Il capitano rossoblu ha trovato poco posto da titolare, ma si è rivelato uno dei protagonisti della promozione
SAN BENEDETTO DEL TRONTO – In ogni squadra, in ogni campionato, in ogni torneo c’è un giocatore feticcio, un ipotetico game changer capace di colpire l’immaginario dei tifosi, che lo vorrebbero sempre in campo.
Un giocatore d’estro “che il mister non capisce”, una bandiera “che sicuramente è meglio di quello nuovo”, o uno specialista “che ora ci servirebbe proprio”: questi viene invocato in ogni momento della partita, non appena risultato e prestazioni non rispettano le aspettative del tifo.
Quest’anno, quel giocatore è stato Marco Pezzotti. Il centrocampista rossoblu rappresenta tutte queste nature, e nessuna di esse: estroso, ma ben utilizzato dal mister; capitano, ma al suo primo anno a San Benedetto; bravissimo al cross, ma capace di fare tutto.
Dopo il passaggio al 4-3-3 il suo contributo da titolare è stato soffocato dalla grande stagione di Titone, a sinistra, e dall’esigenza tattica di avere un giocatore come Palumbo sulla destra. Nonostante tutto l’esterno è riuscito a mettere insieme 28 presenze: che sia da titolare o a gara in corso, terzino o esterno, nel 4-4-2 e nel 4-3-3, Pezzotti è riuscito a dare sempre il suo contributo, quel quid in più che permette – in ogni caso – di dire qualcosa sulla sua prestazione.
Nell’ultimo campionato si è trovato in una situazione particolare: nonostante i tentativi di una certa stampa il giocatore si è rivelato assolutamente impermeabile alle polemiche, concentrato sempre e comunque sul campo. A campionato vinto, la squadra invade la tribuna stampa cantando che c’è “Solo un capitano”. Pezzotti fa un ingresso regale, con una scopa in mano, e spazza via dal tavolo “tutte le ca***te dette dai giornalisti da agosto a oggi“, a dimostrare che la lingua – se l’ha trattenuta – l’ha trattenuta contro chi gli dava dell’insofferente.
Questa umiltà revanscista, che rivendica con forza il bene maggiore, caratterizza ogni ambito del suo essere giocatore e uomo. Un atteggiamento che l’ha posto in profonda empatia col tifo più consapevole, quello che – pur esultando per le vittorie – ricorda che la serie D è solo una fase di passaggio. Ogni partita, ogni vittoria, è vissuta da Pezzotti – e dai tifosi – in maniera utilitaristica, come un passaggio intermedio per cose più importanti.
In un mondo come quello del calcio (che tende a mitizzare ogni cosa) Pezzotti si è rivelato di un realismo irrefrenabile: ogni buona prestazione è “il suo dovere“, ogni gol “bello perché utile alla squadra“. Questa condizione si traduce anche in campo: le sue giocate sono sempre prive di fronzoli, essenziali, al rifugio da qualsiasi vanità.
Quello che – secondo Pezzotti – è il suo gol più bello, è anche quello che ne compendia al meglio le caratteristiche. La Samb è sopra di un gol e due uomini contro la Jesina, ma non riesce a chiudere la partita. A 10′ dalla fine, Montesi controlla sulla destra e appoggia per Barone: dopo altri 14 passaggi i rossoblu riescono finalmente ad arrivare a Titone, che fallisce la percussione: la palla arriva a Pezzotti.
Quello che i compagni – troppo arzigogolati – non avevano raggiunto nel minuto precedente, lui lo fa in una frazione di secondo: stop e tiro, palla sotto l’incrocio e partita chiusa.
Situazione simile in occasione della partita contro l’Olympia Agnonese, nel finale di campionato: azione insistita dei rossoblu, che provano a buttarla in area con Barone; Sorrentino viene anticipato, ma sulla respinta arriva Pezzotti: l’esterno si coordina in una frazione di secondo e spara un sinistro imprendibile, che brucia Leuci. Due a zero.
In entrambe le occasioni si è fatto trovare nel posto migliore dopo la ribattuta degli avversari, mostrandosi per nulla esitante a sbattere la palla in porta. L’esterno rossoblu è questo: un flusso continuo che accelera rapidamente, con grande efficacia e nessun preavviso.
Pur giocando meno dei titolarissimi, è stato tra i giocatori più impattanti del campionato. Dei suoi sette gol solo uno è stato la prima marcatura (contro la Fermana, 3-3), ma tutti gli altri sono stati decisivi: quelli di Pezzotti sono stati i gol della sicurezza, lucchetti balistici che hanno messo in sicurezza le partite più difficili e probanti.
Le premesse della prossima annata sono diverse: senza l’obbligo degli under l’esterno potrà giocarsi le sue carte alla pari con i compagni, certo di poter dare un contributo in qualsiasi zona di campo – in linea coi difensori, i centrocampisti e gli attaccanti. Se Palladini dovesse fare scelte diverse cambierà poco: dal 1′ o a gara in corso, Pezzotti continuerà a fare la differenza.