Festa delle donne: voce alle tifose rossoblu!

Ultras Samb

In occasione della feste delle donne, Giada Pignotti dà voce alle tifose rossoblu (Prima parte)


Di Giada Pignotti

8 marzo, Giornata internazionale della donna. Quale giorno migliore per innalzare le bandiere e far rullare i tamburi se non questo? Infrasettimanale, per abituarci. In un momento in cui i ricordi riprendono forma con abiti nuovi sulla scia di una passione intramontabile,  sembra doveroso dare ora spazio a tutte quelle donne che da sempre seguono la Samb.

A dire il vero, ascoltando i loro racconti, è la Samb ad averle accompagnate negli anni, in ogni singolo istante delle loro vite. San Benedetto è una città di mare e come ogni grande popolo marinaro che si rispetti ha alle sue spalle delle grandi donne a custodia della città. Cuore palpitante della popolazione è la sua amata Samb calcio, “la Samba” per tutte. Tra le mille voci che fanno da sottofondo ad una storia gloriosa c’è da sempre il grido delle donne. Figlie, mamme, nonne, mogli, ragazze, insomma: donne cresciute sui gradoni di uno stadio.

Cristina

Quelle che “non si stancano mai” come Cristina, il cui amore per i colori rossoblu è stato inevitabile: di generazione in generazione, “tradizione di famiglia, quotidiano come la preghiera”.

“Ricordo a 3-4 anni che la domenica si andava a messa e poi era solo Samb: se vinceva era festa e se perdeva era lutto”. E’ buffo vedere come a distanza di anni cambiano le regole ma non le maniere: dall’asta in ferro che non si riesce a sventolare all’orgoglio d’incontrare i famosi giocatori della Samb in barberia da babbo Gino. “Vedo rossoblù ovunque. Ricordi indelebili come il fare invasione di campo al Ballarin a fine partita per prendere un pezzo di prato da ripiantare a casa in campagna, il cui cancello d’ingresso è rigorosamente rossoblu”. Come Cristina, tante altre figlie hanno onorato la tradizione di famiglia.

Etta con il padre, 2001

Etta, da sempre vigile dietro le quinte come “mamma di tutti”, la trovi ad esempio a Genova a cantare per i diffidati. Fin da bambina è stata predestinata al rossoblu: tutti nella sua famiglia tifano Samb, il padre Francesco aiutò anche a salvare la società dopo il primo fallimento Venturato. “All’inizio non riuscivo a sentirlo mio il Riviera. Ripenso a quando lo andavo a vedere in costruzione e gli giravo intorno con lo scooter”.

Etta work in progress al Riviera

I ricordi del vecchio Ballarin fanno lo stesso effetto a tutti, uomini e donne. Trovato e mai più lasciato il suo posto in Curva Nord, e dopo aver collezionato altrettante emozioni (seppur sofferte), un ricordo indelebile è sempre quello legato al Derby Ascoli- Samb del ’75 . “Lo avevano annunciato come Derby della camomilla garantendo massima sicurezza ad intere famiglie. Non scorderò mai i volti terrificati dei miei parenti di ritorno dal del Duca a fine partita”. Ricordiamo infatti che invece della camomilla vennero lanciate dagli ascolani in curva ospiti arance con le lamette.

Etta e Cristina allo stadio

Dall’amore per i colori si forgiano grandi amicizie. Quella di Cristina ed Etta è di orgoglio rossoblu condiviso in centinaia di partite con gli stessi rituali e altrettante trasferte, come quella a Manfredonia nel 2007: “la trasferta è amicizia, è vivere un viaggio con la caffettiera sull’autostrada e improvvisare un pic-nic vista mare“.

Le donne rossoblù sono come tutte le mamme premurose e attente. Come dice mamma Etta: “sono orgogliosissima dei miei figli e della loro passione. So come muovermi, mi affaccio sempre a dare un’occhiata quando trovano il loro posto – si staccano quando vedi che iniziano a divertirsi lontano da te“. Sono donne forti la cui energia trova massima espressione sui gradoni di uno stadio, questo è ciò che le differenzia dalle altre. “La Samb rappresenta per me quel legame profondo con la mia città e che oltre ad appartenere alla mia famiglia fa parte di me come donna e sambenedettese”.

Etta e Terri

Da amore nasce amore e dopo il primogenito anche la piccola di casa viene travolta dalla passione rossoblù.

Terri ricorda già da piccolissima i genitori tornare a casa senza voce cantando ancora i cori dello stadio. E’ cresciuta con i racconti delle mille trasferte come fiabe dove le principesse, coperte da una sciarpa, sventolavano bandiere rossoblù. “Quando andarono a Gallipoli per due giorni io restai a casa ma ricordo di essere stata più emozionata di loro e sapevo che prima o poi sarei partita anch’io”. “Il ricordo più bello è senz’altro la trasferta a Genova dove, con il pretesto della partita, ci fermammo 4 giorni. Partimmo con un pullman da 50 persone, tutti amici e parenti, visitammo le Cinque Terre e la domenica andammo allo stadio“.

Etta, Terri, Franco Parma 2002

I bambini non dovrebbero assistere a scene di violenza, nè allo stadio nè in altri posti ma è pur vero che ognuno ha le sue tradizioni con le quali insegna il rispetto ai propri figli e la nostra giovane tifosa, nonostante il brutto ricordo degli scontri di Samb-Genoa, continua a gridare sempre più forte sul suo gradone. La Samb fa e farà sempre parte di me e della mia famiglia”.

Analogo destino per Melissa che fa il suo ingresso nei distinti in un Samb-L’Aquila del 4 maggio 2003, ad 8 anni. Quel giorno cadde dalla transenna della Nord Massimo Cioffi, davanti agli occhi di migliaia di persone. Di quella giornata sconvolgente però Melissa ricorda un particolare degli avversari: “Dopo la caduta di Cioffi, gli Ultras dell’Aquila ritirano lo striscione e la cosa mi colpì molto. Mi sembrò un gesto di rispetto“. Senza saperlo, le storie da stadio che gli raccontava babbo Claudio, uniti a questa esperienza, avevano già fatto scattare in lei una visione più intima dello stadio, la cosiddetta mentalità.

Dina Ceccarelli

C’è inoltre chi dello stadio non può proprio farne a meno, come la grandissima tifosa rossoblù Dina che sotto la pettorina gialla nasconde un grande cuore rossoblù. E’ difficile nel suo ruolo gestire le emozioni sui gradoni ma, in un modo o nell’altro, non si perde una partita da oltre 15 anni.

Iniziata anche lei nelle glorie del Ballarin i suoi primi ricordi sono attaccati ad una rete all’età di 8 anni (linea di centrocampo) prima di arrivare con gli amici nella Sud tra le file della Fossa Marinara: “Come tifosa sono orgogliosa di essere cresciuta con i grandi che hanno portato avanti la curva. Ricordo con forte emozione tra tutti Nando Fares in una trasferta a Ferrara dove restò a petto nudo per tutto il viaggio”. Per lei, come per tante altre, la Samb non è mai stata una questione di categoria ma un bene da preservare. Si prova sempre un po’ d’invidia per quel luccichìo che sa di cose antiche che compare negli occhi di chi pronuncia il nome del vecchio e glorioso stadio F.lli Ballarin: “Del rogo sarà indelebile il ricordo di un ragazzo, Paolo, che mi sollevò da terra prima che finissi inghiottita dalle fiamme. Avevo 15 anni ma non ho mai dimenticato il suo sguardo e all’incirca 20 anni dopo l’ho rincontrato in Curva Nord concedendomi l’onore di ringraziarlo e abbracciarlo. La Samb ha senza dubbio segnato il mio destino”.

Carla e Maria Teresa

Maria Teresa Napoleoni di 23 anni e Carla Bisirri di 21, due giovani donne sambenedettesi. Infimo destino nel giorno più sbagliato fa capolino tra le fiamme e rovina la storia. “Tradizione è custodia del fuoco, non adorazione della cenere” ci ha ricordato la Nord quest’anno e questo ci fa pensare al sorriso di Maria Teresa che dalle foto sui giornali ha accompagnato i racconti di migliaia di sambenedettesi. Una tragedia che aprì gli occhi sul mondo degli stadi da una prospettiva sbagliata.

Per i sorrisi commossi dietro ai racconti, per la voglia di giustizia irrefrenabile, per onorare la memoria di chi quel giorno, come successo a tante di noi la prima volta, ha amato prima ancora il pensiero di quei gradoni e quei colori, è giusto tornare a guardare dalla giusta prospettiva. Tante sono le donne che vivono una vita da stadio ma quelle rossoblù, come molte altre di loro, sono da sempre motivo di orgoglio per la loro città e questo le rende uniche nel loro genere. La Samb per le sue tifose è tutti i giorni, è voglia di parlarne ovunque e con chiunque, voglia di trasmettere e condividere le emozioni. E’ ritrovarsi in un bar con un caffè a raccontare la propria vita perché, non importa l’età, concordano tutte che quella che viviamo è pura follia. Chi per amore, chi per tradizione o chi per semplice folklore, le donne che hanno la possibilità di vivere lo stadio a 360° prepareranno panini per la trasferta e lasceranno spesso la tovaglia apparecchiata per scappare via allo stadio senza mai dimenticare la sciarpa.

Domenica la nostra Samb non scenderà in campo ma il pensiero è sempre fisso e poiché “Noi saremo SEMPRE insieme a te” darò voce alle donne Ultras, quelle del terzo e quarto gradone.

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