele: Il fatto è che la nostra piazza ha fame di gioie sportive: per anni siamo stati la “tifoseria calorosa che merita altri palcoscenici”, nobile decaduta costretta a giocare in campetti di periferia. Tutto questo pesa, e ha alimentato in noi delle aspettative incontrollabili. La passionalità ha tantissimi pregi (i 2 mia abbonamenti, la media spettatori tra le più alte del girone) e alcuni limiti. Uno di questi è che nei momenti difficili tutti sono sulla graticola.

Angelo A: Questa non è una squadra che può competere per il primo posto: l’Ad Fedeli ce l’ha detto qualche tempo fa e l’ha ribadito oggi al Corriere Adriatico. Il problema è che la società ha dato segnali contrastanti, anche perché – parole di A. Fedeli – “il presidente forse non l’ha compreso, e quando ha visto la Samb in testa alla classifica ha pensato potesse giocarsela con Venezia e Parma. Un tifoso queste considerazioni le può fare, un dirigente no”.

Ecco il punto focale, ed ecco da dove vengono molte critiche: con obiettivi chiari sin dall’inizio, e una valutazione meno emotiva della squadra, questo settimo posto sarebbe recepito diversamente. Negli ultimi mesi siamo arrivati al paradosso di criticare un allenatore perché non faceva arrivare la squadra più in alto, e contemporaneamente criticare la squadra stessa perché poco competitiva: non il massimo, ecco. Ora siamo arrivati ad un punto fermo, il presidente ha abbassato i toni, e Sanderra sta avendo la protezione che serve: buone notizie, a prescindere dai risultati.

Michele: Tutto l’ambiente deve ritrovare equilibrio, altrimenti non si va da nessuna parte. Nelle ultime ore si è sentito di tutto, e il presidente Fedeli è arrivato a dire che alcuni tifosi non lo vogliono alla Samb. Per come la vedo io, finché non si entra nella sfera personale, finché sono costruttive e non distruttive, le critiche sono lecite e utili. I lamenti dei tifosi sono parte integrante del calcio: riesci a immaginare uno stadio che applaude felice e contento anche dopo una sconfitta? Io no, e se esistesse non ci andrei. I social network hanno amplificato qualcosa che c’è sempre stato. Fino a pochi anni fa si andava al bar e si insultavano arbitri, giocatori e società; oggi c’è la stessa cosa, ma su Facebook. Cosa è cambiato? Nulla, se non che ora tutto può essere letto da tutti.

Angelo A: Quando si parla di Samb si parla di cuore. In questa piazza l’emotività prende spesso il sopravvento, e si finisce col non essere lucidi: un problema, questo, che ha coinvolto società, squadra e tifosi. Io non vedo malizia da parte di nessuno, ma solo troppa affezione. La stessa che ha spinto il presidente a pretendere troppo e i tifosi a non accontentarsi mai. Ricordarci tutti che si agisce per lo stesso sentimento, può aiutarci ad essere più uniti. Detto questo, Fedeli non faccia l’errore di scambiare l’accondiscendenza per amore: a vote i tifosi più critici sono anche quelli che ci tengono di più.


La copertina di oggi è ispirata a Mimmo Rotella. Vi ricordiamo che è possibile partecipare alle Vernecchie commentando i post, scrivendo sulla pagina facebook o inviando una mail a noisamb@gmail.com. Accettiamo consigli, domande, critiche e persino insulti velati!