Pelle d’oca per la prima de “Il Ballarin, la Fossa dei Leoni”

Il Ballarin, la fossa dei leoni

L’auditorium del Cinema Palariviera ha ospitato la prima proiezione del documentario sul Ballarin prodotto dall’Associazione Curva Nord Massimo Cioffi


Grande successo per la proiezione del documentario “Il Ballarin, La Fossa dei Leoni” prodotto dall’Associazione Curva Nord Massimo Cioffi. Il cinema Palariviera di San Benedetto del Tronto ha visto la straordinaria partecipazione di circa 600 persone tra tifosi, vecchie glorie rossoblu e una folta delegazione della Sambenedettese Calcio. Il documentario ha strappato gli applausi del pubblico – emozionato dalle immagini suggestive e dai numerosi aneddoti raccontati dagli storici tifosi rossoblu – e i DVD venduti sono già quasi 500.

La serata ha avuto inizio con la lettura di una poesia dedicata alla Sambenedettese scritta dal poeta dialettale Giovanni Quondamatteo e recitata dal tifosissimo Francesco Casagrande. A presentare l’evento è stato Gianni Schiuma, voce narrante del documentario e motore delle premiazioni che si sono svolte dopo la proiezione.

Gli ultras della Curva Nord Massimo Cioffi, infatti, hanno voluto omaggiare gli storici tifosi rossoblu protagonisti del documentario (non tutti presenti per impegni personali): Pietro Lelii, Costantino Ciaralli, Fabio Felcini, Alfredo Ciarrocchi, Peppe Pallesca, Gianni Guidotti, Emidio Mangiola, Rinaldo Lanciotti, Marco Collini e Roberto Mazza. Applausi a scena aperta anche per le numerose glorie che hanno calcato il manto erboso del Ballarin facendo la storia della Samb: Francesco Chimenti, Paolo Beni, Ivo Di Francesco, Alfiero Caposciutti, Nicola Ripa, Bruno Ranieri e Augusto Gentilini.

La storia del Ballarin

Il documentario, girato da Mauro Piergallini e Mirko Tulli, ha alternato immagini storiche dell’impianto al racconto degli anni d’oro della Samb attraverso i ricordi dei protagonisti in campo e sugli spalti. Dagli inizi del tifo organizzato alla scelta del nome Onda D’Urto, fino a citare i famosissimi scontri contro i cavesi e il simpatico retroscena legato alla scelta del teschio alato: come raccontato da Peppe Pallesca, l’idea del teschio è venuta da un’immagine di rivista che ritraeva una giovanissima Loredana Bertè che indossava un cinturone raffigurante il teschio con le ali. L’immagine ha conquistato subito i tifosi, che ne hanno fatto un simbolo per le generazioni successive.

I racconti delle epiche battaglie del Ballarin – e soprattutto della capacità del pubblico di essere davvero il dodicesimo uomo in campo – hanno appassionato una sala gremitissima e talmente emozionata da sovrastare in dirverse occasioni i dialoghi con il suono degli applausi.

“Perché?”

La scelta di realizzare un documentario sulla storia del Ballarin aveva un duplice scopo: tramandare la passione per i colori rossoblu ai tifosi di domani e, nondimeno, interrogarsi su come sia stato possibile arrivare al livello attuale di degrado dello storico impianto cittadino. “Perché?” ha urlato più volte il presentatore Gianni Schiuma. Ricordare il passato per proiettarsi nel futuro: la scommessa della Curva Nord Massimo Cioffi si è rivelata un grande successo.

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