Samb-Pordenone, oltre agli episodi

Samb-Pordenone non si spiega solo con gli episodi


A 15 giornate dall’inizio del campionato, Sambenedettese e Pordenone hanno vissuto almeno un paio di vite calcistiche: i rossoblu hanno cambiato allenatore, squadra e prospettive, trovando nuova linfa con Capuano; i ramarri sono passati da un inizio devastante a un crollo profondo, riscattato dalla prestigiosa vittoria di Cagliari. La partita di ieri era uno snodo importante per entrambe, chiamate a confermare la bontà del loro percorso.

Il risultato finale ha deluso la Samb e non ha soddisfatto il Pordenone, pur mostrando la qualità di entrambe: sotto il diluvio del secondo tempo sono arrivati gol, occasioni perse e proteste, ma oltre ai (tanti) episodi c’è stata una partita vera, che non può essere spiegata solo con un non-fischio nel finale.

Le scelte di Capuano e Colucci

Per la gara del Riviera Colucci ha deciso di confermare in toto la formazione di Cagliari, con Sainz-Maza e Berrettoni alle spalle di Magnaghi; dall’altra parte Capuano ha riproposto il 3-5-2 di Teramo, approfittando dell’assenza di Gelonese per inserire Vallocchia e Bove dal 1′, con Miracoli ed Esposito in avanti.

I neroverdi impostano sin da subito una partita molto accorta, nel tentativo di ridurre al minimo i rischi. In fase di non possesso i tre attaccanti rinunciano al pressing alto per schermare al meglio le giocate verso il centrocampo, con i giocatori sulla catena esterna (terzino-mezzala-esterno) sempre pronti ad accorciare sul lato palla.

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La struttura offensiva della Samb e la fase di non possesso del Pordenone

In fase di possesso la squadra gioca molto in verticale, coi tre attaccanti (molto vicini) pronti a raccogliere palla centralmente per allargare solo quando i terzini sono già in proiezione offensiva, così da poter attaccare la linea rossoblu con 4 o 5 uomini.

La Sambenedettese non si fa trovare impreparata: in fase di non possesso i cinque difensori escono dalla linea solo per affrontare gli attaccanti, mentre il pressing è affidato alle uscite dei centrocampisti rossoblu (aiutati da Miracoli ed Esposito). In questo modo i sambenedettesi riescono a non scoprirsi sugli scambi brevi del Pordenone, garantendo compattezza al centro dell’area.

Il Pordenone riesce a liberare il passaggio verso il centro, ma la Samb chiude bene

Il problema arriva in fase di transizione: i rossoblu recuperano palla molto bassi sul campo, con un terreno molto pesante e poche soluzioni offensive (Miracoli ed Esposito sono molto arretrati, e spesso sbagliano la resa tecnica). Con le assenza di Gelonese e Valente l’unica possibilità di accorciare il campo passa dai piedi di Rapisarda e Vallocchia, anche loro costretti a partire da dietro.

Una partita bloccata

Il Pordenone non riesce a creare pericoli, ma il baricentro basso dei rossoblu permette alla squadra di Colucci di controllare le transizioni senza patemi, costringendo la Samb nella propria metà campo. Col passare dei minuti la squadra di Capuano inizia sfruttare meglio le fasi di possesso, controllando palla coi tre centrali in attesa della salita dei due esterni, cercati coi soliti cambi di fronte.

Per creare superiorità numerica sulla fascia i rossoblu allargano molto le posizioni di Bove e Vallocchia, con Esposito a supporto, mentre l’esterno sul lato opposto accorciava verso il centro per dare manforte a Miracoli. La prima occasione nitida della partita arriva proprio su questa situazione, con la bella giocata di Vallocchia sulla sinistra.

Vallocchia is allarga e crossa, Rapisarda e Bove attaccano l’area di rigore

Per il resto la partita è molto bloccata: Pordenone e Samb coprono discretamente ma creano pochissimi pericoli, arrivando al tiro solo su calcio piazzato, con le due punizioni di Tomi e l’occasione di Sainz-Maza su corner.

La rottura

Nel secondo tempo la gara cambia immediatamente volto: alla prima azione Vallocchia prova subito il tiro (largo), pochi minuti dopo Sainz-Maza segna sulla punizione di Burrai, ma il gol viene annullato per fuorigioco (che non c’è). Pochi minuti dopo, sempre dai piedi di Burrai, i neroverdi trovano il vantaggio: tocco sotto per Lulli (che parte al limite) e palla che finisce sui piedi di Magnaghi, che non sbaglia.

Il doppio colpo sembra poter spezzare le reni ai rossoblu, ma la squadra reagisce subito. Subito dopo lo svantaggio Capuano inserisce Di Massimo (per Miracoli) e alza Vallocchia, formando un 3-4-3 molto più sbilanciato, con Bove  e Bacinovic a raccogliere le seconde palle e lanciare i due esterni.

La mossa paga: i rossoblu mettono sotto pressione il Pordenone, e dopo alcuni minuti di forcing pescano il jolly: Bove, Esposito e Di massimo scambiano liberando il tiro dell’abruzzese, salvato da Nunzella e messo in rete da Rapisarda.

L’asse Bove, Esposito e Di Massimo aiuta i rossoblu, ma il taglio di Rapisarda dal lato debole (voluta da Capuano) è decisiva

Il gol riapre la gara, introducendo a 20 minuti di gara ad alta tensione. Capuano inserisce Valente per dare più forza nelle fasi di ripartenza, Colucci si decide a togliere lo stremato Berrettoni per Ciurria. La partita assume l’aspetto di uno scontro tra pugili stanchi e feroci, intenzionati a far male ma senza la forza di difendersi.

I nuovi entrati sono subito protagonisti: al 75esimo Valente serve a Rapisarda la palla del possibile raddoppio, pochi minuti dopo Ciurria si vede negare il gol da un grande intervento di pegorin (aiutato dal palo). Proprio negli ultimi istanti di partita arriva l’occasione più discussa: Di Massimo riceve sulla trequarti e prova la percussione nel cuore dell’area, venendo atterrato dalla chiusura di tre avversari; i rossoblu reclamano rigore, l’arbitro lascia correre ed espelle l’attaccante per proteste.

Oltre agli episodi

L’evento più clamoroso della partita è anche quello che la chiude, lasciando ai rossoblu l’impressione di un’occasione non persa, ma rubata. Il nervosismo della società a fine gara racconta al meglio il disagio dei rossoblu, sentitisi accerchiati anche oltre le effettive colpe dell’arbitro (che ha sbagliato in entrambi i sensi).

Quello che resta, oltre al punto, è la prestazione solida e preziosa della squadra di Capuano, che (ancora una volta) ha mostrato un’organizzazione di alto livello, dove nulla è parso casuale. E questo vale molto più di due punti.

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