Tramandare l’amore di padre in figlio: Gianni e Cecchì Piunti

Cecchì e Gianni Piunti, padre e figlio, tramandano l’amore per la Samb di generazione in generazione.

Cominciamo con la domanda di rito: la vostra prima partita della Samb?

Cecchì: “Ricordo che prima della Guerra si giocava in Piazza San Giovanni Battista a “La Trappoletta”, anche se per noi era semplicemente “lu campo della Fiera”. Erano i tempi dei liberi giocatori: non c’erano stipendi, si giocava per il semplice amore per il calcio. Dopo la guerra, invece, la Samb si trasferì al Ballarin ed io avevo il mio posto riservatissimo: in cima ad un grande pino situato dietro la tribuna. Era la mia posizione privilegiata, mi sentivo il bambino più fortunato del mondo”.

Gianni: “Mio padre mi portò al Ballarin per la prima volta quando avevo 8 anni: Samb-Messina della stagione ’60-61. Ricordo con un sorriso che fino ai 21 non pagai mai il biglietto, perchè ero magrissimo e dimostravo molti meno anni di quanti ne avevo. Con mio padre andavamo sempre in tribuna, ma da cresciuto mi spostai ai distinti”.

E le prime trasferte?

Cecchì: “Ah, le trasferte….Dopo la guerra lavoravo insieme a Timio Zamboni. Con  lui ogni domenica prendevamo il pulmino, carico di tifosi, e seguivamo la Samb in trasferta. Ricordo che in quel pulmino scassato entravano fino a 20-30 persone. A Porto San Giorgio prendemmo un Camion per vedere quello che allora era un derby abbastanza sentito. Fu una giornata pazzesca: prima il camion si bloccò in una pozza d’acqua, poi subimmo una sassaiola dai tifosi di casa, che si nascondevano in una casa semi distrutta dai bombardamenti. Negli anni conobbi tutti i giocatori, che erano soliti frequentare il mio negozio, e non mi persi neanche una trasferta. Da Nord a Sud abbiamo girato l’Italia seguendo il nostro amore”.

Trasferta a Venezia: da sinistra a destra Roncarolo, Dionisi, Piunti e Marsili.

Trasferta a Venezia: da sinistra a destra Roncarolo, Dionisi, Piunti e Marsili.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Gianni: ” Le trasferte che non dimenticherò mai erano quelle ad Ascoli, da ragazzo alla fine degli anni ’60. Ricordo l’invasione di campo al Del Duca: l’arbitro diede un rigore all’ala dell’Ascoli. A tempo scaduto annullò un gol in mischia di Beni. A fine partita dalla Curva Nord del Del Duca i tifosi invasero il campo.
La trasferta più importante, però, fu l’esodo a Ferrara in treno: 2500 tifosi! Cominciò a piovere dall’inizio, dopo cinque minuti su cross di Traini andammo in vantaggio. Alla fine perdemmo 2 a 1, ma l’emozione di quel gol è ancora fortissima”.

Spal-Samb: si parte per la trasferta!

Spal-Samb: si parte per la trasferta!

 

 

 

 

 

 

Qual è l’aneddoto più particolare che ami raccontare?

Cecchì: Il mio aneddoto riguarda, in qualche modo, anche l’Associazione NoiSamb. Nel 1972 nacque una società per azioni fondata da noi tifosi. Come Presidente scegliemmo Caioni: ogni settimana ci incontravamo tutti insieme per discutere del lavoro da fare, e ogni riunione si concludeva puntualmente con una partita a “bestia”.

Tessera da dirigente: la Samb ai suoi tifosi

Tessera da dirigente: la Samb ai suoi tifosi

Tre anni fa, quando ho saputo che era nata l’Associazione, mi sono tornati in mente quei momenti. Per noi tifosi non è facile impegnarsi in prima persona perchè la nostra passione, nel bene e nel male, ci obbliga a dare tutto noi stessi. Ricordo che per la Samb avremmo dato qualsiasi cosa, e anche qualcosa di più”.

Gianni: “Il mio aneddoto è datato 12 settembre 1981: trasferta a San Siro contro il Milan. Prima del match mi ritrovai in Piazza Duomo con tantissimi tifosi della Samb, ma anche molti amici che erano andati al Gran Premio di Monza. L’ingresso a San Siro fu emozionante: noi eravamo nell’anello più alto, come molti non avevo mai visto una partita da quella prospettiva. Il Milan aveva uno squadrone e in pochi minuti ci fece due gol. Puoi immaginare la nostra pena: tutti quei chilometri per una partita finita dopo pochi minuti! Invece nel secondo tempo accadde l’incredibile: la Samb scese in campo con un altro spirito, e alla fine pareggiammo meritatamente.

 

Il vostro giocatore preferito?

Entrambi: ovviamente “lu bomber” Chimenti. Questo ragazzo, arrivato a San Benedetto, non era conosciuto da nessuno, ma in pochissimo tempo si guadagnò l’amore della città. La gente affollava il Ballarin  per vederlo giocare.

Chimenti e compagni festeggiano la promozione

Chimenti e compagni festeggiano la promozione

Qual è il vostro ricordo più bello legato alla Samb?

Cecchì: “Non dimenticherò mai gli anni della Samb Bergamasco. Dopo la promozione in Serie B organizzai una festa in campagna con i giocatori e la società. Erano ragazzi speciali, allenati da un grande allenatore, nonchè mio amico”.

Gianni: ” Il ricordo più bello che ho è legato a mio figlio Roberto, tifosissimo come il padre e il nonno: il 3 Novembre 2010 Roberto scese in campo per la prima volta  al Riviera con la maglia della Samb. In realtà aveva già esordito il 22 settembre a Cesenatico, ma vederlo giocare  nel nostro stadio mi ha regalato un’emozione che non dimenticherò mai”.

 

Roberto Piunti con la maglia della Samb

Roberto Piunti con la maglia della Samb

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Cosa è cambiato nel rapporto tra la Samb e la città, e come si può riaccendere l’amore nelle nuove generazioni?

Cecchì: ” Ovviamente questi 20 anni hanno ferito in modo indelebile la città, ma per me nulla è cambiato. Per tutta la mia vita ho amato la Sambenedettese, e quando parlo di Samb mi viene ancora da piangere di gioia. Con l’avanzare dell’età non posso più andare in trasferta, forse qualche ricordo si è fatto più sfocato ma le emozioni sono intatte. Sono orgoglioso di aver trasmesso alla mia famiglia l’amore per questi colori. L’unico consiglio che posso dare ai nuovi genitori è questo: parlate ai vostri figli della Samb, raccontategli le vostre esperienze ma soprattutto evitate in qualsiasi modo che finiscano per tifare l’Ascoli”.

Gianni: ” Al giorno d’oggi l’interesse si è notevolmente ridotto. Se oggi ci fosse l’entusiasmo del Ballarin, in serie B avremmo 25 mila persone. A quei tempi tutti vedevano la Samb: da Appiagnano, Castignano. Anche il Ballarin faceva la sua parte: ti sentivi più coinvolto, c’era un’atmosfera pazzesca. Ricordo un Samb-Trapani in infrasettimanale sotto la pioggia battente. Io e mio padre eravamo in tribuna. Ad un certo punto mio padre si attaccò alla rete e, sotto la pioggia, chiuse l’ombrello per “pungicare” il guardalinee. Stremato, l’assistente si girò dicendogli: “ma chi ve lo fa fare sotto questa pioggia?”.
Come riaccendere l’amore per la Samb? Regalate un pallone ai vostri figli, lasciateli sfasciare casa con le pallonate, e quando saranno cresciuti portateli al Riviera. La passione per la Samb è come una scintilla: quando scocca non si spegne più”.

 

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