Opposta fazione: i padovani

Opposta fazione” è una rubrica ideata dai tifosi, scritta dai tifosi e incentrata sui tifosi… avversari. Nella puntata di oggi gli Ultras Padova


Come nella maggior parte delle città italiane, il movimento ultras a Padova nasce nel corso degli anni ’70, caratterizzati da una situazione sociale molto “calda” – soprattutto a Padova, città da sempre culla di opposti estremismi.

A Padova il tifo fatica ad attecchire, soprattutto per i magri risultati della squadra, rimasta ai fasti degli anni ’50 con l’allenatore Nereo Rocco; la squadra naviga anonimamente in C sprofondando addirittura in C2 verso fine anni ’70.Tuttavia una compagnia di appassionati e combattivi ragazzi non si perde d’animo e fonda il “Club Magico Padova”, nel 1979. Era un club di giovani (età media 17 anni), affiliato al Centro di Coordinamento, ma con una visione del tifo molto diversa, più ritmata e movimentata.

Il primo striscione

Nel 1980/81 il Padova domina il campionato, ottenendo così la promozione in C1: l’Appiani è quasi sempre stracolmo e il gruppo inizia a crescere numericamente; viene anche confezionato il primo striscione “Ultras”, fatto su tela rossa con le lettere bianche in cuoio ritagliate e incollate, che verrà poi rifatto a fine campionato più grande su tela bianca, con la stella a cinque punte al centro.

Viene organizzato anche il primo treno speciale, nella trasferta di Civitanova Marche, col seguito di 700 tifosi, che vide la nascita di un’amicizia con i rossoblu, anche per la comune rivalità coi maceratesi, coi quali c’erano stati dei problemi l’anno prima.

Il Magico Padova perde del tutto la dimensione di club, e in un periodo in cui i gruppi in Italia hanno tutti nomi “guerrieri” (Commandos, Brigate, Armata, ecc.) si decide di mantenere la propria originalità, chiamandosi “Leoni della Nord”, il cui striscione fa la sua comparsa all’inizio della stagione 81/82.

A Padova, in questo clima di rinnovato entusiasmo, si stampano le prime sciarpe di lana “Fossa dei Leoni” e in casa la media-spettatori non scende mai sotto le 8 mila unità. In quegli anni la politica rimane fuori dallo stadio, in curva convivono tranquillamente ragazzi di sinistra e esponenti del Fronte della Gioventù.

Nel corso della stagione 82/83 alcuni ragazzi della Nord si recano in gita scolastica a Londra, da dove tornano con delle spillette in metallo raffiguranti un teschio alato e la dicitura “Hell’s Angels”. La dicitura e il simbolo piacciono così tanto che nel giro di poco tempo alcuni ragazzi iniziano a presentarsi allo stadio col giubbotto con ricamato sulla schiena scritta e simbolo.

La svolta avviene nell’ultima partita, un Padova-Parma che coincide con la festa-promozione in B quando in transenna, ad affiancare quello ufficiale “Leoni della Nord”, appare uno striscione destinato a fare la storia del tifo padovano: “Hell’s Angels Ghetto”. I due striscioni in realtà erano lo stesso identico gruppo.

Il Ghetto e gli Ultras

Tuttavia, a partire dalla stagione 1983/84, gli ultras padovani vengono sempre più identificati, e si fanno sempre più identificare, con questo nome. La scelta della dicitura venne ispirata da quelle spillette, con l’aggiunta di “Ghetto”, ad indicare lo storico quartiere centrale della città da cui provengono e abitano la maggior parte dei ragazzi. Di quel periodo le amicizie con bolognesi e palermitani, e le storiche rivalità con pisani e cesenati.

I due anni di B fanno crescere la Nord e sono molto utili, ma a spezzare l’incantesimo arriva l’illecito di Taranto, col Padova che si gioca la salvezza all’ultima giornata in casa di una squadra già retrocessa. Una mazzata tremenda per l’intera città e tifoseria: lo stadio si svuota, la ferita è molto profonda. Molta gente del Ghetto e abituali tifosi della Nord mollano, così che nel successivo anno di C1 raramente in curva si va sopra il tetto delle 1000 persone. L’85/86 viene considerato “l’anno zero” per gli Ultras Padova, con un gruppo e una tifoseria da rifondare completamente.

La Piazza, fin dagli anni ’70, era stata il ritrovo storico della destra padovana, e nel nuovo decennio s’era trasformata, grazie all’apertura di un fast-food, diventando la zona più dinamica e giovanile del centro. Ci si ritrovavano paninari, skins, che insieme a militanti del Fronte della Gioventù e ultras più giovani, finiscono col dar vita a quello che era lo zoccolo duro della Nuova Guardia della curva Nord.

L’equilibrio politico della Nord si sposta da sinistra a destra (’86-’87) sempre di più. Un particolare non visto di buon occhio da molte persone: Padova ancora aveva la nomea di “città rossa”, e la situazione sociale non si era ancora del tutto tranquillizzata. Le tensioni sfociarono in una “visita” di un gruppo di autonomi in curva Nord, per la sfida con la Reggiana: la situazione scivolò tranquilla fino all’intervallo, poi pensarono bene di prendersela con un noto esponente di destra di Piazza Cavour, gesto che scatenò l’ira dell’intera curva Nord, rivoltatasi contro gli “ospiti inattesi” (ai quali non rimase che abbandonare lo stadio).

Anni ’90: la crescita e il calo

Il campionato 90/91 segna la consacrazione del Padova targato Puggina e l’esplosione del fenomeno ultras in città. La Nord cresce e si confronta con tifoserie fino ad allora ritenute inarrivabili. L’Appiani, campo già caldo, diventa bollente, molte squadre e terne arbitrali subiscono la pressione. La curva in trasferta comincia ad abbandonare la massa e si sposta a bordo di treni ordinari o mezzi propri, seguendo una linea casual all’inglese.

Gli anni che vanno dal ’91 al ’94 verranno sempre ricordati come i migliori a livello ultras. Nel ’94, in seguito ai disordini nel derby col Vicenza e altri frequenti tafferugli, ad esempio coi modenesi e con gli inglesi dello Stoke City, vengono diffidate 130 persone. Gli H.A.G. si sciolgono e la curva intraprende una nuova forma di tifo, all’inglese. Con la promozione in Serie A viene abbandonato il vecchio storico “Appiani”, caratterizzato da pressione ambientale e calore del pubblico, per far posto al più “anonimo” e distaccato “Euganeo”.

Negli anni a seguire la squadra inizia la sua parabola discendente, fino ad arrivare alla C2. Nel ’97 viene ritirato fuori lo striscione degli H.A.G., ma il progetto, con tempi e dinamiche della curva cambiati, viene abortito.

Nell’estate ’98 nasce il CUIB, composto da ragazzi più radicali, molti dei quali, qualche anno più tardi, daranno vita al Fronte Opposto. Dopo gli incidenti di Pistoia, col CUIB appena nato, raso al suolo dopo due mesi di vita e gli altri gruppi falcidiati, col Padova che disputa l’ennesima stagione deludente, si arriva alla sofferta decisione di sospendere il tifo fino a fine campionato, con appeso il solo striscione “Addetti sotto sequestro”, in casa e in trasferta.

Il ritorno in c1

Nel 2001, col ritorno in C1, torna un certo entusiasmo: la curva decide di ricompattarsi e dall’unione di diversi gruppi minori nasce l’“Ac Padova1910”, con l’idea di rappresentare, dietro un unico striscione, storia e tradizione calcistica della città. Ma nello stesso tempo, l’ala più radicale della curva dà vita al “Fronte Opposto”, vero e proprio gruppo di rottura, marcatamente destroide. Dall’estate 2005 si decide di “dare una svolta”: niente striscioni, né gruppi di riferimento, in perfetto stile casual. Da circa 6-7 anni comunque le “pezze” sono ricomparse, anche se idealmente si può parlare di un unico gruppo denominato “Tribuna Fattori”.

Degna di nota la decisione, nella scorsa stagione, di raccogliere viveri e beni di prima necessità da consegnare agli Ultras Samb per aiutare concretamente le popolazioni colpite dal terremoto.

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