Il divieto di trasferta delegittima la Supporter Card?

I tifosi rossoblu costretti a rinunciare alla trasferta

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Giovedì 15 dicembre la Prefettura di Pordenone ha disposto il divieto di trasferta in terra friulana per i tifosi della Sambenedettese. Tale notizia ha scosso l’ambiente rossoblu soprattutto per il repentino passaggio dalla possibilità di assistere alla gara anche ai non tesserati, tramite l’iniziativa “Porta due amici allo stadio”,  al divieto di vendita dei biglietti per il settore ospite.

Leggendo la motivazione, però, è impossibile non storcere il naso: “Tali provvedimenti sono susseguenti a una determinazione del Comitato di Analisi per la Sicurezza delle Manifestazioni sportive, in merito a un comportamento violento posto in essere da un gruppo di tifosi della Sambenedettese in occasione di Sambenedettese-Ancona dell’11 dicembre”.

Il divieto di trasferta, dunque, sarebbe una “punizione” per un gruppo di tifosi violenti? In tal caso, che senso avrebbe sottoscrivere la Supporter Card? Pur avendo cambiato nome e forma, la S-Card rimane una vera e propria Tessera del Tifoso che, come recita il Ministero Dell’Interno, “serve a valorizzare il rapporto trasparente ed aperto con i propri tifosi che diventano i veri protagonisti dell’evento sportivo”. Durante l’estate più di 2 mila persone, molte delle quali a seguito di una lunga riflessione, hanno deciso di tesserarsi anche per poter stare al fianco della squadra in trasferta.

Con il divieto di trasferta non viene solo a mancare ogni forma di tutela per i tifosi “tesserati”, ma si svuota la stessa Supporter Card di ogni valore e funzionalità, alimentando la sfiducia nell’operato degli organi statali. La speranza, ora, è che non venga adottato lo stesso trattamento anche per la trasferta di Padova, in programma venerdì 23 dicembre.

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