Fabio Pegorin, il folle

Partito male, il portiere rossoblu si è rivelato uno dei migliori del campionato


SAN BENEDETTO DEL TRONTO – In un mondo che restringe il fatto sportivo al momento del gol, quello del portiere è un ruolo ingrato. Nella percezione comune la bellezza della partita si articola e definisce sul numero di gol segnati; in questo senso, giocare in porta significa giocare al contrario, soffocare il momento più esaltante di tutti – la realizzazione – restituendo corner, o lanci lunghi.

C’è una forma di alienazione, nel ruolo, una diversità inestirpabile; anche a livello estetico. I portieri sono gli unici ad avere a divisa diversa da tutti, spogliati del principale elemento identitario di una squadra. In un contesto sociale (prima che calcistico) del genere, la scelta di fare il portiere porta con sé i sintomi della follia.

Tutto questo per dire un solo, semplice, e pure incontestabile fatto sportivo: Pegorin è matto.

Tre gol subiti all’esordio, espulsione alla seconda partita. Per affrontare un inizio di stagione così traumatico forza e convinzione non bastano: ci vuole una sana dose di eccentricità, una strana specie di fondamentalismo, quello che ti spinge ad affermarti a prescindere da ciò che ti circonda.

Il portiere torna titolare alla 9^ giornata, complice l’infortunio di Cosimi. È la prima gara della gestione Palladini, e segna la sua rinascita in rossoblu. Al suo secondo esordio il classe ’96 gioca una partita pulita e senza errori, sublimata da un miracolo su Cantoro al 78esimo, quando la gara rischiava di riaprirsi.

Pegorin saltella sul posto, pronto a scattare: quando arriva il tiro di Cantoro, lui è lì. 

La stagione dei record è iniziata da questa gara qui: le difficoltà dei rossoblu sono state razionalizzate da Palladini, che ha dato solidità e continuità ad un collettivo altrimenti fragile e discontinuo. Nelle ultime sei prima della sosta squadra mette in fila cinque vittorie e un pareggio, subendo solo 2 gol contro gli 11 delle sei precedenti.

Nonostante le condizioni di Cosimi (out quasi tutta la stagione), nel mercato invernale la società decide di acquistare solo un portiere di riserva. Pegorin si è definitivamente preso la Samb.

La migliorata fase difensiva passa attraverso l’attenzione tattica di Palladini, le prestazioni del duo Salvatori-Conson e la crescita dei terzini, ma si sublima attraverso la sicurezza data dal portiere classe ’96. Nel corso della stagione, quando la difesa ha avuto i suoi momenti di appannamento, Pegorin era sempre lì. In attesa.

La sua grossa struttura – accompagnata da quell’impercettibile intermittenza, prima di far partire l’intervento – lo rendono quasi spaventoso: un enorme ragno rattrappito di fronte alla rete, pronto ad avventarsi sulla preda.

Pegorin si accuccia in attesa del tiro e poi schizza improvvisamente. Inizialmente viene superato dal pallone, ma recupera la posizione e alza sulla traversa. Il movimento è così fluido da sembrare una coreografia

Questa intermittenza esplosiva – accompagnata ai quasi due metri di altezza – lo rende quasi goffo, ma sempre efficace. La rapidità con cui passa dalla quiete alla frenesia arricchisce la sua reattività di una vena irruenta unica nel suo genere. Per certi versi, il portiere ricorda il Bronson interpretato da Tom Hardy (si facesse crescere i baffi, finirebbe per assomigliarci).

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Immaginatelo con la maglia della Samb

Queste qualità fisiche e tecniche lo rendono un portiere unico nel suo genere, capace di interventi altrimenti impossibili. L’immagine più evidente della sua stagione resta la parata salva-risultato a Giulianova, a tempo scaduto. Su un errore collettivo della difesa, Di Stefano si trova libero sul dischetto di rigore: Pegorin fa due passi e rallenta; quando l’avversario è abbastanza vicino si tuffa in avanti, verso il pallone.

La differenza tra un portiere qualsiasi e Pegorin non sta nell’intercetto in sé, quanto in quello che accade dopo: la palla – sulla spinta del portiere – finisce lontano, in diagonale, fino al vertice sinistro dell’area. Tolta alla disponibilità di tutti e resa definitivamente inoffensiva.

Come in questa parata, la stagione di Pegorin sta nei dettagli: azione dopo azione, partita dopo partita, il portiere ha messo piccoli rammendi ogni volta che la maglia difensiva era sul punto di scucirsi. Un lavoro che forse non finirà negli highlights, ma che ha significato quanto i gol di Titone e Sorrentino.

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