Sacchi, il calcio, la Samb: una serata emozionante alla Palazzina Azzurra

Arrigo Sacchi al Libero Bizzarri

Nella seconda serata del Premio Libero Bizzarri grandi emozioni con Arrigo Sacchi, Paolo Beni e tanti altri protagonisti


Ho sempre pensato che il calcio dovesse divertire, dovesse togliere i pensieri e il dolore a quelle persone che hanno tanti problemi diversi. Ho sempre pensato che una vittoria senza merito non fosse una vittoria, ho sempre pensato che la bellezza fosse un valore”.

In una Palazzina Azzurra gremita, il Premio Libero Bizzarri ha avuto l’onore di ospitare Arrigo Sacchi, una delle figure più importanti dello sport italiano. L’ex allenatore di Parma e Milan – e commissario tecnico della Nazionale Italiana – ha calamitato l’attenzione dei presenti per più di un’ora, parlando degli inizi della sua carriera, del suo calcio e del suo punto di vista sul futuro del calcio italiano.

Ho cominciato a dire ai miei giocatori che bisognava correre in avanti, che bisognava essere padroni del gioco. Ho cercato di far capire che l’autostima sarebbe aumentata mano a mano che noi diventavamo protagonisti. Ho avuto la fortuna di trovare dei dirigenti competenti e pazienti: purtroppo non ce ne sono tanti, io ho avuto una sfortuna sfacciata in questo senso”.

In Italia sta scomparendo la parola STILE: io ho voluto sempre dare uno stile di gioco. Chi arrivava doveva dire: ‘Questo è il Milan, questo è il Parma, questa è una squadra di Sacchi’, indipendentemente dalla categoria o dalla qualità dei giocatori. Lo stile è il vero capitale dell’impresa, è quella cosa che non deve scomparire mai. Anche in una società come la nostra, così veloce e in una evoluzione continua, ci sono due elementi che devono rimanere sempre: lo stile e la cultura corporativa”.

Al suo fianco si sono alternati il giornalista Sky Paolo Ghisoni, l’avvocato Giorgio Mataloni e un’autentica istituzione della Sambenedettese come Paolo Beni.

“Non mi voglio neanche paragonare a Sacchi, eravamo in due mondi diversi. Ammiro molto il mister, perché ha fatto cose nuove per il calcio italiano. Io che devo dire? Il mister parla di Van Basten e di Gullit, io posso parlare di Pucci, di D’Angelo, di Ranieri…”.

Non poteva mancare un omaggio al Ballarin: “Era una cosa incredibile. Noi siamo stati un anno e mezzo senza subire gol in casa. È tanto eh. Il merito era della squadra, ma anche del Ballarin. Ora è vecchio e malandato, e chi non lo ha conosciuto non può capire. Il Ballarin ha dato tanto a San Benedetto. Quando sono arrivato negli anni ’60 questa era una cittadina di pescatori, a livello turistico non la conosceva nessuno. Nei nostri primi anni di B sull’Adriatico c’eravamo solo noi, il Bari e il Venezia. In poco tempo San Benedetto è iniziata a diventare famosa grazie al calcio. 

Passare a fianco al Ballarin e vederlo in agonia dà fastidio. Ora abbiamo qui presente il nostro sindaco: stasera non gli dico niente, ma passate le vacanze veniamo in 3-4 per parlare e sentire cosa si può fare. Noi personalmente non abbiamo i soldi per tirarlo su né tirarlo giù, ma non si può lasciare così”

La serata ha visto anche la partecipazione del presidnte dell’Olbia Alessandro Marino e il direttore generale della Sambenedettese Andrea Gianni, che si sono soffermati sui problemi del calcio italiano e, in particolar modo, sullo stato di crisi della Serie C.

Particolarmente emozionante lo spazio riservato al tifo rossoblu: due esponenti del tifo organizzato della Sambenedettese sono saliti sul palco per presentare il trailer del documentario “Il Ballarin, la Fossa dei Leoni”. Si tratta di un progetto della Curva Nord Massimo Cioffi che uscirà in DVD nel mese di agosto e già disponibile in prevendita contattando la pagina Facebook del progetto.

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