In occasione della feste delle donne, Giada Pignotti dà voce alle tifose della Sambenedettese (seconda parte)
Di Giada Pignotti.
Passata la Festa della donna, coloriamo di rossoblu questa domenica di sosta con le storie e la passione di tutte quelle donne che vivono la Samb a 360°.
Il popolo rossoblu non ama aspettare, anche se la storia ci insegna ben altro. Lo sa bene Samuela, che non ha abbandonato i gradoni neanche al nono mese di gravidanza. “Ho ancora in mente com’era difficile salire sui gradoni quando aspettavo i gemelli e quanti provarono a fermarmi. Ricordi bellissimi!”. Come quando ci lascia immaginare il suo momento più intimo mentre, con le note di un dolce coro (“e tutta Italia attraverserò, sempre con te Samba sarò..”) canta la ninna nanna ai suoi bimbi.
La domenica senza Samb è passare il sabato sera sotto la Nord e dare uno sguardo malinconico, con le mani che fremono e il cuore che scalpita. Ma quando la Samb non gioca resta la passione. Come per Vera che, appassionata fin da bambina al gioco del calcio, non si perde una partita di qualsiasi categoria. Gazzetta ufficiale della Nord, durante la partita ,e “zia” per tutti con i fazzoletti sempre in tasca . Arriva al Ballarin all’età di 8 anni ed è immediato il colpo di fulmine: dalla tribuna col papà agli amici in curva, muove i suoi primi passi nel vecchio stadio per imparare poi a muoversi sui gradoni del Riviera. “Lasciare il Ballarin fu come cambiare casa, da bambino vivi male questo cambiamento perchè passi da un’atmosfera raccolta e familiare ad uno stadio grande e freddo.” Resi suoi quei nuovi gradoni, con l’era Gaucci iniziano le prime battaglie e le prime vere trasferte. E’ anche in quel periodo che arriva al suo fianco la sorella più piccola, Patrizia, braccio destro di mille avventure.
Patrizia deve i suoi primi ricordi ai Baldi Giovani, alla stima per l’Onda d’Urto e l’orgoglio di entrare a far parte di 1977. La mentalità Ultras ha trovato in lei terreno fertile, tanto da spingerla a sposare la curva. Moglie del “folle a petto nudo”, non nasconde il suo orgoglio per questo amore: “non è facile perché sei sempre sotto gli occhi e le critiche di tutti. Ma quando ci sei dentro e vivi le loro stesse emozioni, combatti le loro stesse battaglie, non t’importa di quello che dicono perchè alla fine contano i fatti. Quando, ad esempio, ci siamo ritrovati in 17 a Potenza o siamo andati a Roma il giorno del fallimento, solo chi è lì con te può capire le follie d’amore”.
Due sorelle Ultras per nulla uguali: una bionda, con il cuore rossoblu a forma di pallone e l’altra mora, con il cuore a forma di bandierone. Travolte dall’amore per i colori in modi differenti, hanno trovato il loro posto insieme sugli spalti. “I nostri genitori sanno che la domenica non ci siamo e sono orgogliosi della nostra passione”. Condividono entrambe le regole “non scritte”, quelle etiche o morali o addirittura sociali, che dir si voglia, dello stadio: il cambio d’ abiti è sempre in macchina, pronto per ogni evenienza, e si va a dormire presto se c’è una trasferta lunga da affrontare il giorno dopo. “Vivere lo stadio guardando le spalle ai ragazzi è sempre una grande responsabilità. Per questo tante volte siamo andate da sole, per evitare problemi a noi e loro. Non abbiamo paura di trovarci in mezzo agli scontri anche perché è difficile trovarcisi”. Autonome ed indipendenti, sanno allontanarsi dai guai per non complicare la situazione pur restando sempre nei paraggi pronte a soccorrere i loro uomini.
Le Ultras macinano chilometri e non importano gli impegni della settimana: quando la Samb chiama, le donne rossoblu rispondono. E’ il caso di Eleonora che, approdata al Riviera con la mamma all’età di 4 anni, ha seguito e lavorato accanto ai gruppi centrali della curva nel corso degli anni: “Ricordo i mesi in cui ho preparato gli esami pitturando la Nord con il primo Tempio del Tifo o quante volte ho fatto tardi per aiutare i ragazzi a scrivere gli striscioni. Mi dispiace che mio figlio non potrà rivivere l’Onda d’Urto e quelle emozioni che hanno accompagnato un’era”. Anche lei come donna condivide quel rigore imposto negli stadi, riconoscendo le difficoltà legate a questo mondo. “Nel contesto della curva non vedo la differenza tra uomo e donna, devi saperci stare. Sai quando è il caso di andare tutti insieme o quando fare macchine separate“.
La vita da stadio l’ha portata a stringere grandi amicizie con Civitanova, Rimini, Monaco e Roma: “è bellissimo vivere le altre curve perchè condividere la stessa passione, seppur con colori diversi, ti fa sentire a casa”. Quella con i civitanovesi è un’amicizia lunga più di trent’anni, consolidata dentro e fuori lo stadio.
Come dice Fabiana: “inizialmente è una passione condivisa, poi diventano vere e proprie amicizie perchè la vita da stadio è una predisposizione della persona, uno stile di vita.”
Il suo amore per la Samb nasce con il suo amore per un Ultras: “siamo io, lui e la Samb da 14 anni. La trasferta più bella per me è quella a Salerno nel 2005: perdemmo 5-0 ma cantammo ininterrottamente per 90 minuti tanto che i salernitani ci applaudirono a fine partita”.
Anche lei collaboratrice di tante coreografie e stendardi, come quello di Curva Nord 12 fatto in cantina: “Del periodo che passammo ai distinti, la parte più divertente era stare vicini alla curva sud quando c’erano belle tifoserie, quante ne succedevano!“. Il romanticismo, per chi cresce allo stadio, è scrivere una frase d’amore su uno striscione, colorare la casa di rossoblu o cantare insieme abbracciati alzando la sciarpa.
Come Fabiana anche Ambra si è innamorata della Samb grazie al suo compagno di vita. Da dieci anni insieme, da 8 non si perde una partita: “prima non conoscevo questo mondo e all’inizio della nostra storia lo andavo a riprendere fuori la Nord a fine partita. Ma dalla prima volta che sono entrata in curva non sono più riuscita a farne a meno“. I suoi ricordi più belli sono legati alle trasferte e alle amicizie, in particolar modo quella con gli Ultras del Friburgo. “Dallo stadio alla vita siamo diventati come una famiglia, e ogni volta che possiamo c’incontriamo ed è sempre una festa”. E’ inevitabile dunque l’orgoglio che traspare dagli sguardi di queste Ultras menter raccontano delle amicizie consolidate negli stadi nel corso degli anni.
A San Benedetto la Samb è una malattia e a dimostrarlo sono i numeri: su 1500 abbonamenti, 30% è ridotto donna. Alle donne rossoblù non piace apparire, ma sorvegliare dietro le quinte. Sono orgogliose di far parte di quegli irriducibili che, nonostante le mille delusioni, non hanno mai smesso di seguire la Samb. Sono le stesse che durante la settimana vanno in ufficio con la ventiquattrore e la domenica sventolano la sciarpetta; quelle che, svestiti i panni di dolci educatrici, vestono quelli di Ultras con felpa, cappuccio e bandiera alla mano. Quelle sempre presenti, dal terzo e quarto gradone.