Vernecchie rossoblu: 22^ puntata (Samb-Vicenza)

Samb-Vicenza

La rubrica in cui la tunica del giornalista scopre la pelle del tifoso, con Angelo A. Pisani e Michele Palmiero. Puntata post Samb-Vicenza


Dopo la vittoria contro la Ternana e il pareggio di Pordenone sembrava già arrivata la primavera, calda come il cuscinetto di 5 punti che separava i rossoblu dall’undicesimo posto in classifica. È durata poco: dopo il (contestato!) pareggio di Terni gli uomini di Roselli sono caduti in casa con il Vicenza, in una partita fortemente influenzata dagli episodi. La classifica non è cambiata tanto (i punti sull’undicesima sono 4) ma al Riviera sembra essere tornato il gelo di un paio di mesi fa. E adesso?

Michele Palmiero: E adesso torniamo a fare quello che ci piace di più: camminare sui bracieri ardenti. Rinfrescami la memoria: devo continuare a contare i punti di distanza dal Pordenone o contare i punti di vantaggio sulla zona retrocessione?

Angelo A. Pisani: La seconda che hai detto. Vabbè, tutto regolare, no?

Vernecchie rossoblu: metronomo

Michele: La partita col Vicenza è stata troppo condizionata dall’espulsione di Signori. È una sconfitta che fa male, sicuramente, ma è arrivata contro una grande squadra agevolata da un episodio fortunato. Restare in dieci un’ora non è il massimo, specie se hai di fronte giocatori come quelli del Vicenza.

Angelo A: Sarebbe stata difficile in undici, visto e considerato calendario e assenze, figuriamoci in dieci. Secondo me avevamo anche reagito bene, perché – oltre a pareggiare –  siamo riusciti a farli spaventare. Nel secondo tempo i nodi sono venuti al pettine: l’uomo in meno e la partita in più si sono sentiti, anche perché di fronte c’era una squadra che ci ha perdonato pochissimo. Il 4 a 1 è pesante, ma bisogna anche ricordare che loro hanno “guadagnato” tre gol e un’espulsione su tre calci piazzati. Può succedere, purtroppo.

Michele: Per me le partite che fanno incazzare sono altre. Io sono uscito molto peggio dallo stadio di Terni che dal Riviera domenica. Prendere un’imbarcata con l’uomo in meno ci può stare, giocare 90 minuti senza mai dare l’impressione di poter tirare in porta è molto più irritante. A volte ce lo dimentichiamo, ma il calcio dovrebbe essere per i tifosi: poi non lamentiamoci se la gente non va allo stadio.

Angelo A: Vabbè, sei esagerato. Non è stata una bella partita, ma era difficile aspettarsi di più. La Ternana era in crisi, e la Samb non aveva alcun interesse a rischiare. Come hai detto tu, in una piazza così (e in un momento così) c’è poco da pensare al divertimento, perché appena perdi saltano tutti al collo. Accontentiamoci delle cose belle, come i due-tre numeretti che ci regalano Ilari e compagnia.

Michele: Ogni tanto ci pensa anche Sala a rompere la noia, solo che invece dei colpi di tacco fa i colpi di matto. Al di là delle battute, quest’anno c’è un grosso problema nella gestione dei portieri. Parti con Sala titolare, fa un paio di errori, arrivano le critiche della società e va fuori; entra Pegorin, stesso discorso: dopo un paio di errori arrivano le critiche della società ed è tornato fuori anche lui. Ora che facciamo, rimettiamo Sala in panchina? Con che spirito tornerà Pegorin?

Angelo A: Roselli ha sempre detto di non voler togliere un giocatore solo perché sbaglia, però c’è da valutare anche l’aspetto psicologico. Sia Sala che Pegorin sono stati molto criticati, anche dal presidente, e in quelle situazioni tenerli dentro è un rischio per loro e per la squadra. Due anni fa Palladini si era trovato in una situazione simile, e fece la stessa cosa inserendo Aridità. L’aspetto “positivo” di fare sempre gli stessi errori è che abbiamo dei riferimenti abbastanza precisi.

Michele: A me queste cazzatelle moderne stile Ancelotti non piacciono: io voglio il numero 1 e il numero 12, il titolare gioca in campionato e la riserva in coppa. Il portiere di riserve deve fare tre partite l’anno, sei se arriviamo in fondo in coppa, e basta. E guai se si lamenta: poteva scegliersi un altro ruolo.

Angelo A: Sei una bestia, avessi i soldi pagherei Zenga per darti le capocciate in testa dalla mattina alla sera.

Michele: Mi va anche bene, meglio di quello che deve sopportare il mister tutte le settimane in conferenza stampa.

Angelo A: In effetti…

Michele: Vabbè, a volte se le cerca… La piazzata di ieri non mi è piaciuta per niente. Posso capire che voglia rispondere alle critiche presidenziali, ma non in questo modo da democristiano. Ti giuro, ci ho messo 5 minuti per capire cosa volesse dire. Se non ti vanno bene le parole di Fedeli, perché non dirlo in modo diretto? Invece no, si va avanti coi teatrini inutili.

Angelo A: Un intervento così dell’allenatore è chiaramente dannoso, per una società, ma il discorso è un altro: chi doveva fermarlo? Matteo (l’addetto stampa) ha fatto il suo, fermando la registrazione e chiedendo ai giornalisti di non divulgare, ma una volta che l’allenatore si impunta c’è poco da fare. Non sarà stato un atteggiamento da professionista (come non lo erano quelli di Capuano lo scorso anno), ma la serietà e il rispetto deve esserci da entrambe le parti. Chi doveva fermarlo? Prima c’erano Andrea Fedeli e Gianni, oggi?

Michele: Va bene tutto ma, dal momento che hai deciso di rispondere (per mezzo stampa) al Presidente, perché non farlo in maniera chiara? Questo voler parlare senza dire nulla crea solo confusione. Non auspico un ritorno degli show di Eziolino Capuano, vorrei solo maggiore chiarezza.

Angelo A: Il problema è che lui è sempre tra due fuochi, perché oltre al presidente c’è anche la stampa (certa stampa), che invece di analizzare, razionalizzare, riflettere non fa altro che cavar polemiche dal nulla. Ogni settimana ci sono grandi commentatori che passano il tempo a dire che i titolari sono scarsi, che sono tutti fuori ruolo, che giochiamo male, che siamo troppo difensivi… Però poi aggiungono che gli altri non sono più forti, e che dovremmo provare a giocarcela con tutti.

Michele: La dialettica allenatore-stampa ci sarà sempre: è l’eterna diatriba tra chi vive il campo e chi ne parla da fuori. A San Benedetto, però, diventa tutto più difficile perché chi possiede una visione laterale non si prende il tempo necessario per analizzare gli altri punti di vista.

Angelo A: Guarda, fammi togliere questa cava di ghiaia dalle scarpe: a San Benedetto (con le dovute eccezioni, per carità) il livello giornalistico è ridicolo. Ci sono personaggi che a marzo ancora non hanno imparato i nomi dei giocatori e parlano: ma una maschera no? Intorno alla squadra si sta creando un carrozzone di insider, commentatori, editorialisti ed esperti che si permettono di dire si tutto su cose di cui non capiscono nulla. Sento persone che dicono al mister chi e come far giocare, e magari non sanno neanche come giochiamo adesso. Per non parlare di chi fa dietrologia sulla Curva senza saper distinguere i nostri tifosi da quelli del Teramo.

Samb-Vicenza

Michele: Siamo nel regno della polemica inutile. Ultimamente il leitmotiv di moda è “Tre pareggi in tre partite sono come due sconfitte, perché perdi 6 punti”.

Angelo A: Discorso inutile e senza senso. Che discorso è? A parte la banalità sottintesa (bisogna giocare per vincere: e grazie) è sbagliata proprio la matematica. Se io pareggio tre partite i miei avversari fanno tre punti, se ne vinco una e ne perdo due significa che le altre squadre ne fanno sei. Non ci vuole un genio.

Michele: Giocare e rischiare per fare felici i tifosi è una cosa che si può fare in piazze come quella dell’Imolese, dove c’è un progetto a lungo termine e poche ambizioni, non qui. Qui ogni partita persa è un inferno, e anche quest’anno – con tutte le difficoltà che ci sono – se non punti almeno a giocare i playoff per fare qualcosa viene giù un casino.

Angelo A: A me sorprende che a fare questi discorsi sia anche il presidente Fedeli, visto il mercato che abbiamo fatto. Passi il casino fatto questa estate, ma se la Sambenedettese era così ambiziosa poteva pure fare un po’ di più a gennaio, no? Le cose non basta volerle, eh.

Michele: Io devo ancora capire chi abbia costruito la squadra in estate. Andrea Fedeli sceglieva gli under, Lamazza trattava gli over, poi doveva dare l’ok il Presidente e, infine, si chiedeva l’opinione al mister. Più complicato del reddito di cittadinanza. Però sono mesi che Fedeli si lamenta della squadra, non si sa contro chi.

Angelo A: Questa è l’unica società al mondo in cui il presidente rimprovera ai giornalisti di fare troppa poca polemica. Fedeli sta diventando una figura completamente avulsa dalla società e dalla squadra che lui ha creato, e per questo motivo si sente in diritto di dire quello che gli pare. Praticamente è come Grillo col Movimento 5 Stelle.

Michele: Pensa a quanto sarebbe bello decidere la formazione sulla piattaforma Rousseau.

Angelo A: Vuoi fare allenare Casaleggio.


La copertina di Madou è ispirata alla locandina di Amore e Guerra, di Woody Allen. Potete partecipare alle Vernecchie commentando i post, scrivendo sulla pagina facebook o inviando una mail. E se vi va potete iscrivervi anche al nostro canale Telegram. Accettiamo consigli, domande, critiche e persino insulti velati!

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