Samb-Parma: piccolo risultato, grande partita

Contro il Parma i rossoblu giocano una grande partita, ma alcuni episodi costano il pareggio


SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Dopo aver giocato solo contro squadre neopromosse (Gubbio, Forlì, Fano) o in lotta per la salvezza (Mantova, Maceratese), i rossoblu avevano il compito di confermarsi contro la corazzata Parma, una delle principali competitor per la vittoria del campionato.

Il piano del Parma

Dopo un inizio di campionato giocato sempre 3-5-2, Apolloni ha approfittato dell’assenza di Coly per passare al 4-4-2, con Nocciolini ala destra e Ricci a sinistra. In fase di possesso la squadra gioca in modo asimmetrico, ma segue gli stessi principi base visti col vecchio modulo: sfruttamento delle fasce e occupazione dell’area con più uomini possibili.

Pur partendo dalla destra Nocciolini taglia spesso verso il centro, sia palla al piede (per tentare la conclusione o scambiare coi compagni) che quando la sfera è sul lato opposto (per raccogliere eventuali cross). Sulla sinistra Ricci è più conservativo, mantiene maggiormente la posizione e si limita ad un lavoro di supporto per Nunzella, in costante proiezione offensiva.

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Qui Calaiò viene incontro per giocare palla, mandando in tilt il centrocampo di casa. Nocciolini taglia dentro, Ricci – che aspettava un cross – si era già buttato a centro area. Notare la posizione alta di Garufo, terzino destro

Il lavoro difensivo dei rossoblu

Nonostante il cambio di modulo, gli uomini di Palladini coprono bene, rallentando la partenza dell’azione e provando a soffocarla dalla trequarti in poi. Quando i ducali partono da dietro Sorrentino cerca di disturbare la verticalizzazione iniziale, orientando il passaggio sulle fasce: quando la palla finisce ad uno dei due terzini i rossoblu accorciano il campo con l’esterno (che attacca l’avversario), la mezzala (che copre il passaggio centrale) e Sorrentino, che marca il giocatore più vicino per non lasciare un appoggio sicuro.

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Il blocco centrale ospite

Questo lavoro permette ai rossoblu di conquistare rapidamente il possesso, costringendo il Pama a una partita molto specultativa. In fase di non possesso il 4-4-2 dei ducali è molto compatto e stretto: Lucarelli e compagni cercano – essenzialmente – di lasciare il gioco sulle fasce, consci della superiorità fisica a centro area.

I rossoblu non si scompongono, e sin dai primi minuti cercano di lavorare ai fianchi degli ospiti: dietro i due centrali più Di Filippo (stretto) gestiscono il primo possesso insieme a Berardocco, formando un rombo capace di eludere la pressione dei due attaccanti. Con Pezzotti che sale sulla sinistra, a destra è Sabatino a dare ampiezza, permettendo a Mancuso di tagliare dentro.

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Questo posizionamento a svuotare il centro garantiva comunque diverse soluzioni di superiorità numerica, subito sfruttate: al 3′ Di Massimo salta Garufo e mette dentro per Sorrentino (debole), al 5′ – su un’altra palla allargata a sinistra – Pezzotti tenta la botta dai 35 metri, ribattuta da un ottimo Zommers – che si ripete anche su Sabatino.

Al 16esimo i rossoblu capitalizzano: altro cambio rapido di fronte, da destra a sinistra: Sabatino serve di prima Lulli, la cui rovesciata diventa buona per il tap-in di Mancuso.

Subito lo svantaggio i gialloblu iniziano ad alzare il baricentro, sia nel pressing – andando a prendere i difensori sin nella propria metà campo – che palla al piede, con i due terzini molto più aggressivi. I due attaccanti vengono sollecitati più continuativamente, molto più sollecitati (soprattutto Calaiò, che spesso indietreggiava per scombinare le linee difensive rossoblu). Dopo due occasioni su calcio piazzato (Lucarelli e Calaiò) e i tentativi falliti dalla Samb in contropiede, i parimigiani pareggiano: cross in mezzo per Evacuo e rimpallo addosso a Radi, con palla che diventa buona per Nocciolini.

Il cambio di passo

Nella ripresa ci si aspetta un ritorno all’attacco del Parma, e invece ci sono solo i rossoblu: per affrontare la linea a quattro degli ospiti Palladini mette un uomo in più nell’attacco posizionale della squadra, alzando la posizione di Pezzotti e stringendo i due esterni d’attacco, con Sabatino ancora più largo a destra.

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Mancuso e Di Massimo si propongono stretti, tra le linee; Sabatino è largo a destra, Pezzotti sale a sinistra. Dietro continua il rombo di possesso con Di FIlippo stretto e Berardocco davanti ai tre dietro

Già da inizio ripresa il Parma è sempre meno compatto, e i rossoblu hanno l’opportunità di lavorare negli spazi centrali, con i due esterni stretti e posizionati tra le linee. Nei primi minuti i rossoblu mettono grande pressione ai parmigiani, e dopo 9 minuti sono già tornati in vantaggio: azione insistita dai rossoblu e palla a Mancuso, che appoggia a Lulli; il centrocampista riceve il pallone un po’ sotto, è costretto a indietreggiare, ma risolve sparando un siluro all’incrocio.

Il ritorno del Parma

I rossoblu riescono a mantenere le fila del gioco per metà secondo tempo, appoggiati all’irrefrenabile agonismo di Sorrentino. Col passare dei minuti la squadra di Palladini cala fisicamente, e il Parma – che inizia a giocare sempre più in verticale – costringe i padroni di casa ad abbassare il baricentro.

Nell’area dei rossoblu iniziano a piovere decine di cross, e le occasioni aumentano: al 64esimo Mori è costretto a salvare il vantaggio con un super intervento su Guazzo, al 69′ Frison blocca sulla linea una punizione di Lucarelli. A 10′ dalla fine Palladini inserisce un centrale (Ferrario) al posto di un esterno alto, decidendo di castrare definitivamente le possibilità di andare in contropiede (comunque scarne) per avere più centimetri in mezzo all’area.

Decidere la bontà o no della scelta è impossibile: due minuti dopo Radi colpisce Guazzo a palla lontana, guadagnandosi rosso e rigore contro: il gol di Calaiò chiude – essenzialmente – le danze, suggellando un pareggio che lascerà molto da cui parlare.

Dopo una partita giocata così bene e conclusa così male, la tentazione di ridurre tutto ad un episodio è forte. In casi come questo la dietrologia è calda e rassicurante, uno strumento capace di colmare senza sforzo la distanza tra meriti e raggiungimenti.

La verità – la triste, banale, insoddisfacente verità – è che la gomitata c’era (leggerissima, trascurabile, ma c’era), così come il secondo giallo a Lulli. La direzione (pienamente insoddisfacente, ma non per questi episodi) è stata influenzata dalla maggiore malizia dei parmensi, e la poca lucidità dei rossoblu.

Il tifoso ha tutti i motivi di essere paradossale, specie se lo è anche il suo presidente. Tra verosimile e assurdo si sceglie sempre la seconda opzione: tra un arbitro impreparato e uno in malafede i tifosi credono sempre di più al secondo, nonostante Fourneau – pochi minuti prima di fischiare quello su Radi – abbia negato un rigore molto più spendibile a Calaiò.

Più che lamentarsi dell’arbitro sarebbe giusto riflettere sulla gestione – mentale e tattica – della gara. Questa partita ha mostrato le potenzialità ad alto livello dei rossoblu, e quello che manca per restarci; dare la colpa all’arbitro per i propri errori significa non farne tesoro, e questo sarebbe un peccato ancora più grave del rigore di Radi.

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