Apocalypse Bassano Virtus

Ammutinamenti, espulsioni, goleade ed esoneri: la squadra vicentina ha passato di tutto


Nel girone di andata la gara di Bassano aveva rappresentato il primo, grande trauma della stagione dei rossoblu; con quel parziale di 4-0, poi aggiustato, la squadra di D’Angelo si era confermata come una delle più interessanti del campionato, capace – nonostante i problemi difensivi – di minacciare il duopolio tra Venezia e Parma.

A pochi mesi di distanza le cose sono decisamente cambiate. Conquistato il primo posto in novembre, i giallorossi sono entrati in una lunga spirale di risultati negativi, con cinque pareggi e tre sconfitte nelle successive otto. Nonostante le indisponenze di parte della squadra, D’Angelo ha incassato la fiducia della società, che nelle settimane successive ha fatto partire due giocatori (Barison e Rantier), e ha tolto la fascia a Bizzotto.

La mossa ha pagato, almeno all’inizio. A cavallo della sosta i vicentini hanno trovato nuovi protagonisti (Gerli, dalla primavera, il nuovo arrivato Zibert, Candido) e risalito la china, con tre vittorie e un pareggio nelle quattro partite tra fine dicembre e gli inizi di febbraio, prima che la bomba Falzerano esplodesse facendo a pezzi quanto era rimasto dello spogliatoio.

Per ovviare ai problemi difensivi (e l’assenza di Proietti) D’Angelo era passato alla difesa a tre, rinunciando a qualche principio di gioco. Il momento non era destinato a durare, però; nella trasferta di Santarcangelo i giallorossi sono andati sotto su un errore difensivo, e sono subito precipitati nei soliti errori. La squadra ha chiuso in dieci e sotto di tre gol, ripetendosi nella gara col Modena (altra espulsione, altra sconfitta netta).

Il trittico si è chiuso con la gara choc di Pordenone: sotto 1 a 0 sulla magia di Berrettoni, i vicentini restano in 10 al 58esimo, e nell’ultima mezz’ora – giocata allo sbando – subiscono cinque gol.

Tre passaggi semplici, tre errori gravi, tre gol subiti

Tre sconfitte (tutte in dieci), 11 gol di passivo e una lunga sequela di errori: alla fine la dirigenza ha deciso di esonerare un (ormai stravolto) D’Angelo, affidando la squadra a Valerio Bertotto.

Il nuovo corso

Raccolta una squadra in completa confusione, psicologica e tecnica, l’ex Udinese ha voluto iniziare dalle cose più semplici: nella gara col Mantova i giallorossi hanno schierato un 4-3-3 molto lineare, con un giocatore più di sostanza in mediana (Ruci) e la coppia Candido-Minesso sugli esterni.

La squadra ha affidato la costruzione di gioco sulle catene laterali, con i terzini molto sollecitati e i due esterni sempre larghissimi, così da ricevere più liberi, puntare all’uno contro uno e servire le situazioni di superiorità numerica a centro area.

Formiconi avanza sulla fascia, mentre Ruci (la mezzala) si disinteressa del pallone, accentrandosi. Palla sull’esterno a Minesso, dribbling e cross in mezzo

Per il resto la squadra ha puntato forte sulle transizioni, con i tre attaccanti sempre in proiezione offensiva, e la fase di non possesso affidata a centrocampo e difesa. Una mossa interessante, ma inefficace: i tre davanti hanno costruito pochissimo, mentre la retroguardia – con i tre centrocampisti schiacciati dietro – ha subito moltissimo sugli esterni, soprattutto a sinistra, dove il Mantova ha costruito il gol del vantaggio.

Nonostante un certo grado di passività, la squadra è tornata a pressare alto, con i tre attaccanti accompagnati dalle mezzali, e i difensori molto aggressivi sui palloni alti: nonostante qualche rischio di troppo, la mossa – grazie all’esperienza con D’Angelo – si è rivelata abbastanza efficace.

La pressione avanzata dei vicentinini

Quello che affronterà i rossoblu sarà un Bassano molto diverso: nel gioco, negli uomini, nelle prospettive. Dopo un’andata con l’illusorio sapore dell’alta classifica, rossoblu e giallorossi si ritroveranno con l’intenzione di confermare – o ritrovare – quello che sono realmente. Una gara minore, forse; certamente più importante.