Le squadre di Bisoli e Capuano si sono date filo da torcere, sfiorando la vittoria e rischiando la sconfitta. L’analisi di Padova-Samb
In questo campionato che sembrava essere destinato a non essere di nessuno, il Padova di Bisoli è riuscito a imporsi con forza e autorità, superando – via via – le tante pretendenti che si sono affacciate in avanti. A poche settimane dalla partita col Renate, i patavini si sono trovati di fronte la seconda seconda in classifica del campionato, con l’opportunità di chiudere (definitivamente?) i giochi.
Il trauma
L’inizio della partita è stato travolgente: i padroni di casa hanno schiacciato la Samb nella loro trequarti, mostrando una superiorità tecnica, fisica e mentale che ha quasi spezzato i rossoblu. In 20 minuti i sambenedettesi subiscono tre gol (due giustamente annullati) e non riescono mai a superare la metà campo, sopraffatti da un senso di impotenza. Il Padova è quello che ci si aspetta: un 4-3-1-2 molto aggressivo e verticale, coi due terzini altissimi e grande densità centrale, allo scopo di creare situazioni di superiorità numerica nelle zone nevralgiche del campo.
In fase di possesso il Padova alza due giocatori sulle fasce, coi tre attaccanti stretti e pronti ad accorciare indetro. La Samb è costretta a tenere bassa la linea difensiva
I rossoblu sono costretti a restare bassi, e nelle fasi di ripartenza si trovano addosso il pressing alto dei patavini: una situazione abbastanza difficile, che trova respiro solo nelle (poche) situazioni in cui la coppia Miracoli-Esposito riesce a tenere alto il possesso, gestendo i rilanci dei difensori. Alla squadra di Capuano sembra mancare serenità: al pressing aggressivo dei patavini si aggiungono le assenze di Tomi (squalificato) e Bacinovic (in panchina), i due riferimenti principali per gestire l’uscita del pallone.
La ripresa
Dopo una mezz’ora di sofferenza, e qualche brivido, la squadra inizia a trovare uno sbocco sicuro grazie agli arretramenti di Esposito (seconda punta) e Bellomo (mezzala sinistra). I due prendono in mano le responsabilità tecniche della squadra, aiutandola ad uscire dall’impasse.
Al primo affondo della partita i rossoblu riescono a passare: sugli sviluppi di una rimessa Gelonese riceve sulla trequarti e mette in area per Miracoli, che con una splendida girata segna l’uno a uno.
Il gol cambia completamente l’inerzia della partita. I rossoblu iniziano a trovare spazi con più continuità, dando ragione alle scelte di Capuano. Per la gara con la capolista il tecnico aveva scelto un 3-5-2 mascherato, con Bellomo a galleggiare tra la mezzala e la trequarti sinistra, con Esposito sull’altra fascia. Un posizionamento ibrido che veniva coperto dagli scivolamenti di Gelonese (ieri mediano) e Marchi.
L’intenzione (come espresso in conferenza) era quella di sfruttare i movimenti di Esposito e Bellomo nello spazio alle spalle dei due terzini. Una situazione, questa, trovata solo a tratti. Le occasioni migliori i rossoblu le creano quando i due riescono a giocare più vicini, come in occasione del contropiede che ha portato all’occasione di Bellomo, al 40esimo.
La battaglia
Nella ripresa la partita si scalda. Bisoli decide di aumentare ancora di più il carattere verticale della propria squadra, chiedendo ai suoi giocatori di cercare la linea offensiva con meno passaggi possibili, sfruttando gli spazi alle spalle della (più coraggiosa) retroguardia rossoblu. Capuano chiede comunque alla squadra di restare corta, affidandosi alla solidità della retroguardia negli uno contro uno.
La difesa resta alta, a costo di rischiare qualche uno contro uno. Quando il Padova consolida il possesso i rossoblu cercano un recupero attivo del pallone
La Samb – più alta – riesce a ripartire con più pericolosità, ma aumentano anche i rischi: al 49esimo Guidone vince un duello con Di Pasquale e serve Pulzetti (murato), pochi minuti dopo Salviato si libera sulla destra e mette dentro un tiro-cross molto pericoloso, salvato da Perina.
Nei minuti successivi entrambi gli allenatori cercano di adeguare le loro squadre al nuovo contesto: Capuano inserisce Bacinovic (molto utile nel gioco lungo) e Di Massimo (bravo negli strappi offensivi), due giocatori molto utili per sfruttare le fasi di transizione; Bisoli mette dentro Sarno e Gliozzi, passando a un 4-3-3 molto sbilanciato in avanti.
La migliore occasione è dei rossoblu, proprio in contropiede: Mattia (subentrato a Ceka) riceve l’allargamento di Miracoli e serve una gran palla per Marchi, che a tu per tu col portiere manda fuori il possibile 2 a 1. Il mancato gol toglie molte velleità ai rossoblu, che negli ultimi 20′ abbassano il baricentro.
Nel finale il Padova chiude con i tre attaccanti e un centrocampista (prima Pinzi, poi Fabris) in costante proiezione offensiva, cercando di sfruttare i duelli offensivi al limite dell’area. Gli uomini di Capuano difendono con grande lucidità, restando compatti in 30 metri e cercando di buttare meno palloni possibili.
La struttura offensiva del Padova nel secondo tempo: i rossoblu difendono compatti, ma non si fanno schiacciare
Negli ultimi 20′ il Padova arriva al tiro solo due volte, con Trevisan (su corner) e Sarno (in contropiede). Per il resto i rossoblu fanno buona guardia, chiudendo con più rimpianti che rischi tangibili.
Quasi alla pari
Padova-Samb è stata una partita vera, tra due squadre che hanno messo in campo pregi e difetti di un lavoro che parte da lontano. È stata una gara di dettagli, fatta di tanti momenti che potevano cambiarne la storia: Capuano e Bisoli hanno diversi motivi per recriminare, ma chiudono entrambi in debito con la fortuna.
Una fortuna che poteva punire entrambe le squadre, e ha finito per premiarle a metà: la Samb torna a casa con la consapevolezza di poter competere ad alti livelli, il Padova mantiene intatte le distanze confermandosi la dominatrice del campionato. Alla fine la vera sorpresa è che – tra falli, proteste, errori e recriminazioni – a vincere è stato lo sport.