Samb, Serafino si presenta: “Voglio un progetto a lungo termine, ma intanto pensiamo ai playoff”

La conferenza stampa di presentazione del neo presidente della Sambenedettese, Domenico Serafino, che parla delle cifre con cui ha acquistato la società, il prossimo futuro e i piani per il settore giovanile


Le norme sul coronavirus hanno cambiato anche il modo di presentarsi alla stampa. Cinque anni dopo l’affollata conferenza di Franco Fedeli, con giornalisti e tifosi, la presentazione di Domenico Serafino è stata fatta a turni, con gruppi di 3-4 giornalisti per volta. Per ora l’incontro coi tifosi è rimandato, almeno nella forma che siamo abituati a conoscere. In questo contesto senza precedenti, la piazza rossoblu si trova a fare i conti con la brusca conclusione di una storia da tempo ai titoli di coda, e l’incognita di un inizio ancora tutto da decifrare.

La conferenza stampa di Domenico Serafino fa luce su alcuni aspetti della cessione (le cifre, le modalità di pagamento, i debiti rimasti dalla passata gestione) ma lasciano ancora qualche incognita a livello tecnico e societario. In attesa dell’arrivo di Kim Dae Jung − di cui si sa ancora poco, a parte il poco già detto − c’è una stagione da riprendere e portare avanti in vista dei playoff.

La prima domanda, d’obbligo, è sui motivi che l’hanno spinto ad arrivare in questa piazza: «San Benedetto è una bellissima città e c’è una tifoseria caliente. Da ragazzo, negli anni ’80, vidi una partita al Ballarin e rimasi impressionato. Due anni fa, essendo originario di Cosenza, vidi la sfida ai quarti playoff, e rimasi colpito come lo rimasi da ragazzino. Da fuori ho sempre apprezzato questa passionalità molto argentina. Nell’autunno scorso ho ricevuto dei segnali sulla possibilità di prendere la Samb, che sembrava in vendita; nello stesso periodo mi hanno offerto anche altri club italiani, ma mi sono detto che se c’era da fare uno sforzo l’avrei fatto qui. Nei mesi successivi mi è stata segnalata un’intervista in cui Fedeli ha detto che si era stancato, e ho deciso di entrare in contatto››.

A segnalare la società non è stato un intermediario, almeno non uno citato da Serafino, che è rimasto sul vago: «Ho ricevuto messaggi di diversi amici, che mi hanno segnalato i vari articoli Fedeli». Più chiaro sulle cifre che hanno portato all’acquisto della squadra: «Ho pagato in contanti quello che mi ha chiesto Fedeli. La cifra complessiva, tra contanti e tutto, è intorno a un milione e 290 mila euro. Un po’ meno della metà sono stati pagati in contanti, gli altri sono debiti fiscali che erano già stati dilazionati, e non era possibile pagare subito. Poi ci sono le cifre da dare ai fornitori (oltre 250 mila euro). Questa somma inizialmente doveva accollarsela lui, ma dato che volevo anticipare il rogito per fare i playoff – e lui non aveva il tempo materiale per saldare – tutto mi sono fatto carico io anche di questo. Ci sono dei passaggi burocratici da fare, quando sarà tutto in regola sistemeremo tutto e subito».

Ricapitolando, Serafino ha messo circa 600 mila euro in contanti, e si è accollato circa 700 mila euro di debiti di varia natura (circa 400 mila di debiti già dilazionati, e circa 250 mila da pagare ai fornitori. Il suo socio, come confermato, è Kim Dae Jung: «Lui è socio di minoranza della SRL Sudaires, che ha sede a Milano, la società in cui investiamo nel calcio: il Bangor City lo scorso anno e adesso la Sambenedettese. Lui ha una sua attività propria, nel campo dell’alimentazione vegana, e ha grandi investimenti a livello immobiliare. Mi accompagnerà in questo progetto. Verrà qui a luglio a visitare lo stadio».

La tifoseria è stata uno dei principali fattori della scelta, ma l’attuale situazione li terrà fuori dallo stadio per i playoff, e con ogni probabilità anche all’inizio della stagione; una condizione che significherà anche meno introiti dallo stadio e dalle sponsorizzazioni. «Ho messo in preventivo questo problema – ha risposto Serafino – e so che il primo anno l’investimento sarà alto per mancanza di introiti. Purtroppo è un prezzo che toccherà a tutti, per colpa della pandemia. Però per i tifosi abbonati, che sono stati penalizzati, ho chiesto di creare una campagna abbonamenti ultra popolare, che permetterà loro di riabbonarsi a una cifra simbolica. Il tifoso non può essere penalizzato per colpe non sue».

Sul piano tecnico, il neo presidente rossoblu vuole prendersi del tempo per valutare: «Abbiamo lavorato giorno e notte per prepararci e organizzarci per il futuro. A livello tecnico se ne parlerà da settembre in poi». Per ora nessuna decisione: Serafino ha già parlato con mister Montero («Non lo conoscevo, ma mi ha fatto un’ottima impressione: è una grande persona e un professionista di livello») e il direttore generale Cinciripini («Al momento fa parte della società e mi sembra un grande professionista»), ma al momento non c’è stata alcuna conferma per l’anno prossimo. Il neo presidente è stato categorico: «Al momento non faccio scelte, perché devo conoscere e capire il materiale umano che c’è qui. Voglio vedere e valutare tutti in prima persona, dai dirigenti ai giocatori fino ai dipendenti. C’è tempo per valutare».

L’unica certezza, al momento, resta l’arrivo di Pedro Pasculli, che avrà un ruolo nell’area tecnica («Non ho ancora deciso quale, ma so che sarà importante avere i suoi consigli»). Diverso il settore giovanile, dato lo stop definitivo dei campionati a causa coronavirus: «Farò una riunione con tutti per capire bene come strutturare il settore giovanile, quali figure professionali mancano e quali bisogna aggiungere».

«In ogni caso – ha aggiunto Serafino – dobbiamo partire dal settore giovanile, creare delle strutture che al momento non ci sono. Intanto ho iniziato a cercare aree in cui ci sia spazio almeno 1-2 campi per il settore giovanile, i ragazzi devono avere una struttura della Sambenedettese: una società così non può non avere campi di allenamento, spero che si trovi un modo».

Il discorso vale anche per gli obiettivi a lungo termine della squadra: «Ovviamente voglio una squadra competitiva, ma voglio che alla lunga riesca a tenersi in piedi da sola, dipendere da se stessa. Le collaborazioni coi grandi club sono importanti, ma non possiamo dipendere da quelli. È importantissimo lavorare sulla ricerca di talenti locali, magari parlando con le altre società: dobbiamo avere tutti giocatori di questa area, chi arriva da fuori deve essere forte per davvero. Bisogna avere uno zoccolo duro di giocatori, così da non dipendere dalla volubilità degli altri presidenti. Qui intorno ci sono dei talenti che si perdono per strada perché nessuno li tira su, dobbiamo pensarci noi».

Il presidente ha aperto anche alla possibilità di una formazione femminile, magari riassorbendo la squadra ora gestita da Pompei, anche se ora è «molto presto». Stesso discorso per un eventuale ingresso dei tifosi in società: ‹‹È la prima volta che se ne parla, al momento non ho ancora avuto modo di pensarci». Da valutare anche un tentativo per riqualificare il Ballarin: «Incontrerò i rappresentanti delle istituzioni per capire cosa si può fare, al momento non ho idea dei vincoli che ci sono. Un progetto come quello del Filadelfia a Torino? Magari, sarebbe una cosa fantastica. Ma sia chiaro che non posso promettere niente, anche perché non dipende da me».

Ora, aggiunge il neo presidente, la priorità sono le prossime partite. Prima di uscire, gli altri giornalisti gli hanno chiesto se entrerà negli spogliatoi come il suo predecessore: «Io sono per un profilo basso, mai andato negli spogliatoi e non mi piace finire sui giornali. I protagonisti sono i giocatori e lo staff tecnico. Cosa faccio se mi incazzo? Torno a casa».

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