La rubrica in cui la tunica del giornalista scopre la pelle del tifoso, con Angelo A. Pisani e Michele Palmiero. Puntata post Monza-Samb
È la 17esima puntata delle Vernecchie, e la Sambenedettese – complice un gol assurdo, sotto al 7, al 96esimo – non è riuscita a mettere in fila il 13esimo risultato utile consecutivo. Non ci vuole un sensitivo per leggere questi numeri: è stata una giornata nera, come non ne vivevamo da un po’, ma è anche un modo per apprezzare la lunga astinenza della sconfitta.
Michele Palmiero: La sconfitta di Monza mi ha lasciato un acido intestinale che ancora non va via.
Angelo A. Pisani: Sicuro che non sia altro?
Michele: No, simpaticone, stavolta non è colpa della birra… mi brucia perché non ce la meritavamo. I nostri hanno dato un’altra dimostrazione di impegno e carattere: nonostante le difficoltà, nonostante gli altri siano più forti “sulla carta”, non hanno mai mollato. Alla fine, è l’unica cosa noi tifosi vogliamo dai giocatori. E da questo punto di vista possiamo solo applaudirli.
Angelo A: Considerando difficoltà e assenze, abbiamo fatto una grande prestazione. Fa strano dirlo, perché a tratti abbiamo subito molto, ma reagire in questo modo in questo tipo di partita non è da tutti. Meritavamo di più, anche considerando che i tre gol sono arrivati su un calcio piazzato e due tiri da fuori.
Edoardo Tarullo: È stata la classica partita da pareggio: nel primo tempo meglio il Monza, nella ripresa meglio la Samb. Nonostante il finale assurdo, io la prendo con con serenità. Non mi va nemmeno di stare a sindacare sui minuti di recupero, perché considerando la perdita di tempo di Gelonese ci poteva stare…
Michele: La partita è decisa dagli episodi, questo è certo. Stavolta la fortuna ci ha voltato le spalle. Nella scorsa puntata ho detto che finora eravamo stati fortunati… Detto, fatto: mi sa che ho portato un po’ sfiga.
Angelo A: Giusto un pochino… Posso dirlo? Lo dico: da Fioretti in poi hai fatto una mezza strage. Anzi, abbiamo, perché alla fine sono stato tuo connivente: la Reggiana è fallita, Agodirin è finito in prima categoria, Forgione è in Honduras, Miracoli si è spaccato appena arrivato a Brescia, Cattaneo è finito a Gubbio… A GUBBIO! La mia unica speranza è che tu abbia detto qualcosa di compromettente sul Monza.
Michele: Beh, loro sono già adesso una delle squadre più deludenti di questo campionato. Avere così tanta qualità e giocare così male per me è un delitto. In campo abbiamo due squadre: una che era consapevole dei propri limiti, e ha eseguito bene il piano tattico dell’allenatore; un’altra che si affidava alle giocate individuali dei suoi campioni. Ti dirò, preferisco la nostra squadra di lavoratori rispetto a quelli lì.
Angelo A: Secondo me non hanno fatto così male, complessivamente; ma si sono appoggiati solo alla qualità dei singoli. Posso accettare tutto, a me quello che dà fastidio è che Brocchi si presenti in sala stampa dicendo “Ho tolto una punta per un centrocampista per scardinare la difesa, perché erano tutti dietro”. Peccato che il Monza abbia fatto tutti cross a casaccio, prima e dopo… Poi arrivi a parlare col gol e ti senti dire che è meritato, perché “li abbiamo schiacciati dietro”. Io boh.
Edoardo: Alla fine abbiamo perso solo perché Anastasio si è inventato il classico gol della domenica (quando ha dichiarato che quei tiri li provava in allenamento ho avuto un brivido; se devo sentire certe cavolate preferisco il suo omonimo a X Factor). Brucia, ma non potevamo pretendere che la striscia positiva durasse all’infinito: dopo 13 partite ci sta che arrivi la sconfitta. Non dimentichiamoci da dove siamo partiti.
Michele: In un ambiente “sano” questa sconfitta (e il modo in cui è arrivata, soprattutto) può dare una spinta positiva, per affrontare le prossime gare con più fame. Da noi, come sempre, c’è il rischio opposto: il presidente mugugna, la stampa critica e l’allenatore è sempre meno sereno. Nelle ultime conferenze stampa ho visto Roselli sempre più nervoso… sento un odore di silenzio stampa sempre più forte, come quello del ragù la domenica mattina.
Edoardo: Lo dico da grande estimatore di Roselli: da parte sua, nel rapporto con la stampa, mi aspetto un salto di qualità. Finora è stato impeccabile, sia nel lavoro sul campo che in conferenza stampa. Quando c’era da fare quadrato intorno alla squadra, o toglierle la pressione, c’è stato sempre. Ora deve essere bravo a non farsi prendere dal nervosismo: il mestiere del giornalista è quello di andare a fondo, cercare ciò che non va, non si può pretendere che faccia solo complimenti.
Angelo A: Per carità, nessuno chiede questo. Però gli approfondimenti e le domande scomode vanno fatte su temi veri. Ogni volta si torna sempre sulle solite cose: gioco offensivo, questo o quel “fenomeno” che non gioca, il primo posto in classifica… follie. A San Benedetto c’è un ambiente strano, anche perché spesso i critici più forti sono quelli che in altri momenti si comportano peggio delle fanzine. Spesso si rimprovera alla stampa di non essere “tifosa”, ma secondo me lo è troppo: nel bene e nel male. Con un po’ di distacco ci sarebbe anche più tranquillità.
Michele: Quando è arrivato a San Benedetto avevo paragonato Roselli ad un alto esponente della Democrazia Cristiana, per la sua capacità di normalizzare la crisi e gestire gli umori della piazza. È bastato tornare nella parte sinistra della classifica, con certe pressioni, per notare i primi segni di trasformazione: dal grigiume democristiano si è passati al giallo pentastellato, al grido di “onestà onestà onestà”. Più passa il tempo e più ho timore che l’intonazione umbra lasci spazio all’accento campano…
Angelo A: Con Capuano ci sono tanti punti di contatto, ma questo lo abbiamo detto anche prima. Sono due allenatori di grande esperienza, due problem solver, che infatti ci hanno tirato fuori da situazioni molto complicate. Solo che qui a San Benedetto non c’è misura: ogni volta che le cose vanno bene si chiede sempre di più, ed è un di più che spesso è improponibile. Un allenatore che ti tira fuori dal caos e si sente dire certe cose è facile che reagisca male, secondo me…
Michele: Però se sei un professionista devi accettarle le critiche, fanno parte del gioco. Da persone che lavorano nel calcio da decenni mi aspetto di meglio, su questo aspetto.
Angelo A: La professionalità è giusto chiederla, ma dobbiamo anche farci un esame di coscienza sulla professionalità della nostra stampa e dei dirigenti. Capuano è uno eccessivo per natura, ce lo aspettavamo, ma questo momento di Roselli secondo me dimostra che è anche l’ambiente a portarti all’esasperazione… Stanno facendo un percorso simile: le risposte sono sempre più verbose, c’è crescente insofferenza verso certe domande e il tema delle “visioni diverse” è diventato quello della verità contro finzione. Capuano citò i suoi trascorsi scolastici, Roselli ha parlato di quando leggeva Asimoov, ma più o meno siamo lì.
Michele: In ogni caso, e non lo dico solo da tifoso, è meglio allenare una piazza calda ed esigente come la nostra che certe squadre in provetta, gonfiate dai soldi. Preferisco mille volte la nostra Curva che la sfilata di star vista in tribuna a Monza… Non è stato un gran spettacolo.
Edoardo: Stimo troppo Don Fabio per buttarlo in mezzo a questa situazione. Però una cosa posso dirla: i tifosi del Monza hanno avuto un solo valore aggiunto rispetto a noi: un noto bomber, vittima di stalking, esperto di social e vita mondana, laureato ad honorem all’università della vita, che ha perso all’ultimo secondo la corsa alla poltrona all’UNESCO contro Lino Banfi. Immagino abbiate capito… Anzi, mi correggo: l’unico vero bomber era in campo, si chiama Francesco Stanco.
Rosario il tabaccaio ha parlato
La copertina di Madou è ispirata a “Non ci resta che il Crimine”, di Massimiliano Bruno. Potete partecipare alle Vernecchie commentando i post, scrivendo sulla pagina facebook o inviando una mail. E se vi va potete iscrivervi anche al nostro canale Telegram. Accettiamo consigli, domande, critiche e persino insulti velati!