La Questura dice no, ma “come può uno scoglio arginare il mare”?

I tifosi rossoblu non potranno assistere a Monticelli – Samb: le impressioni di Giada Pignotti.

Di Giada Pignotti.

 

 I tifosi rossoblù restano a casa ancora una volta. Seppure fa tirare un sospiro di sollievo a molti, questa decisione fa male al cuore e non può che provocare rabbia. A deciderlo è la Questura di Ascoli, la stessa che permise ai tifosi biancazzurri di assistere alla gara di andata al Riviera delle Palme.

Se parliamo di diritto come valore costituzionale e imparziale (appartiene a tutti), era ingiusta ed esagerata la tollerabilità dell’andata oppure è eccessivamente limitativo il divieto del ritorno? Sappiamo che lo Stato deve garantire un totale ordine pubblico e quando questo viene a mancare, in specifiche circostanze, l’Organo non può che utilizzare una formula restrittiva. Motivo per cui, non potendo garantire un adeguato servizio pubblico né contare sulle assurde Task Force imposte alle società, la questura di Ascoli Piceno ha vietato a tutti (eccetto ai residenti del comune e zone limitrofe in questione ) di assistere al match. Se la pericolosità dell’incontro è nella rivalità reciproca con la città di Ascoli, perché gli abitanti della Provincia possono partecipare (come pure potevano all’andata) e i tifosi della Samb, legittimati a seguire la propria squadra, no? La stessa cosa accadde l’anno scorso quando ai tifosi rossoblù venne vietata la trasferta al “Mancini” di Fano, sempre per motivi di ordine pubblico legati in quel caso al carnevale fanese . Già in quell’occasione parve a tutti una decisone più che discriminante poiché, non solo agli avversari fu concesso di venire al Riviera ma, supponendo che il calendario fosse stato stilato ad agosto, si poteva prevedere e prevenire il disagio fin dal principio. Anche in quell’occasione però, a subire una forte discriminanza  fu solo la città di San Benedetto.

Sottolineo che l’ordine pubblico è l’obiettivo mentre “elevati profili di rischio” la motivazione. Immaginando di avere accesso agli atti relativi alla motivazione potremmo palesare l’incongruenza nelle decisioni: sfavorire la collettività a livello sportivo e ludico ricreativo (ricordiamo essere una manifestazione pubblica) senza avere precedenti né ragioni legate all’Intelligence.  Decisioni, “profili” , che dunque consentano in modo legittimo di frustrare i due diritti, in questo caso coincidenti di cittadino e tifoso. Un esempio analogo lo abbiamo a Torino dove, viste le discordanze nelle restrizioni tra Napoli e Juve, si è attuata una “par condicio dell’ordine pubblico” (restrittiva anche in questo caso ma con Questori e Province ben distinti). Confutata l’ingiustizia, resta l’amarezza.

A molti sembra una trappola per topi, a tanti altri un segno del destino: non è ancora il momento giusto. L’unico vero rammarico è quello di dare ancora una volta un’immagine sbagliata dello sport e soprattutto non poter sostenere la nostra amata Samb, dando invece importanza ad una squadra, quella che affronteremo, che importanza non ne ha. Arrivati a questo punto, inutile nascondersi dietro alla dura fama del popolo rossoblù ma è bene prendere atto che ancora una volta le uniche vittime di una giustizia discriminante e parziale è la tifoseria della Samb. Dunque, basta rimuginare su quello che è stato fatto o si poteva fare, domenica gli unici a poter fare davvero qualcosa sono Ottavio e i suoi ragazzi ai quali la Curva Nord ricorda: “NOI GIOCHIAMO SEMPRE IN CASA! A ‘MOCCECO‘”.

COME PUO’ UNO SCOGLIO ARGINARE IL MARE?“.

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