“E se sentirai cantare sempre più stanno arrivando i rossoblu!“.
Come si può spiegare ad un osservatore esterno che una partita pressochè inutile, disputata a chilometri di distanza e sotto un sole insopportabile può regalare emozioni da pelle d’oca?
Certo, si può tentare aggrappandosi alla fama dell’avversario, alla “storia” dello stadio, alla felice ricorrenza di una delle più belle trasferte di sempre, ma per qualunque essere umano sano di mente una domenica di fine campionato coincide con due semplici parole: mare e relax. Già, ma qui non si parla di gente sana di mente. Alle ore 9 circa di domenica 22 maggio 1100 “malati di Samb” sono partiti alla volta di Parma con i mezzi più disparati.
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C’è chi parte in macchina, già smanioso di godersi le infinite tentazioni culinarie dell’Emilia Romagna; c’è chi, studiando nella “Dotta Bologna”, attendeva con ansia una trasferta al Nord per muoversi con un treno regionale; infine, c’è chi non ha resistito al fascino del viaggio in pullman.
Grazie all’impegno dei soliti “addetti alla logistica” in poche ore l’Associazione mette in piedi 3 autobus per 190 posti totali. I cornetti offerti dal bar Soriano e dalla pasticceria Giuliani stuzzicano l’appetito, ma il titolo di miglior compagno di viaggio se lo aggiudica il Caffè del Marinaio. In ogni trasferta l’entusiasmo del viaggio d’andata è pratica scontata: dai cori in pullman all’esuberanza in autogrill, fino all’arrivo allo stadio.
L’attesa del fischio d’inizio è un mix di desideri e sensazioni: il confronto sul campo incuriosisce il pubblico, ma quello sugli spalti ci fa gonfiare il petto e scaldare le ugole. In palio non c’è la Poule Scudetto, ma la consapevolezza di poter fare la differenza anche su gradoni di Serie A.
Tutta l’adrenalina accumulata per giorni e giorni si scarica improvvisamente all’ingresso in campo delle squadre: la curva di casa e quella ospite danno vita ad una battaglia di cori da mozzare il fiato: botta e risposta da una parte e dell’altra, nessuno arretra di un centimetro.
Come in un match di boxe, l’impeto iniziale lascia spazio allo studio reciproco: in curva il gran caldo si fa sentire impietosamente e senza tamburo serve più attenzione del solito per mantenere il tifo coeso e vibrante. In campo Guazzo e compagni si portano avanti di due reti; sugli spalti si alternano momenti di sordina a grandi prestazioni.
L’intervallo, in partite come queste, è manna dal cielo: le birre del bar alleggeriscono il portafoglio e la stanchezza, ma non è ancora tempo per riposarsi: c’è una partita da recuperare.
A volte basta davvero poco, specialmente in una tifoseria umorale come la nostra, per accendere la miccia del grande tifo. Tutti seduti, ha inizio la liturgia preferita delle ultime celebrazioni rossoblu. “E la mia vita è, è sempre accanto a te” prima sottovoce, poi in un crescendo ritmato, infine esploso in un boato assordante: la Curva Nord comincia a ballare la Samba!
L’effetto Sambodromo supera le barriere e rinvigorisce i giocatori in campo: prima Conson accorcia le distanze, poi Titone, a tempo quasi scaduto e con un uomo in meno, si guadagna e trasforma il rigore dell’incredibile pareggio. Il pubblico di casa è ammutolito, il settore ospiti in festa.
Dal triplice fischio al ritorno a San Benedetto la domanda è una sola: “che cosa abbiamo combinato?”. L’ottimo numero di tifosi poteva lasciar presagire alcuni momenti di buon tifo, ma l’atmosfera elettrica vissuta al Tardini ha superato ogni più rosea previsione.
E’ impossibile prevedere da oggi come sarà il ritorno della Samb tra i professionisti, ma una cosa è certa: il pubblico rossoblu è affamato di grandi sfide e di importanti trasferte. Non conta il risultato, non conta la distanza nè la forza dell’avversario: ciò che fa la differenza è l’orgoglio di sostenere ovunque e comunque quei due colori magici, che ci fanno venire i brividi…
“C’è un amore che non muore mai, più lontano degli Dei, a sapertelo spiegare che filosofo sarei!” (Baustelle, Gli spietati).