Cosa abbiamo capito da Samb-Salernitana

Dopo due settimane di lavoro, la Samb di Moriero si è mostrata al Riviera. Cosa ci insegna Samb-Salernitana?


Dopo la (trascurabile) amichevole col Cascia, la gara con la Salernitana ha dato la prima misura di questa nuova Samb, dal punto di vista tecnico e tattico. Ne è uscita una partita interessante, che ha avuto il merito di mostrare caratteristiche e difetti già abbozzati, nonostante le due settimane (scarse) di ritiro. Non è una sorpresa.

Idee chiare

Sin dall’arrivo di Moriero, a fine maggio, la Samb ha avuto un percorso tattico chiaro, basato su un modulo (il 4-2-3-1) e alcuni giocatori chiave. In sede di mercato si è data la precedenza a giocatori già conosciuti, dalla società (Conson, Di Massimo) o dall’allenatore (Di Cecco), completando la rosa con giovani “plasmabili” e over già abituati al modulo di riferimento. Questo ha velocizzato il lavoro di Moriero, che dopo la prima settimana di ritiro si è trovato una squadra completa e pronta ad assorbire il nuovo gioco.

Nella gara con la Salernitana i rossoblu hanno mantenuto un’interpretazione molto verticale del possesso, cercando di sviluppare il gioco nel modo più diretto possibile. In fase di costruzione centrocampo e attacco si muovono spesso in verticale, cercando di abbassare il baricentro degli avversari – così da dare più spazio alla difesa. Una volta ampliate le distanze i quattro difensori cercano direttamente il lancio, o affidano la palla a uno dei due mediani (pronti ad abbassarsi).

Per dare più soluzioni la linea offensiva cerca di occupare tutto il campo in ampiezza, con Vallocchia (trequartista) al fianco di Sorrentino e i due esterni molto larghi. Sui lanci per Troianiello e Valente si costruiscono le migliori opportunità del primo tempo, con l’ex Siracusa sugli scudi: 5 dribbling riusciti, 6 cross in mezzo e un bell’assist per Sorrentino.

La prima soluzione cercata dai rossoblu è il cambio di gioco sull’esterno, con Valente e Troianiello sempre larghissimi

Finché la Salernitana lascia spazi i rossoblu giocano agiatamente; ma quando i granata alzano la pressione i rossoblu trovano più difficoltà: tolto Di Pasquale, i difensori (Rapisarda, Miceli e Patti) non hanno molta agiatezza, palla al piede, e sotto pressione sono costretti ad alzare palla, o prendersi rischi troppo grandi. Nel corso del primo tempo Patti e Miceli commetteranno diversi errori in uscita, ma col passare dei minuti il supporto di Di Cecco e Bacinovic riescono a dare maggior supporto.

Nei momenti di pressione la soluzione migliore è anche quella più elementare: palla avanti, indietro e laterale

Le alternative

Nelle situazioni di possesso più elaborate i rossoblu cercano comunque di sfruttare il movimento dei due esterni, con movimenti a venire incontro e a liberare spazi per gli inserimenti di punta e trequartista, o dei terzini. Nel primo tempo Vallocchia è stato il più sollecitato, in tal senso, nella ripresa si è visto soprattutto Ceka (molto aggressivo, con Esposito rivolto spesso verso il centro).

In entrambi i tempi, i due esterni si sono comportati in modo complementare: uno (Troianiello prima, Esposito poi) più coinvolto nei movimenti verso il centro, permettendo il coinvolgimento del terzino; l’altro (Valente prima, Di Massimo poi) isolato sull’esterno, in modo da sfruttare l’uno contro uno. La scelta delle coppie sui due esterni non è casuale: Valente e Di Massimo hanno giocato con due (ex) centrali alle loro spalle (Di Pasquale e Mattia), Troianiello e Esposito con due terzini più propositivi (Rapisarda e Ceka).

I limiti

Molto utili nella fase di costruzione, in fase di transizione i due mediani si trovano spesso in difficoltà. Per ovviare ai problemi classici della mediana a due (la copertura degli esterni) Moriero decide di tenere i due più larghi, con Vallocchia a coprire il centro. La squadra però manca di compattezza, e spesso perde le distanze: con le linee molto distanti, e poca pressione sul portatore, Di Cecco e Bacinovic sono spesso costretti a perdere la loro posizione, correndo dei rischi e lasciando spazi in mezzo.

Di Cecco e Bacinovic perdono la posizione, e la squadra si trova scoperta in mezzo al campo

Il 4-3-3 della Salernitana cerca di sfruttare al massimo la situazione, alzando le due mezzali (Ricci e Zito) alle spalle del centrocampo e coinvolgendo Rosina in una posizione più centrale. Con i quattro giocatori tra le linee (gli esterni e le mezzali) i granata costruiscono tante situazioni di superiorità, al centro e sulla fascia. Su queste situazioni i granata costruiscono grandi opportunità, trovando due reti nella prima mezz’ora.

La profondità di rosa

Nella ripresa i cambi stravolgono un po’ la partita, squilibrando le forze in campo: con pochi cambi, i granata perdono uomini chiave (Rosina, Zito, Ricci) e forze fisiche, mentre i rossoblu possono contare su una maggiore profondità di rosa senza abbassare necessariamente il livello. In mediana Gelonese e Damonte impoveriscono le soluzioni in costruzione, ma danno maggiore solidità alla squadra – lasciando più libertà ai tre sulla trequarti (Di Massimo, Bove e Esposito). Davanti Sargolini (e poi Miracoli) fanno grande movimento, aprendo spazi. Le dinamiche viste nel secondo tempo sono le stesse, ma stavolta i rossoblu riescono a mantenere un baricentro più alto.

La Samb porta tutti i giocatori di movimento nella metà campo avversaria, alzando la pressione. In bianco i difensori, in blu i centrocampisti e in rosso gli attaccanti

Il maggior coinvolgimento offensivo di tutta la squadra permette di aumentare le soluzioni di gioco, e la Samb diventa subito pericolosa: al 52esimo i rossoblu accorciano con Di Massimo, bravo a risolvere una mischia; pochi minuti dopo – in contropiede – arriva il pareggio: recupero di Damonte e palla in verticale per Bove, che manda Di Massimo a tu per tu per il portiere e verso la doppietta. I due ex juventini sono le migliori sorprese del secondo tempo, insieme a Miracoli (pochi minuti, giocati benissimo).

Tre giocatori subentrati nella ripresa, con caratteristiche simili ai pari ruolo e le capacità per reggere la maglia da titolare. Della partita con la Salernitana resta soprattutto questo: dopo due anni trascorsi con squadre poco “esatte”, i rossoblu sembrano riusciti a costruire una rosa profonda e (soprattutto) logica. Nonostante alcune lacune (fisiche, tattiche e tecniche), i rossoblu sembrano avere già le certezze per preparare la stagione. A più di un mese dall’inizio del campionato non è poco.

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