Samb-Viterbese, coperta corta

I rossoblu mostrano molti miglioramenti in avanti, lasciando qualcosa di troppo dietro

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Dopo le buone prove con Venezia e Salernitana i rossoblu sembravano arrivati ad una contraddizione nella partita di Gubbio, dove la scarsa sicurezza nella manovra (sempre sofferta) ha finito per causare un peggioramento anche nella fase difensiva, che fino a quel momento era parsa la maggior sicurezza a disposizione di Pezzotti e compagni.

La vittoria con la Viterbese ha mostrato un nuovo atteggiamento: i rossoblu hanno accelerato il processo di crescita offensiva al prezzo (calcolato) di maggiori rischi, sia in fase di possesso che nella transizione difensiva. Ne è uscita una partita schizofrenica, coi rossoblu bravi in una fase e claudicanti nella seconda.

La squadra mantiene il 3-5-2 delle scorse uscite, ma l’atteggiamento è diverso: all’inizio dell’azione i tre difensori (posizionati a maggiore distanza, per rendere più difficile la pressione) verticalizzano con più coraggio, e – quando hanno spazio – avanzano, in modo da attirare l’avversario e liberare il compagno alle sue spalle.

Questo permette ai tre di centrocampo di ricevere palla più agevolmente, e alla squadra di gestire il possesso senza il coinvolgimento dei due esterni (che hanno la possibilità di avanzare in linea con gli attaccanti).

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Di Filippo e Berardocco sono avanzati, costringendo i laziali ad abbassarsi; Radi ha la possibilità di cambiare gioco per N’Tow, che – come Crescenzo – è sulla linea degli attaccanti

Il possesso dei rossoblu è orientato ad intasare un lato del campo, in modo da liberare spazio per l’esterno sul lato debole. Il tentativo (già abbozzato nella gara col Gubbio) dà i sui frutti: Crescenzo va al cross tre volte, sfiorando l’assist per Mancuso; N’Tow ha diverse buone opportunità, ma la poca lucidità palla al piede ne inficia il rendimento (guadagna solo due corner).

Questi ponti da una parte all’altra del campo vengono cercati con insistenza, sfruttando anche il movimento ad allargarsi delle due mezzali e delle due punte. Nonostante la Viterbese difenda con una linea a cinque, i rossoblu riescono ad avere buone opportunità. I rossoblu tentano diversi cross, vanno al tiro con Mancuso (fuori), Lulli e Berardocco (belle risposte di Iannarilli), e colpiscono il palo con Fioretti.

Criticità

Per supportare la manovra i rossoblu sono “costretti” ad alzare la linea difensiva, cercando di ovviare allo spazio alle proprie spalle con una maggiore aggressività in anticipo. Nonostante la correttezza dell’intenzione, i padroni di casa sbagliano spesso i tempi d’uscita, semplificando la ripartenza dei laziali.

Il 3-4-3 di Cornacchini è molto offensivo, volto a sfruttare i duelli individuali concessi da Sabatino e compagni; appena la squadra è in possesso Cruciani arretra per aiutare lo sviluppo dell’azione, che si svolge quattro contro due. Mentre i due esterni di centrocampo avanzano sulla fascia, impegnando N’Tow e Crescenzo, le due ali (Diop e Neglia) si accentrano ai lati di Gaeta, creando un cinque contro cinque con la linea difensiva rossoblu.

Il cinque contro cinque cercato (e trovato) dalla Viterbese. Cruciani (in possesso) non è pressato dalle due punte, troppo arretrate

Questa situazione rende difficile il lavoro dei tre centrocampisti, che devono scegliere tra l’aumentare la pressione su Cruciani o dare supporto ai difensori. Quando avanzano, Cruciani e compagni possono cercare gli attaccanti (che vengono incontro, tra le linee); quando arretrano, la squadra si schiaccia troppo – rendendo inoffensivo il recupero del pallone.

Presi spesso in mezzo, i rossoblu concedono molto: Boldrini e Varruti – aiutati dal movimento di Neglia e Diop – vanno al cross in diverse occasioni, costruendo ottime opportunità per Invernizzi (subentrato a Gaeta), Cuffa e Negli (che si divora un gol).

La ripresa parte con lo stesso canovaccio: la fascia sotto la tribuna est si infiamma sotto i tentativi di N’Tow (troppo impreciso) e Boldrini (sempre pericoloso). Arriva una grande occasione per Mancuso, ma anche i brividi sulle conclusioni di Varutti e Diop.

Intorno all’ora di gioco Palladini decide di mischiare le carte: dentro Candellori per Sabatino, Crescenzo avanzato a destra, Lulli allargato a sinistra. Il nuovo modulo oscilla tra 4-4-2 e 4-3-3 (in base alla posizione di Mancuso, spesso largo a sinistra), ma si basa sulla stessa ricerca dell’ala sul lato debole.

La fase difensiva è molto confusa, però: in alcuni momenti Candellori e Crescenzo seguono il diretto avversario fino alla linea dei difensori, e la squadra – in fase di non possesso – sembra tornare a cinque. Anche in virtù di questo, Di Filippo (che dovrebbe giocare da terzino destro) si comporta come fosse nella difesa a tre, rimanendo sempre più stretto del dovuto.

Al 66esimo, per la prima volta col nuovo modulo, i rossoblu perdono palla sulla sinistra e Crescenzo decide di restare comunque alto, nonostante l’inserimento di Varutti alle sue spalle. Sul cross di Boldrini Di Filippo resta molto stretto, e – quando arriva la spizzata di Neglia – l’esterno laziale è solissimo davanti alla porta: gol.

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Di Filippo è molto stretto, Crescenzo non segue Varutti: arriva il vantaggio della Viterbese

Passati in svantaggio, i rossoblu rischiano il raddoppio su una situazione molto simile (ancora Boldrini, ancora Varutti, miracolo di Pegorin) e Palladini corre ai ripari. L’inserimento di Pezzotti irrigidisce il 4-4-2 e porta Candellori (più difensivo) sulla fascia destra.

Dopo N’Tow (poco preciso) e Lulli (sul piede debole) la presenza di Pezzotti restituisce ampiezza ai rossoblu, che pochi minuti dopo – proprio su un suo cross – guadagnano un uomo (espulso Mallus) e il rigore del possibile 1 a 1.

Dopo il rigore sbagliato da Fioretti in poi, il Riviera ospita sette minuti al limite dell’assurdo: Berardocco disegna sia la punizione del pareggio (mischia e rete di Di Filippo) che il lancio per Pezzotti (grandissimo gol); in mezzo, i viterbesi si vedono assegnare e poi annullare un gol di Cuffa in fuorigioco.

Nel finale i rossoblu tirano i remi in barca e aspettano che passi la tempesta: ci vogliono un salvataggio sulla linea (Radi) e una grande parata di Pegorin, ma al fischio finale il risultato resta immutato.

Nonostante i difetti nella fase di non possesso, la prestazione di oggi lascia buone indicazioni. Dopo due settimane infruttuose la squadra ha mostrato una fase offensiva ben strutturata, lasciando intendere ambiti di crescita che sembravano atrofizzati.

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