Vernecchie rossoblu: 16^ puntata

La rubrica in cui la tunica del giornalista scopre la pelle del tifoso. Con Angelo A. Pisani e Michele Palmiero

Oggi è l’8 dicembre, si iniziano a fare gli alberi di Natale e i bambini fanno il conto alla rovescia per le feste e i regali. La Samb è quarta in classifica da neopromossa, con un mercato poco esoso e un allenatore che si sta rivelando tra i migliori della categoria. I tifosi dovrebbero passare il tempo a fare lodi e cori di Natale, chiedendo a Babbo Franco qualche giocatore da trovare sotto l’albero. E invece…

Angelo A. Pisani: E invece ci troviamo con un diesse completamente delegittimato, un allenatore contestatissimo e una squadra che è quarta in classifica e viene trattata come fosse in zon retrocessione. Ti sembra normale?

Michele Palmiero: Quando si uniscono questo tipo di presidente e una piazza come la nostra puoi aspettarti qualcosa di normale? A noi sambenedettesi non piace la monotonia: preferiamo contestare, tribolare, soffrire, lamentarci. Con Fedeli diamo vita ad un cocktail micidiale.

Angelo A: Io vorrei capire con che coraggio un presidente mette …quanto, l’ottavo? il nono? budget del girone e non accetta di essere quarto in classifica. Tutti dicono “Lui mette i soldi, ha il diritto di criticare”. Criticare, sì, ma cosa pretende? Tempo fa, quando eravamo primi, il presidente disse che era merito suo; ora che siamo quarti (ripeto, quarti non quindicesimi) è colpa di diesse, mister e giocatori? Ma sul serio?

Michele: Il problema secondo me è a monte: pensare che essere quarti in classifica sia un PROBLEMA. Più guardo la rosa e più mi sento di stimare il lavoro di Ottavio Palladini. Il lavoro che sta facendo ha una definizione ben precisa: “cavare il sangue da una rapa”.

Angelo A: Ad inizio anno si parlava di obiettivo playoff e ora ci si lamenta perché siamo QUARTI in classifica? È come se Palladini si fosse dimostrato veloce in bici, e ora Fedeli vuole gareggiare con le macchine da corsa.

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Vignetta di Balla la Samba, la pagina più divertente di tutta la sambenedettesità

Michele: Nessuno vuole far passare Ottavio Palladini per il santissimo e intoccabile miglior allenatore del mondo. Com’è ovvio che sia, ha pregi e difetti e ha un’idea di giocare a calcio che può essere condivisibile o meno. Sono convinto che molti approfittino della sua predisposizione a capro espiatorio. Palladini è bravissimo a caricarsi sulle spalle ogni sorta di critica, e questo, in una piazza che ama criticare sempre e comunque, può essere potenzialmente esplosivo.

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…e poi trovi robe così

Angelo A: C’è una grossa parte della tifoseria (e della stampa, anche) che non legge, non si informa, non approfondisce. Si valuta la difficoltà di una partita solo in base ai punti in classifica: la gente guarda il Santarcangelo e dice “questi hanno 19 punti, sono scarsi”.

Leggo chi dice “Attacco penoso”, “Non abbiamo fatto due passaggi”, “Mai pericolosi”… Ma lo sapete che ci sono anche gli avversari? Il Santarcangelo su azione ha subito solo 5 gol, CINQUE. Se qualcuno si informasse saprebbe che i romagnoli sono una squadra difficilissima da battere, e – non a caso – è imbattuta contro le prime tre: la Reggiana non è andato oltre lo 0-0 in casa, Venezia e Pordenone hanno pareggiato dopo l’80esimo con un calcio d’angolo e una punizione.  E questi non sono segreti, ma robe che ho scritto qui il giorno prima.  

Michele: Quando il presidente è il primo critico “alla cieca” il risultato è questo.

Angelo A: Fedeli è partito dicendo che voleva i playoff, poi – con la squadra che andava meglio del previsto – promette di rinforzare la squadra se fosse restata lì. Ora siamo ancora lì, ma Fedeli dice che la squadra è peggiore di quanto credesse e che per questo non vuole rinforzarla. EH?

Michele: Non so cosa sia successo negli spogliatoi, ma se non vuoi un direttore sportivo lo esoneri. Se le dichiarazioni di questi giorni si dovessero tramutare in realtà, il mercato della Sambenedettese si svilupperebbe in questo modo:

  • Federico, alias futuro-ex direttore sportivo, deve cedere i giocatori che (secondo il Presidente che vuole cacciarlo) non sono validi per la nostra squadra;
  • Federico, alias dead man walking, deve trovare i giusti innesti e iniziare una trattativa;
  • Se apprezza i giocatori segnalati dal diesse, Fedeli conduce la trattativa in prima persona e decide chi portare a San Benedetto.

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Alla fine di tutto ciò, l’allenatore si ritrova senza un direttore sportivo e con nuovi innesti voluti dal presidente. Tutti hanno visto cosa succede quando un pupillo di Fedeli non gioca, giusto?

Angelo A: Difendesse solo i “suoi” andrebbe anche bene (no, non andrebbe bene, ma sarebbe comprensibile). Il fatto è che delegittima gli altri giocatori, sempre, partita dopo partita. Come dovrebbe sentirsi un calciatore dopo che il suo datore di lavoro gli dice che vuole cacciarlo appena possibile? Con questo atteggiamento sta demolendo un gruppo unito e che sta facendo benissimo. I tifosi lo seguono a ruota, e si finisce per vedere scempi del genere

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Cosa ha fatto Pezzotti? Ha concesso una punizione sulla trequarti e in posizione laterale. È colpa sua il gol? Gran parte della stampa non ha il coraggio (o le capacità) di raccontare le partite per quel che sono, e finisce per spiegare un pareggio come quello di Modena incolpando Pezzotti e Mancuso.

Michele: Come ben sai su Pezzotti ho un’idea ben precisa. Secondo me non è un terzino titolare in Lega Pro, però è un esterno che a partita in corso può dare un grande contributo. Dalla curva non ho visto bene cosa è successo alla nel finale post-Modena; anche avesse risposto male ad un tifoso non condividerei una scritta del genere. Se dovessimo dedicare una scritta ad ogni giocatore che commette errori o risponde a una provocazione non basterebbe la muraglia cinese.

Angelo A: Arriviamo alla partita con l’Ancona con due vittorie e tre pareggi in cinque partite, a -5 dalla prima, e domenica sembra una gara da dentro o fuori.

Michele: Quest’anno avevamo l’occasione di vivere la stagione con la serenità di chi è praticamente salvo e può divertirsi ogni domenica. In tre giorni tutti (società, staff, giocatori, tifosi e stampa) hanno contribuito a trasformare un’ottima posizione in classifica in un “momento di crisi“. La cosa che non accetto, di tutto questo, è che abbiamo trasformato un derby (per quanto minore, è sempre derby) da vivere con entusiasmo in una partita che non possiamo permetterci di sbagliare. Sant’Ottavio, pensaci tu.


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