Vernecchie rossoblu: S05E24 (Vis Pesaro-Samb)

La rubrica in cui la tunica del giornalista scopre la pelle del tifoso, con Angelo A. Pisani e Michele Palmiero, in collaborazione con l’Antico Caffè Soriano. Puntata post Vis Pesaro-Samb


Quando vivevo in Messico ho conosciuto un basco che era stato esiliato. L’esilio ti allontana dai tuoi luoghi ed è molto doloroso; lui era uno specialista della sofferenza. Gli chiesi: «Cos’è la cosa più importante, per un uomo?». «Essere amato senza condizioni», mi disse. Ecco, il tifoso vero è così: ti ama in cambio di nulla. C’è una frase che ho letto a Siviglia e ho avuto all’inizio difficoltà a capire: «Ti amo anche se vinci». Cioè il rifiuto alla ricompensa (la vittoria) per aumentare il significato del legame affettivo. Cioè non importa nemmeno la vittoria, ti amo in cambio di nulla. Ed è una cosa meravigliosa.

Marcelo Bielsa

Michele Palmiero: Caro Angelo, nei momenti più delicati ci si affida a chi ha spalle larghe e forti per sostenerti. La Sambenedettese del quasi ex presidente Serafino sta provando ad aggrapparsi a Kim Dae Jung per salvare il salvabile, mentre noi ci siamo rivolti ad Edoardo Tarullo: padre spirituale delle Vernecchie, ma anche amico, esteta, playboy, filantropo.

Angelo A. Pisani: Aggiungiamo un dettaglio non trascurabile: avvocato. Comunque sono molto felice del suo arrivo, ma dato che faremo queste Vernecchie da remoto come facciamo a dimostrare che c’è per davvero? Finché qualche giornale autorevole non pubblica la sua foto in mezzo alla savana, con tanto di logo per “l’esclusiva”; finché qualche tv locale non metta video estrapolati da una sua ospitata a un programma di cucina, presentato come Dj Baram Dodo; finché qualche valente detective non inizia a diffondere le foto di un suo fantomatico account Instagram, come possiamo dire se è lui o no? Cosa è realtà, cos’è finzione? Perché pagine “satiriche” scambiano Corea del Sud e Corea del Nord?

Edoardo Tarullo: Ciao ragazzi, è un piacere ritrovarvi. La Samb sta attraversando il classico deserto che si trova di fronte ogni 4/5 anni: il rischio di una procedura concorsuale che non voglio nemmeno nominare. Permettetemi alcune doverose precisazioni: vi voglio bene e so quanto voi ne volete a me, ma non sono ancora avvocato (anche se la neoministra Cartabia sta provando a darmi un grossa mano in tal senso) e, soprattutto, definirmi “esteta, playboy e filantropo” sarebbe come definire Serafino preciso, sincero ed economicamente affidabile. L’unica cosa che non posso rimproverargli è la bellissima conferenza stampa di ieri pomeriggio… come dite? Non c’è stata nessuna conferenza stampa?

Michele: A questa conferenza stampa in presenza ho sempre creduto molto poco. Serafino ha avuto diverse settimane per parlare chiaramente e non l’ha fatto, limitandosi a un video sconclusionato dove non spiegava nulla. Martedì 16 marzo scadeva il termine per pagare gli stipendi, per mettere a tacere voci e critiche bastava un bonifico a staff e giocatori. Questo chiaramente non è avvenuto, e ora non resta che assistere all’ennesima farsa a cui siamo costretti da anni.

Angelo A: Aggiungiamo una cosa. Nelle settimane in cui Serafino non ha parlato ci sono stati giornali che hanno scritto tutto e il contrario di tutto pur di giustificarlo: hanno millantato rassicurazioni da parte dell’Aic, che ha subito smentito coi fatti; hanno osannato il video di non-spiegazioni di Serafino, poco prima che Maxi Lopez parlasse di mancata chiarezza; hanno continuato a blaterare di stipendi in arrivo, finché non ha dato resa lo stesso Serafino. Questi grandi difensori della sambenedettesità, questi giornalisti modello, hanno passato le ultime settimane a dire una stronzata dopo l’altra, arrogandosi anche il diritto di attaccare chi ha detto cose giuste, a differenza loro.

Edoardo: Permettetemi un’umile osservazione: fare il giornalista a San Benedetto parlando di Samb è sicuramente un mestiere non facile. Al netto del seguito enorme, per la categoria, la squadra non fornisce quella quantità di news che possono vantare i club di Serie A. Detto questo, la cosa che mi fa vomitare del giornalismo locale è il continuo oscillare dall’opposizione aprioristica alla devozione più assoluta nei confronti della società di turno. Questa cosa per me è inaccettabile: un giornalista serio deve avere una visione oggettiva e distaccata, lontana dall’emotività del tifoso medio e dagli interessi personali delle fonti.

Angelo A: Il problema è che le critiche ai giornali (e ai giornalisti) si fanno solo quando viene scritto qualcosa che non piace, anche se vera, e non si dice nulla quando scrivono scemenze. Io ho sentito critiche di ogni genere verso chi ha espresso critiche o dubbi condivisibili, mentre chi ha detto tutto e il contrario di tutto non ha dovuto spiegare niente. Nel giro di pochi mesi certi cortigiani sono passati dai panegirici verso Fedeli a quelli verso Serafino, e ora stanno iniziando con Kim Dae Jung. Sia chiaro, non è solo un problema della stampa: buona parte dell’ambiente sambenedettese – anche a livello istituzionale – si muove in base a come gira il vento, e tutti si svegliano sempre all’ultimo momento. Fino a due settimane fa Serafino era il campione del popolo, l’uomo della Provvidenza, il miglior presidente dai tempi di Zoboletti. Ora si sono scoperti tutti critici e scettici, e il nuovo Messia è diventato Kim Dae Jung. Sempre coi soliti voli pindarici, il solito wishful thinking che non porta mai da nessuna parte. Partiamo dai dati di fatto: al momento non c’è chiarezza sul futuro di SudAires, e quindi non si sa ancora che ne sarà della Samb.

Michele: Voglio ricordare uno splendido striscione mostrato anni fa nei distinti, recita così: “I cazz’ a cagnat, i cule sempre chije”. Al di là di come andrà a finire la disputa interna a SudAires, l’aspetto più frustrante è che in queste settimane Kim Dae Jung abbia giocato al gatto col topo. I problemi di Serafino hanno avuto inizio tra ottobre e novembre, ma le frizioni interne alla società sono emerse solo nelle ultime ore: quando sono venute fuori le prime voci, Serafino ha sempre parlato di problemi nel trasferire i soldi dall’estero in Italia, senza mai citare malumori del socio. Vorrei che fosse una novità, purtroppo non è così: per mesi si guarda dall’altra parte o si parla del nulla assoluto per poi sbattere la faccia contro i problemi.

La famiglia Rico alla ricerca del presidente

Edoardo: La radice dei nostri problemi nasce dopo il fallimento targato Pigny e Barty. Dopo una batosta di quel tipo, anche la piazza più focosa e irrazionale avrebbe dovuto capire che, per competere per molti anni nel calcio professionistico, non basta affidarsi ciecamente al messia di turno. Proclami e promesse di investimenti possono esaltare, ma poi ci vogliono i fatti. Serafino ha fatto sperare tutti in una figura candida e genuina, ma si è rivelato il degno erede di Venturato e Tormenti. Vi dirò di più, ho paura che questo Kim possa rivelarsi la versione rossoblu di Yonghong Li, l’ex proprietario del Milan sparito nel nulla.

Michele: Sicuramente risulterò noioso, ma torno sempre al solito discorso: questa crisi societaria non accade per caso, è una crisi che ciclicamente continuerà a ripetersi fino a quando terremo in piedi l’attuale sistema-calcio. Non riguarda San Benedetto: dalla Serie C in giù, in tutta Italia le società vanno in crisi seguendo sempre gli stessi 2-3 copioni. Può cambiare la provenienza del presidente, le tempistiche saranno un po’ brevi o diluite, ma la sostanza non cambia: il calcio italiano non può continuare ad affidarsi a uomini soli al comando, perché questo sistema non regge più. Per voi è normale che dopo 4 fallimenti in 20 anni, a San Benedetto ci sia solo un giornale (il nostro) che parla dell’azionariato popolare? Fino a quando non ci renderemo conto che non è più rinviabile un cambio di prospettiva, saremo condannati a guardare e riguardare lo stesso film.

Edoardo: Sai che sono d’accordo con te, purtroppo non è una strada facile da percorrere a causa dei pregiudizi e di una mentalità attiva che manca nella nostra cultura, abituata ancora a doversi affidare al “patron”. A San Benedetto ci stiamo provando, ci sono stati dei tentativi purtroppo non andati a buon fine come nell’estate dell’addio di Moneti. Spero vivamente che si possa cambiare mentalità e che noi tifosi riusciremo a metterci in testa di poter fare la differenza dentro la società oltre che sugli spalti. In questo momento sembra utopia, ma so che non smetteremo di crederci. Se questo calcio non lo cambiamo noi, sicuramente non sarà la Figc a farlo.

Michele: In tutta questa storia, uno degli aspetti più tristi è l’assenza di qualsiasi controllo da parte della Lega Pro. Poche settimane fa è stato deferito il Livorno per il mancato pagamento degli stipendi di LUGLIO E AGOSTO: per intenderci, in questo momento più di una società non è in grado di pagare nemmeno un panino ai propri tesserati e chi dovrebbe controllare è fermo ancora a 7 mesi fa. In un momento di crisi dovuto al Covid, la Lega Pro avrebbe dovuto rinforzare le difese di una categoria già in forte difficoltà… invece ha allentato i controlli, quasi invitando i club a dare libero sfogo alle proprie inadempienze.

Angelo A: Ai vertici della Lega Pro si parla sempre di come rilanciare la terza serie, e puntualmente ci troviamo di fronte a situazioni al limite del ridicolo. Ogni anno ci sono squadre con dei problemi che sembrano conoscere tutti, tutti, tranne la giustizia sportiva. Io posso anche credere nella buona fede di Ghirelli, un presidente che ha sempre mostrato di tenere alla sopravvivenza di questa serie, il problema è tutta l’infrastruttura che c’è intorno e sopra di lui. Il pesce puzza sempre dalla testa, e infatti basta guardare il modo in cui si sta gestendo la Serie A, dai protocolli Covid scritti coi piedi alla bagarre che si sta creando intorno ai diritti tv. I vertici del calcio italiano fanno sempre lo stesso gioco: quando c’è da prendersi i meriti sono sempre in prima fila, quando ci sono problemi giocano a nascondino. Mancano controlli, mancano regole certe, e soprattutto manca la certezza che una volta beccati si venga puniti.

Edoardo: Ma cosa pretendiamo, siamo in Italia. Da bravo uomo di politica, l’unica cosa a cui tiene Ghirelli è la sopravvivenza della sua poltrona: il degrado della Lega Pro degli ultimi 15 anni è emblematico. La soluzione, a mio avviso, è una sola: Serie B a 40 squadre divise in due gironi; Serie C retrocessa al semiprofessionismo con 6 gironi interregionali e senza alcun obbligo contributivo a carico delle società. Ovviamente bisognerebbe vietare le scommesse sulla Serie C, onde evitare le solite porcherie. La mia è solo un’umile proposta, ma questo calcio non è più sostenibile.

Angelo A: Io non sono molto d’accordo, perché togliere il professionismo significa semplicemente togliere oneri ai presidenti, senza tutelare i lavoratori (tutti, dai giocatori ai magazzinieri). Per me devono aumentare i controlli, tenere su solo le società che possono starci, e nel caso accettare pure la diminuzione di squadre professionistiche. Dopo questa botta economica è chiaro che la Serie C a 60 squadre non può continuare, ma per me la soluzione è aumentare i controlli e tagliare i rami secchi, senza per questo svantaggiare le piazze dove il calcio si fa sul serio. Che al momento non sembra essere il nostro caso, purtroppo.

Edoardo: Non sappiamo come andrà a finire questa storia, sappiamo solo di essere destinati a soffrire ancora una volta. Lasciatemi dire solo una cosa a Serafino e a Kim: San Benedetto è una città bellissima, che dà tantissimo a chi la ama e la rispetta (ed il neomelodico cosentino di questo ha già avuto ampia prova). Per San Benedetto (e non solo) la Samb è una cosa talmente preziosa da offuscare anche le menti più razionali. Non sfidate la pazienza e la bontà di questa città. A prescindere dal fatto che le vostre intenzioni siano o meno positive, vedete di chiudere quanto prima il sipario su questo sciatto e luttuoso teatrino.


Antico caffè Soriano
Antico Caffè Soriano: Facebook | Instagram

La copertina di Madou è ispirata alla copertina del film Parasite, di Bong Joon-ho. Meme di @apakakov. Potete partecipare alle Vernecchie commentando i post, scrivendo sulla pagina facebook o inviando una mail. Intanto iscrivetevi al nostro canale Telegram. Accettiamo consigli, domande, critiche e persino insulti velati!

1 Comment

1 Comment

  1. PACO 11 says:

    “La famiglia Rico alla ricerca del presidente” mi ha fatto crepare dalle risate..
    Il termine “breaking bad” per definire la nostra situazione attuale è perfetto.

Commenta

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: