Mapei Stadium: una storia sbagliata

Reggiana

Nel 2013 lo stadio di Reggio Emilia è passato al Sassuolo di Squinzi. Dopo 5 anni di coesistenza difficile, la protesta dei tifosi reggiani è finita anche in piazza. Cosa succede, a Reggio Emilia?


Sabato 24 marzo migliaia di tifosi della Reggiana hanno dato vita ad un’emozionante manifestazione di amore per i propri colori lungo le strade della città di Reggio Emilia. L’attaccamento degli abitanti di una città alla propria squadra di calcio potrebbe all’apparenza sembrare scontato, ma assume un significato diverso quando riguarda il popolo granata.

Il primo stadio di proprietà in Italia:  il “Giglio”

Vale la pena di riflettere sulla storia recente della Reggiana, perché rappresenta lo specchio dei cambiamenti interni al mondo calcistico italiano. Nella stagione 1993-94 la squadra emiliana è in Serie A, reduce dalla grande promozione dell’anno precedente nel segno di mister Marchioro: trascinata dal futuro campione del mondo Taffarel, la squadra granata raggiunge la salvezza vincendo al San Siro contro il Milan di Fabio Capello. L’anno successivo, benché avaro di soddisfazioni dal punto di vista sportivo e finito con la retrocessione in B, segna un momento storico per il calcio reggiano e italiano: il 15 aprile 1995 contro la Juventus viene inaugurato lo stadio “Giglio”, il primo impianto di proprietà in Italia.

La particolarità dello stadio, oltre ad alcune introduzioni avveniristiche come i tornelli (successivamente rimossi) e l’impianto di telecamere a circuito chiuso, sta nel piano economico che ne ha permesso la costruzione. Costato circa 11 milioni di euro e finanziato interamente da soldi dei privati, il “Giglio” è nato sotto la spinta forte degli stessi tifosi reggiani, i quali hanno contribuito alla spesa sottoscrivendo 1026 abbonamenti pluriennali. Un quinto delle spese, dunque, uscì fuori dalle tasche dei tifosi reggiani.

Curva Reggiana

L’ascesa del Sassuolo, la crisi della Reggiana

I fasti sportivi della Reggiana lasciano posto alle difficoltà economiche del club. Come per altre piazze gloriose del panorama italiano, i primi anni 2000 portano a galla tutte le problematiche della gestione di una squadra di calcio: nel 2005 la società crolla sotto il peso dei debiti, ma può iscriversi al campionato di Serie C grazie al Lodo Petrucci esercitato da Iniziativa Tricolore, gruppo di imprenditori e cooperative reggiane che fondono la nuova “Reggio Emilia Football Club“.

Nel 2010 la società passa nelle mani di Alessandro Barilli, ma l’agognato ritorno nelle categorie che contano sfuma di fronte a stagioni condizionate da troppi alti e bassi. Nel frattempo, in provincia di Modena una piccola realtà guidata dal potente patron Squinzi, leader di Confindustria, dà inizio alla sua scalata al calcio italiano: il Sassuolo allenato da Massimiliano Allegri conquista la Serie B nel 2006-7 e sfiora immediatamente il doppio salto in Serie A. Il sogno-promozione si realizza nella stagione 2012-13, segnando un punto di svolta fondamentale nel rapporto tra i due club.

Il Giglio ha un nuovo padrone

Mentre a pochi chilometri di distanza la favola del “Sassuolo 100% italiano” conquista le prime pagine dei giornali, la Reggiana resta bloccata nel pantano della Serie C. Lo stadio “Giglio”, cambiato di denominazione in “Città del Tricolore”, resta un pesante fardello sul groppone dell’amministrazione comunale. Il Comune di Reggio Emilia, tramite il sindaco – e futuro ministro – Graziano Delrio, corteggia il patron neroverde Squinzi al fine di portare il Sassuolo nello stadio cittadino. Naturalmente anche la Reggiana è interessata all’impianto e, in data 3 dicembre 2013, le due fazioni si oppongono nell’asta di acquisizione.

La cifra offerta dal gruppo della Reggiana è di 3 milioni e 600 mila euro, che sarebbe stata pagata con un mutuo ventennale da 200 mila euro annui grazie al credito sportivo; quella del Sassuolo è di 3 milioni e 750 mila euro. Dopo vari rilanci  l’ex Presidente Barilli gettò la spugna accordandosi successivamente con il Sassuolo per la cessione dei crediti fallimentari e con un conguaglio per lavori di miglioria all’impianto per 2 milioni di euro, utili per ripianare i debiti della squadra. Lo stadio diventa proprietà della MAPEI.

Il ciclone Mike Piazza

Un nuovo, fondamentale capitolo della storia viene scritto nell’estate del 2016 da Mike Piazza, neo proprietario della Reggiana. Pochi giorni prima del suo arrivo in Italia, il 9 giugno il Presidente uscente Stefano Compagni compie un ultimo colpo di coda firmando un accordo riservato con l’amministratore di Mapei Stadium Carlo Pecchi: la Reggiana dovrà pagare al Sassuolo 280mila euro più Iva, di cui 80mila euro per l’affitto e 200mila per servizi e prestazioni. Il nuovo proprietario americano lamenta fin da subito la non regolarità dell’accordo – avvenuto quando la società granata era in trattative di cessione – e si rifiuta di pagare il canone d’affitto previsto.

Mike Piazza

Alle rimostranze del patron Piazza – che lamenta un costo d’affitto troppo alto che va a gravare sulle spese della sua società –  il gruppo Mapei risponde con una nota dai toni durissimi: “La società Reggiana ad oggi è insolvente nei confronti della Mapei Stadium per oltre 575 mila euro, cui sono destinati ad aggiungersi gli ulteriori canoni fino alla scadenza del giugno 2018. Il bilancio della Reggiana chiuso al 30 giugno evidenzia una perdita di 6 milioni di euro, con costi per oltre 9 milioni e mezzo, in tutto questo l’importo dell’affitto e dei servizi stadio di 280 mila euro incide per il 2,9%, decisamente irrisoria e lungi dal costituire quello che è stato definito dal sig. Piazza ‘un insostenibile tributo'”.

“Via il Sassuolo da Reggio Emilia!”

La Reggiana lamenta la non validità dell’accordo, un canone da pagare troppo alto e si rifiuta di versare il contributo annuale nelle casse del gruppo Mapei; il Sassuolo fa leva sugli accordi sottoscritti con la precedente compagine societaria e rivendica il diritto di poter disporre di come meglio crede dell’impianto di sua proprietà; l’amministrazione comunale sta a guardare, preoccupata dalle pesanti responsabilità che i tifosi granata le attribuiscono nella vicenda.

Nel mezzo ci sono i tifosi, che hanno fin da subito mostrato la loro vicinanza a Mike Piazza e rivendicano con orgoglio: “A Reggio c’è solo la Reggiana“. Con un corteo, partito dallo storico impianto Mirabello e che ha attraversato le maggiori vie della città, il popolo granata ha voluto esprimere ancora una volta tutto il disagio di dover essere ospiti nella propria casa e nella propria città. Dagli anziani del “Ghetto” ai tifosi più giovani, dal Gruppo Vandelli dei distinti alle Teste Quadre della curva, insieme ai gemellati di Cremona e Vicenza: tutti uniti per sensibilizzare l’opinione pubblica (e la politica cittadina).

Corteo tifosi della Reggiana

Il corteo dei tifosi Reggiani contro il Sassuolo

Molte tifoserie d’Italia hanno già mostrato solidarietà ai tifosi reggiani, altre lo faranno nei prossimi mesi, ma alle istituzioni dello sport non sembra interessare granché: il calcio è business, i tifosi sono importanti ma gli affari contano di più. La diatriba tra Reggiana e Sassuolo non può essere ridotta a una semplice contrapposizione tra debole e forte, povero e ricco, popolare e elitario: si tratta di un conflitto che ha segnato l’avvento del calcio moderno in tutte le sue potenzialità e criticità.


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