Iniziamo a sospettare che sia stato tutto preparato. Dopo cinque partite senza vittoria i rossoblu tornano a gioire proprio contro Ancona, assicurandosi, contemporaneamente, un posto nei playoff, la vendetta per la gara di andata, e la retrocessione dei dorici in D. Per gradire, sono arrivati anche i gol di Agodirin e Vallocchia, i feticci – rispettivamente – di allenatore e presidente. Oggi sarà con noi Domenico Del Zompo musicista, filosofo e, nel tempo libero, giornalista de La Gazzetta Rossoblu.
Michele Palmiero: Caro Angelo, per la prima volta in questa stagione ho vissuto il prepartita con esagerata ansia. Non osavo nemmeno pensare ad un risultato negativo contro l’Ancona: un’altra delusione avrebbe dato il colpo di grazia ad un ambiente in grande sofferenza. Un giorno scoprirò come sia possibile che noi tifosi sambenedettesi passiamo dalla delusione all’euforia (e viceversa) con la stessa facilità con cui Trump cambia amici in politica estera.
Angelo A. Pisani: Trevor Noah, il conduttore del Daily Show, parla spesso di Trump come un bambino. Ecco, a livello di tifoseria siamo un po’ bambini anche noi: questo è il nostro primo anno in terza serie dopo tantissimo tempo, un po’ di volatilità è comprensibile. In questo campionato tutte le squadra hanno vissuto difficoltà, l’unica differenza è che – come dirigenza e tifoseria – l’abbiamo vissuta in modo esagerato.
Domenico Del Zompo: Beh, lo ammetto: neanch’io ho avuto un pre-partita leggero… Al posto del solito Borghetti ho preso un decaffeinato, giusto per farvi capire l’ansia. L’aria era pesante già domenica scorsa, non siamo gli unici ad averlo vissuto in maniera “particolare”. Anche i giocatori, e la rifinitura a porte chiuse ne è testimonianza, avevano bisogno di isolarsi, soprattutto mentalmente.
Michele: Paradossalmente questa nostra instabilità è anche la nostra forza. Come tifosi sappiamo trascinare la squadra, ma allo stesso tempo abbiamo bisogno che i calciatori in campo accendano la scintilla. In questa stagione, per tanti motivi, il rapporto tra squadra e tifo non è decollato. Forse dobbiamo ancora scrollarci di dosso gli anni di dilettantismo, sicuramente una parte del pubblico – trascinata dalle dichiarazioni del presidente – ha cominciato a chiedere alla squadra più del dovuto: l’attuale stagione sarà utile a tutti per crescere e tornare a essere determinanti sugli spalti.
Angelo A: Il problema sta anche nella comunicazione: per metà anno si è fatto passare il messaggio che la squadra dovesse arrivare nei primi 4-5 posti, e non bastava mai, ora siamo settimi e si ribadisce continuamente che l’obiettivo primario era la salvezza. Ripeto, errori comprensibili: siamo al primo anno tra i Pro. Però bisogna fare tesoro di questa esperienza.
Domenico: Pienamente d’accordo con Angelo. All’inizio della stagione c’era questa “sbornia” collettiva è stata smaltita male quando sono calati i risultati in campo. Qualcuno, non ricordo chi, disse che questa squadra avrebbe sofferto, e che era importante fare più punti possibili finché c’era la possibilità. Nelle ultime settimane abbiamo sentito due commenti importanti, dal presidente («Mi sono illuso io, evidentemente questa squadra ha molti limiti») e dall’allenatore («La squadra non era stata costruita per stare lassù»). Ecco, dire cose simili all’inizio della stagione sarebbe stata dura, perché – anche se per poco – abbiamo guardato il Venezia dall’alto in basso, e ci sarebbero voluti i pompieri per raffreddare gli entusiasmi.
Michele: Intanto possiamo goderci un grande ritorno: No, non parlo della vittoria (che comunque mancava da troppo), parlo della voglia di scherzare da parte dei tifosi. La D per salutare i cugini dorici è stata una trovata simpaticissima. Da qualche mese a questa parte il “clima” in trasferta non era dei migliori: troppa negatività, quasi rassegnazione, e insulti preventivi verso i giocatori. A Modena c’era chi insultava Bernardo prima ancora che entrasse in campo. Dopo questa negatività, la coreografia per i “panculoio” è una boccata d’ossigeno. Bravi, bravi, bravi.
Courtesy of “La Gazzetta Rossoblu”
Domenico: In altre occasioni un “derby” con annessa possibilità di condannare alla retrocessione l’avversario, con la Samb in piena lotta per i playoff, avrebbe significato avere un pubblico sufficiente per scrivere un poema, più che una sola lettera (goliardata comunque fantastica a mio avviso).
Angelo A: Per tutta la partita gli anconetani avevano detto che eravamo in quattro gatti, dimostrare che si era abbastanza per fare una D ben visibile è stata una bella mossa. A proposito di sforzi ben calibrati, c’è anche da dire che la Samb ha interpretato bene la gara. Rispetto alla gara col Santarcangelo ha cambiato diverse cose, e stavolta – complice un avversario limitato – sono riuscite tutte.
Michele: La mossa più azzeccata mi è sembrata l’utilizzo di Vallocchia da mezzala. Le squalifiche di Damonte e Sabatino hanno costretto Sanderra a questa scelta, ma credo che il futuro del giovane mancino sia proprio in quella zona del campo. In questa stagione per lo più da esterno d’attacco, pur mancandogli le dote fisiche da ala. Da centrocampista può far valere il dinamismo e la discreta tecnica. Non riesco ancora a farmi un’idea ben precisa su questo ragazzo: se mettiamo sulla bilancia punti deboli e punti di forza, finora ho visto prevalere i primi, pur avendo segnato due gol bellissimi in questo campionato.
Angelo A: Mah, secondo me le doti fisiche da ala ce l’ha. Non è molto longilineo però è rapido, tecnico, e (soprattutto) dinamico. Detto questo, e dando per scontato un concetto propositivo del ruolo, lo preferisco anch’io sulla mezzala: anche perché con le sue caratteristiche ne abbiamo pochi.
Domenico: Vallocchia è cresciuto molto, tatticamente, tecnicamente e fisicamente negli ultimi due anni ed ha un pregio: gioca senza problemi col destro e col sinistro. Anche io lo vedo meglio a centrocampo, ma il fatto che sia uno ligio al dovere e sempre disponibile al sacrificio (caratteristica fondamentale per giocare a calcio a certi livelli) fanno di lui un jolly: mezzala, esterno di centrocampo, quinto di centrocampo e attaccante esterno…
Angelo A: Nel contesto tattico di ieri (con i tre davanti molto profondi sul campo, e spazi per tentare la percussione) è andato benino, con la possibilità di giocare in ampiezza (come faceva nelle prime gare di Sanderra, con Di Massimo) starebbe meglio. Chi mi ha sorpreso in positivo è stato Agodirin, che in questa posizione di ala “interna” (con Grillo molto offensivo) è stato molto pericoloso.
[nextpage title=”seconda parte”]
Michele: Agodirin è il protagonista di due dei momenti più belli della trasferta di Ancona: il gol e la conferenza. Come ha detto lui stesso, certe critiche sono eccessive, e lui l’ha dimostrato con l’uno a zero. Certo, la dormita del difensore è palese, ma il suo stop orientato di petto per preparare la conclusione è pura poesia.
Angelo A: Beh, poesia… Secondo me ha fatto una giocata intelligentissima, però il gol – sull’aspetto meramente coreografico – è stato davvero brutto. Comunque ha fatto bene a rispondere alle critiche, anche perché ha sempre dimostrato che in questa categoria ci può stare. Detto questo, l’azione del gol – tra lui e Anacoura – è stata una delle cose meno eleganti della storia.
Sembrava una finishing move di Tekken
Domenico: Quando le cose girano male si distribuiscono colpe come il pane secco ai piccioni. Agodirin è un calciatore che avrà certamente dei limiti (altrimenti sarebbe in Serie A) ma non ha mai fatto mancare il proprio apporto in termini di sacrificio.
Michele: Di certo, non è roba da Serie D. Il vero show, però, è stato in conferenza stampa. Quest’uomo ha chiamato suo figlio ZICO perché la madre non aveva permesso al padre di chiamarcelo lui. Cioè, non so se mi spiego: ZICO AGODIRIN. Chiudete tutto, ha vinto lui.
A proposito della conferenza, ho apprezzato l’ottimismo di Fedeli, a dimostrazione che una vittoria era fondamentale per tornare a sorridere. Dopo qualche settimana di depressione è tornato a spargere complimenti e carica, anche se non ha risparmiato critiche a Di Pasquale e Sorrentino.
Angelo A: Quelle a Sorrentino, tra l’altro, davvero ingenerose. Domenica ha fatto un grandissimo lavoro in fase di non possesso, aiutando Di Pasquale sui palloni alti e raddoppiando sull’esterno con Grillo. In tutto questo ha avuto la presenza per sfiorare due gol e la lucidità per l’assist a Vallocchia. Le prestazioni degli attaccanti non si misurano solo in gol.
Domenico: Per Sorrentino ci vorrebbe un regolamento a parte: ogni tot sportellate con i difensori un gol per la Samb. Penso collezioni (e distribuisca) gomitate e spinte in quantità industriali, ma il suo lavoro a metà tra addetto ai palloni alti e guastatore è più che prezioso anche se spesso passa in secondo piano. Sorrentino comunque ha collezionato sei gol, due dei quali (Parma e Modena) pure belli. Non poco, per essere il primo anno tra i Pro.
Michele: Mancando solo una gara di campionato, la domanda è quasi scontata: quale squadra sarebbe meglio affrontare al primo turno dei playoff? Nel lotto delle papabili figurano Gubbio, Padova o Reggiana. Gli umbri li abbiamo battuti sia all’andata che al ritorno e dal punto di vista societario non vivono un periodo felicissimo. Sulla carta è l’avversario più probabile, ma se dovessi scegliere io affronterei il Padova. Bellissima città, avversario forte e uno stadio superiori a molte delle fatiscenti strutture visitate quest’anno. E poi è una trasferta che accende dolcissimi ricordi.
Domenico: Da tifoso mi piacerebbe incontrare il Padova, anche perché quando Brevi disse «Se ci arrivate (ai playoff)», ero a mezzo metro. Brutta caduta di stile. Per quanto riguarda la Reggiana non saprei: il girone di ritorno assomiglia a quello della Samb, con la differenza che il gioco dei ragazzi di Menichini mi è sembrato più lineare e ponderato. Il Gubbio mi preoccupa perché è una scheggia impazzita, e Magi è un allenatore che apprezzo particolarmente. A mente freddo come avversari vorrei gli umbri, anche perché sarebbe una bella sfida tra neopromosse. Detto questo, il Gubbio, nella poule dell’anno scorso, ci ha battuti e proprio al Riviera.
Angelo A: Il Padova è la squadra più pericolosa, perché rispetto a Gubbio e Reggiana ha una fase difensiva migliore, e gestisce il pallone in maniera più conservativa. La Reggiana non ha ancora superato le difficoltà tattiche mostrate al Riviera, anche se in Emilia sarà molto difficile (basti pensare a quanto successo all’andata, dove abbiamo sofferto sia la squadra che il contesto). Alla fine, per esclusione, la migliore avversaria resta il Gubbio, che gioca benissimo – sì – ma non è imbattibile, e ci potrebbe essere la possibilità di affrontarla in casa.
Michele: Sì, ok volete entrambi il Gubbio. Ma come mi ha detto Lorenzo, un nostro ex ospite, quante possibilità ci sono di vincere tre volte su tre contro il Gubbio?
Angelo A: Beh, se arriviamo sesti non serve vincere.
Michele: Ah, magari! Con due risultati su tre potremmo fare ciò che facciamo da qualche mese a questa parte: difendere e ripartire. Mister, mi rivolgo a te, in caso di sesto posto fregatene del bel calcio e rispolvera il nostro amato catenaccio <3
La copertina di Madou è ispirata all’Olympia, di Edouard Manet. Potete partecipare alle Vernecchie commentando i post, scrivendo sulla pagina facebook o inviando una mail. Accettiamo consigli, domande, critiche e persino insulti velati!