La storia e le idee di Sanderra

Alla scoperta del nuovo allenatore dei rossoblu

“Il re è morto, viva il re”. A poco più di 24 ore dall’esonero di Palladini la Sambenedettese ha annunciato l’ingaggio di Stefano Sanderra, ex allenatore (tra gli altri) di Viterbese, Catanzaro e Latina. Il classe ’67 è stato voluto fortemente dal direttore generale Andrea Fedeli, e – insieme al fratello Luca, probabile vice – ha firmato un contratto di sei mesi.

Come spesso accade, i giudizi sull’allenatore hanno preceduto l’ufficialità stessa dell’arrivo: oltre a raccogliere la (pesante) eredità di Palladini, il tecnico romano dovrà rilanciare se stesso e la squadra, dimostrando che le ultime esperienze (a Catanzaro, Salerno e Viterbo) sono stati incidenti di percorso.

La storia

Fare l’elenco del palmares e il conto degli esoneri, per spiegare un allenatore, è sempre sbagliato. La carriera di Sanderra è l’esempio concreto di quanto – nella carriera di un tecnico – contino i momenti.

Dopo un esordio strepitoso (vittoria del campionato di Serie D, a 30 anni, ne L’Aquila) Sanderra si è confermato come un allenatore di vertice in Serie D, arrivando quarto con l’Isernia e secondo col Potenza. Nel 2001 l’allenatore romano porta il Frosinone in C2, ma l’anno successivo – alla sua prima possibilità tra i professionisti – viene esonerato a 9 partite dalla fine, nonostante una classifica tranquilla.

Dopo alcune esperienze in Serie D (e la vittoria di un campionato Juniores) arriva il miracolo Latina: nel 2011 Sanderra porta la squadra (ripescata dalla D) alla vittoria del campionato di C2, l’anno seguente si dimette, ma viene richiamato due volte: nel 2012 salva la squadra ai playout, l’anno successivo la porta a vincere i playoff.

Sembra il suo trampolino per il calcio che conta, ma l’ennesima non riconferma lo porta a Salerno (dimissioni dopo due pareggi nelle prime due) e a Catanzaro, dove viene esonerato ad una giornata dalla fine nonostante la salvezza già raggiunta. Situazione complicata anche a Viterbo, dove inizia con una sconfitta e tre pareggi consecutivi, e viene esonerato dopo la prima vittoria.

Le idee

Nonostante sia definito un “dicepolo di Zeman“, l’allenatore romano ha una sua personale idea di calcio, che si avvicina al boemo per alcuni aspetti (gioco verticale, attenzione alla condizione fisica) e se ne discosta per molti altri. Nel corso della sua carriera Sanderra ha utilizzato un po’ tutti i moduli, preferendo – generalmente – il 4-4-2 e il 4-3-3.

La vicinanza a Zeman si vede soprattutto nella fase offensiva: le squadre di Sanderra giocano molto in verticale, sfruttando i tagli alle spalle della difesa, e in orizzontale, cercando di occupare il campo in ampiezza per creare situazioni di vantaggio a centro area.

Nei momenti di maggiore pressione la squadra coinvolge cinque, sei giocatori in fase offensiva, ma generalmente le sue squadre hanno un atteggiamento più accorto, cercando di creare superiorità con scambi rapidi o verticalizzazioni improvvise.

Qui il Catanzaro è schierato col 3-5-2: la mezzala scambia con la seconda punta e lancia in verticale per il terzino, liberato dall’uscita del difensore avversario: il cross in mezzo viene chiuso dalla mezzala opposta

Prospettive

Voluto fortemente da Andrea Fedeli, Sanderra ha espresso già l’intenzione di raddoppiare gli allenamenti nella pausa invernale, alo scopo di lavorare sull’aspetto fisico e (soprattutto) valutare i propri giocatori. Il tecnico romano (che ha già allenato Zappacosta e Mancuso, a Catanzaro) verrà immerso in un ambiente nuovo, ma avrà a disposizione una squadra (già così) adatta alle sue idee di gioco.

Dopo alcune esperienze sfortunate in piazze focose, Sanderra ha sei mesi per dimostrare di valere la fiducia di un presidente e una piazza molto esigenti. Non sarà un’impresa facile, ma – per un allenatore soprannominato “Mister Leggenda” – non sarà neanche impossibile.

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