Giacomo Ridolfi (spiegato bene)

Dal sogno del professionismo al rischio della scomparsa, Ridolfi ha vissuto una storia parallela alla Samb. Si rilanceranno insieme?

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – “Ridolfi? Preso“. Con una sola parola il presidente Fedeli ha ufficializzato l’arrivo di Giacomo Ridolfi, che – come confermato dal dg – inizierà il ritiro coi rossoblu. La storia del centrocampista marchigiano parte con premesse importanti: a soli 17 anni è titolare fisso della Vis Pesaro (29 presenze e 1 gol), con prestazioni che lo rendono irrinunciabile a prescindere dalle regole sugli under. Dopo tre anni di alto livello (89 presenze e 7 gol, 5 dei quali il terzo anno) il centrocampista – seguito anche dalla Juventus – passa al Carpi, in serie B.

Sembra l’inizio di una bella carriera, ma gli strascichi dell’esperienza a Santarcangelo (6 presenze in un anno, e il coinvolgimento nell’inchiesta Dirty Soccer) lo rigettano drasticamente nel dilettantismo, col rischio di scomparire. Dopo una richiesta di squalifica per quasi 4 anni, il giovane calciatore è stato riabilitato dalla giustizia sportiva, che ha riconosciuto solo l’omessa denuncia, comminandogli otto mesi di squalifica (giusto in tempo per giocare la prossima stagione).

A 22 anni Ridolfi sembra essere già alla sua seconda vita, con tanti rimpianti per quello che poteva essere già prima. Del resto, quando riesci a prenderti in mano il peso (tecnico e psicologico) di una squadra di Serie D già a 17 anni (con la 10 sulle spalle) qualcosa deve pur significare. Il centrocampista vissino è uno di quei talenti precoci e comunque utili, capaci di abbinare l’enorme qualità tecnica a doti psicologiche e tattiche da veterano.

Nonostante il fisico ordinario (1.75 per 70 kg), il centrocampista non teme l’impatto fisico con gli avversari: ha molta forza nelle gambe, è solido nei contrasti ed efficace anche nella ricezione spalle alla porta. Capacità che gli permettono di giocare indifferentemente in tutte le posizioni di centrocampo: nel corso della sua (breve) carriera il 22enne ha giocato davanti alla difesa (a 2 o 3), mezzala e  trequartista, mostrando di sapersi adattare al gioco breve e nei lanci lunghi.

Palla a piede Ridolfi è freddo e maturo, ha le qualità per tenere palla ma anche la malizia per liberarsene al momento giusto. A differenza di tanti pari età non ha timore di giocare in spazi congestionati, e non rinuncia mai alla verticalizzazione. Le giocate del classe ’94 non sono mai banali, e l’idea è sempre quella di creare un vantaggio di campo, anche a costo di prendersi dei rischi.

Ridolfi riceve un appoggio in mezzo a una selva di avversari: si ferma, aspetta l’avanzamento dei compagni, finge il cambio di gioco e invece verticalizza, mettendola precisa sul petto del compagno (neanche fosse un tirassegno)

Quella qui sopra è Civitanovese – Vis Pesaro, finita 4 a 0 per i biancorossi. In quella partita (come in tutto il campionato) Ridolfi (allora 19enne) batte tutte le punizioni ed il primo riferimento per il possesso in mediana. A fine gara mette a referto due assist: il primo su calcio piazzato, dove disegna una traiettoria morbida, insidiosa e precisa; il secondo arriva dopo aver attirato tre avversari su di sé al solo scopo di liberare il filtrante verso la punta.

Così maturo così presto, negli anni Ridolfi è riuscito a confermarsi, maturando le scelte e i tempi della giocata. Gli otto mesi non ne hanno atrofizzato le qualità migliori, che restano cristalline. Lo ha dimostrato nell’ultima annata a Pesaro, dove è tornato in seguito alla squalifica.

Pur giocando a singhiozzo (solo 18 gare, 8 da titolare), quest’anno il centrocampista è stato un tassello fondamentale nella salvezza della Vis. Su tutti, l’azione che ha deciso la partita col Giulianova, lo scorso 13 dicembre. In quel momento i biancorossi boccheggiavano sul fondo della classifica, ed erano fermi sul pari con gli abruzzesi. Un pareggio al Benelli avrebbe rappresentato l’ennesima occasione persa di un campionato iniziato malissimo.

In pieno recupero Ridolfi riceve palla sulla linea laterale sinistra: tocco di esterno a saltare un avversario, controllo e cross perfetto per Falomi, che segna il 2 a 1.

La grandezza di Ridolfi si consuma in momenti come questo, situazioni in cui tanti si fanno prendere dalla foga e vengono affossati dallo stress della partita. Anche quando tutti sembrano in affanno, il centrocampista riesce sempre a ritagliarsi lo spazio per cambiare (e spesso decidere) la partita. Lo sanno bene i tifosi rossoblu, che – nel 2013 – si videro sbattere in faccia il suo talento nella sanguinosa sconfitta di Pesaro.

Con le due squadre ferme sullo 0-0 il centrocampista (allora 18enne) riceve un appoggio laterale a metà campo, resiste alla carica di Santoni e avanza sulla trequarti, mandando fuori traiettoria Carpani e Djibo con un cambio di direzione; arrivato alle porte dell’area fa sbilanciare Ianni con un’altra finta di corpo e anticipa Marini colpendo con l’esterno destro: il tiro non è preciso, ma sulla respinta è il più sveglio.

Una rete che deve la sua riuscita a due rimpalli, gestita in modo così elegante da sembrare tutto un piano malefico, impreziosito dal tocco sotto che chiude l’azione.

Non tutti ricordano questo gol, probabilmente; se non altro per il potenziale cataclisma in cui poteva trascinare la Sambenedettese (in quel momento in corsa per il primo posto contro un imprendibile San Cesareo). Certo è che tutti vorranno vederne altri, d’ora in poi.

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