Non chiamatelo Mapei Stadium

L’altra faccia della favola-Sassuolo, raccontata da un tifoso granata

<<Hai visto quanta gente c’era ieri al Giglio?>>.

Il “Giglio” è il nome storico dello stadio di Reggio Emilia, a parlare è uno storico tifoso della Reggiana, l’argomento è un per nulla storico match di Europa League tra Sassuolo e Rapid Vienna.

La favola  della “Cenerentola Sassuolo”, la piccola squadra di Serie C che scala le vette d’Europa grazie al suo progetto 100% made in Italy ci è stata raccontata in tutte le salse. Non la stessa attenzione, però, è stata dedicata al trasferimento della squadra neroverde dal piccolo comune in Provincia di Modena alla città celebre in tutto il mondo per il Parmigiano Reggiano.

A raccontarci l’altra faccia della medaglia è Stefano, tifoso granata e membro del Gruppo Vandelli. “Tutto ha avuto inizio con il fallimento della Reggiana e il passaggio dello stadio al curatore fallimentare. La nostra società, composta da imprenditori del territorio, avrebbe dovuto riprendere possesso dello stadio partecipando all’asta al ribasso dello stadio “Città del Tricolore”. Nel frattempo il Sindaco di Reggio Emilia, Graziano Del Rio, faceva la corte al Presidente di Confindustria Squinzi per convincerlo a far giocare nella nostra città il Sassuolo, squadra in forte ascesa grazie alla ricchissima società. Dopo aver ottenuto la salvezza nella prima stagione in Serie A, Squinzi decise di partecipare all’asta per acquistare lo stadio. Senza aver mai svelato prima le sue intenzioni, alla vigilia dell’asta il Gruppo Mapei annuncia la sua partecipazione con un’offerta di acquisto. La cifra offerta dal gruppo della Reggiana era di 3 milioni e 600 mila euro, che sarebbe stata pagata con un mutuo ventennale da 200 mila euro annui grazie al credito sportivo. Dopo vari rilanci  l’ex Presidente Barilli gettò la spugna accordandosi successivamente con il Sassuolo per la cessione dei crediti fallimentari e con un conguaglio per lavori di miglioria all’impianto per 2 milioni di euro, utili per ripianare i debiti della squadra. Lo stadio diventa proprietà della MAPEI”.

Per i tifosi granata oltre al danno si materializza la beffa: la Reggiana è costretta a pagare l’affitto per giocare in quello che è il primo stadio in Italia di proprietà della squadra di calcio locale.

“Ciò che non accettiamo – afferma Stefano –  è il comportamento di questi “ospiti”. Squinzi e la Mapei fanno di tutto per scalfire l’identità granata. Dentro lo stadio hanno prima tolto, poi riverniciato in grigio lo stemma della nostra squadra. Utilizzano migliaia e migliaia di biglietti omaggio per portare allo stadio scuole calcio, bambini e sponsors con lo scopo di alzare una media spettatori che, altrimenti, sarebbe ridicola. Nessuno tifa per il Sassuolo a Reggio Emilia, i pochi che vanno allo stadio lo fanno, al massimo, per vedere dal vivo le grandi squadre come Juve, Milan o Inter.  Organizzano persino progetti nelle scuole di Reggio Emilia, come se la squadra della città fosse il Sassuolo. Quest’anno, poi, Squinzi ha deciso di comprare anche la squadra di calcio femminile della Reggiana, trasformandola in Sassuolo. Uno sfregio continuo alla nostra storia”.

L’appeal dei grandi palcoscenici e delle prestigiose rivali come Juventus, Milan e Inter potevano scalfire la passione per la squadra granata. Fin da subito, però, i tifosi della Reggiana sono scesi in campo con forza per ribadire un concetto: la Reggiana è l’unica squadra di Reggio Emilia. “In questi anni abbiamo manifestato più volte la nostra disapprovazione. Sempre in modo pacifico, abbiamo protestato durante la gara di Serie A tra Sassuolo e Chievo, durante il Trofeo TIM tra Sassuolo, Milan e Juve o in occasione della finale  Primavera  tra Juventus e Roma, ricevendo gli applausi di entrambe le tifoserie”.

Quella dello stadio “Giglio” è solo uno dei sintomi di un fenomeno sempre più in espansione: la scissione tra gli interessi del sistema-calcio e i tifosi, ovvero coloro che dovrebbero essere il fulcro di questo sport.

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