Le parole di Montero alla vigilia della partita tra Sambenedettese e Cesena, 35^ giornata del girone B di Serie C
A pochi giorni dalla grande vittoria dei suoi contro la Triestina Montero torna davanti ai microfoni per parlare della sfida contro il Cesena, in programma per domani alle 15. Una sfida difficile, ma – come ha dimostrato la gara con la Triestina – non impossibile. La conferenza stampa di Montero è partita proprio dalla vittoria contro gli alabardati. Il tecnico uruguaiano vuole ripartire dalla prestazione di mercoledì: «Cercheremo di riprendere da dove abbiamo finito. Abbiamo rivisto la partita e penso che sia stato un grandissimo secondo tempo, ma anche nel primo – pure senza grande occasioni – eravamo andati bene. La squadra si è gestita bene, difensivamente siamo stati molto bravi sulle preventive e i due centrali hanno retto giocando in uno contro uno, che ci ha permesso di attaccare meglio e creare situazioni di superiorità numerica davanti. Ho detto ai ragazzi di continuare in questo modo, quello che stiamo facendo è tutto merito loro. Dopo questa ci aspettano ancora tre partite contro avversarie dirette per la qualificazione playoff, non è finita».
Per la partita di domani mancheranno D’Angelo, Padovan, Lombardo e Mehmetaj, ma tornerà Maxi Lopez, non convocato mercoledì. Di fronte ci sarà un’avversaria meno quotata della Triestina, ma altrettanto complicata. Di certo, saranno due sfide diverse: «Rispetto alla Triestina il Cesena è una squadra più “leggerina”, un po’ come eravamo noi l’anno scorso; sono giocatori veloci, bravi nell’uno contro uno e nelle ripartenze. Hanno Bortolussi, che è il capocannoniere del campionato, e anche Russini che nell’uno contro uno mi ricorda le caratteristiche di Rubén (Botta, ndr), Frediani e Di Massimo. Loro meritano la classifica che hanno, e se non avessero avuto i problemi per il covid sarebbero stati anche più in alto. È da un mese e mezzo che giocano come se fossero in Champions, con due partite a settimana: domenica, mercoledì, domenica, mercoledì… Dobbiamo approfittare anche di questo».
Ai rossoblu il difficile compito di confermarsi, con le prestazioni in campo e l’unità della squadra fuori. «Noi dobbiamo continuare in questo modo. Quello che ho imparato dalla mia esperienza è che il termometro della squadra viene da quelli che non giocano: se loro sono felici vuole dire che la squadra sta bene. Bisogna anche avere la fortuna di trovare quattro o cinque leader del gruppo che possono gestire gli umori, e per fortuna noi abbiamo giocatori come Biondi, che pur giocando poco è un leader silenzioso, un esempio per gli altri che trasmette tranquillità. Lo stesso vale per Di Pasquale, e altri ragazzi che sono da anni qui. Ci sono altri leader come Maxi e Botta, in modo diverso, De Ciancio che ogni volta che entra fa bene. La felicità di un allenatore è questa: che quando entra un giocatore, o ne esce un altro, o ci sono assenze, la differenza non si sente. Siamo contenti, perché nella difficoltà si sono uniti tutti di più».
Nelle ultime settimane si è parlato molto delle difficoltà della squadra, meno di quelle di Montero, tornato a febbraio in una situazione diventata rapidamente ingestibile. Il tecnico uruguaiano non fa una piega: «A me piace passare inosservato… Sono convinto che quando l’allenatore passa inosservato è un buon segno. Io vengo da Montevideo, non da Londra. Vengo da un paese dove queste cose qua le vivi tutti i giorni, perché purtroppo un’alta percentuale delle squadre uruguaiane si trova in queste situazioni. Ci sono già passato. In momenti come questi devi dare tranquillità al gruppo, parlare poco e lavorare nel modo giusto. Poi sono sempre i fatti a parlare. Io non ho cambiato nulla nel mio lavoro, non ho alcun merito nel momento della squadra, a parte quello di aver portato un po’ di tranquillità. Per il resto è tutto merito loro».