Alessandra Borgonovo: “Venire a San Benedetto mi ha fatto capire che tipo di ricordo ha lasciato mio padre”

Alessandra Borgonovo

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Ha solo venticinque anni eppure, quando ti stringe la mano, riesce a trasmettere un senso di sicurezza proprio di chi ha un’intera vita da raccontare. Al momento studia design della comunicazione, ama passeggiare, se viaggia in treno preferisce salire su un intercity purché ci sia una presa alla quale collegare il portatile, nella scelta di un abito predilige toni scuri, non mangia crudi di mare, le piace cimentarsi in programmi di grafica, ha voglia di mettersi in gioco, non intende addentrarsi nei meandri dell’arte contemporanea, è un’ottima interlocutrice ma soprattutto ha gli stessi occhi di suo padre.

Alessandra Borgonovo, figlia del grande Stefano, ha raggiunto la Riviera delle Palme in occasione del Terzo Memorial organizzato dall’Associazione Noi Samb. Intervistarla in soli dieci minuti, considerati gli infiniti spunti di riflessione che le sue parole offrono, è quasi impossibile. Tutto quello che abbiamo potuto fare è assorbire la sua energia secondo dopo secondo.

Tuo padre ha indossato la maglia della Sambenedettese nel 1984. Nonostante abbia disputato una sola stagione in rossoblu è riuscito a lasciare nel cuore dei tifosi un ricordo indelebile. Eri al corrente di ciò?

 “Non ero mai stata a San Benedetto del Tronto, questa è la prima volta. Non conoscevo la città ma soprattutto non sapevo che i tifosi rossoblu fossero così legati a mio padre. Mia mamma ci ha tenuto a non dirmi nulla perché voleva che scoprissi da sola quanto grande fosse tale attaccamento. Ho incontrato tante persone che all’epoca hanno visto giocare papà. Il loro entusiasmo mi ha veramente stupita e contagiata. Alcuni nel vedermi si sono commossi e io in determinate circostanze non sapevo come reagire. Non me lo aspettavo. Ora ho davvero capito che tipo di ricordo ha lasciato mio padre in questa città e per me è stato bellissimo. Tutti mi hanno detto che assomiglio tanto a lui. Nonostante siano passati trent’anni ho ascoltato ricordi ancora vivi”

Quale ti ha colpito di più?

“Mentre ero qui una persona si è avvicinata a me e mi ha raccontato che a papà piaceva isolarsi e ascoltare con le cuffiette gli Spandau Ballet. Mi ha colpito questa cosa perché so quanto lui li adorasse. Mi hanno detto che mio padre era una persona affabile e che aveva una gran voglia di scherzare. Le famiglie di marinai lo trascinavano al porto e spesso lo ospitavano a pranzo. Papà era una persona alla mano, sempre col sorriso e aveva uno sguardo molto intenso. Queste caratteristiche gli sono sempre appartenute, anche nel corso della sua malattia”

L’Associazione Noi Samb ha mosso una richiesta in Comune affinché venga intitolata una via a Stefano Borgonovo. Ti fa piacere?

“Assolutamente si. Quando questo momento arriverà chiamatemi perché sia io che mia mamma saremo presenti. San Benedetto del Tronto mi piace, mi piace l’aria che si respira e mi piace la passione di questi tifosi. In un giorno e mezzo sono riusciti a trasferirmi tutta la loro fantastica euforia. Qui c’è una partecipazione pazzesca”

Che rapporto avevi con tuo padre?

“Con lui avevo un buonissimo rapporto. Ero un po’ la sua preferita. Durante gli anni della malattia per me è stato molto difficile perché non mi piaceva interagire con la macchina. Adesso mi rendo conto che avrei dovuto farlo di più. Lui parlava con il comunicatore. Mi metteva a disagio il tempo che impiegava a rispondere. Ricordo quei silenzi durante i quali non sapevo cosa fare. Non è stato facile. Ora sono pentita perché tornassi indietro gli parlerei molto di più”

Al di là del calcio, avevate una passione in comune?

“Certo che si. Mio padre mi ha trasmesso la passione per i videogiochi e per i fumetti. Lui leggeva le avventure di Zagor, Tex, Dylan Dog. Gli piacevano tantissimo. Quando avevo sei anni e andavo dal giornalaio per acquistare un giocattolo alla fine tiravo su uno Zagor. Ricordo che restavano tutti perplessi perché non capitava sicuramente tutti i giorni di vedere una bambina appassionata a queste cose. Oltre a questo sia a me che a mio fratello ha regalato il Game Boy, il Nintendo e la Play Station. Lo faceva quando voleva premiarci. Gli piaceva viziarci così”

Parliamo di te. Di recente sei stata nominata vice Presidente della Lega Pro. Di cosa ti occupi esattamente?

“Un onore e onere per me. In questo ambito mi sto orientando sull’aspetto sociale dello sport e del calcio in particolare. E’ necessario a mio avviso recuperare quei valori positivi che si sono persi e trasferirli ai giovani. Dico questo perché era il desiderio di mio padre. Vorrei avvicinare inoltre l’universo femminile al calcio. Ci sono tante cose su cui si dovrebbe lavorare. Innanzitutto è importante dare un nuovo volto alla Lega e poi sarebbe altrettanto importante far sì che il calcio non sia solo intrattenimento. Il calcio deve comunque insegnare qualcosa. Ho conosciuto il Presidente Gabriele Gravina e mi ha fatto una buona impressione. E’ una persona decisa”

Come procede l’attività della Fondazione?

“La Fondazione Borgonovo Onlus da anni si occupa di ricerca. Noi vogliamo dare un calcio alla SLA e risolvere una situazione che richiederà sicuramente del tempo. Per questa malattia, dobbiamo ricordarlo, non c’è cura. E’ una malattia mortale e non bisogna farsi illusioni al momento. Nel nostro piccolo cerchiamo di fare il possibile. Ci stiamo impegnando molto”

Il tuo sogno nel cassetto?

“Lavorare per un’industria di videogiochi”

 

 

 

 

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