La vittoria dei rossoblu è stata più contestata di tante sconfitte: giusto così? L’analisi tattica di Santarcangelo-Samb
La vittoria della Sambenedettese sul Santarcangelo non è stata quella sperata, ma per molti versi è stata l’unica possibile. Nella settimana più difficile della gestione Capuano – la sconfitta col Mestre, il rischio esonero, il ritiro – i rossoblu hanno tirato fuori una prestazione poco elegante, ma solida e intelligente, nonostante l’alta tensione e un avversario difficile.
Non è bastato: nella conferenza post partita sono piovute critiche di ogni genere, interne ed esterno. Paradossalmente, quelli che si sono riempiti la bocca con termini come sportività e buon gioco sono anche quelli che hanno parlato meno di calcio. Dalla Bona e Cavasin hanno preferito concentrarsi su Capuano anziché sulla partita, riducendo la partita alle perdite di tempo dei rossoblu. Una banalizzazione rancorosa e inesatta.
Le scelte di Capuano e Cavasin
Nonostante l’assenza di Bellomo (squalificato) Capuano conferma l’assetto della partita di Mestre, inserendo Valente a sinistra del 3-4-3 asimmetrico, e preferendo giocatori più fisici nei ruoli chiave (Patti al posto di Di Pasquale in difesa, Gelonese al posto di Bove a centrocampo, Stanco al posto di Miracoli in attacco). Dall’altra parte Cavasin decide invece di schierarsi a specchio, impostando un 3-4-3 che – in base alla posizione di Maini e Bussaglia – poteva risistemarsi con la difesa a quattro.
La squadra di Capuano è aggressiva sin dalle prime battute: Rapisarda e Tomi giocano sempre molto alti sulla linea offensiva, permettendo i tagli centrali di Esposito (molto vicino a Stanco) e garantendo la superiorità numerica per le iniziative di Valente (largo a sinistra). Per non lasciare superiorità numerica il Santarcangelo è costretto a tenere bassi i due esterni, Toninelli e Capellini, concedendo di fatto la mediana.
Il 3-4-3 asimmetrico dei rossoblu: Esposito gioca alle spalle di Stanco, mentre Valente parte più largo. Rapisarda e Tomi sono altissimi
I rossoblu tengono un baricentro molto alto, con i centrali quasi a cavallo del centrocampo, soffocando i santarcangiolesi con grande coraggio ed attenzione. È a centrocampo che i rossoblu vincono la partita: in fase di transizione, isolando i mediani (Dalla Bona e Di Santantonio) prima della salita degli esterni; e in fase offensiva, sfruttando la superiorità numerica in zona centrale per liberare Esposito e guadagnare il possesso sulle seconde palle.
Proprio su una seconda palla i rossoblu costruiscono il rigore dell’uno a zero: recupero del duo Marchi-Gelonese e palla per Esposito, che evita due avversari e serve a sinistra per Tomi. Sul suo cross in mezzo arriverà il fallo da rigore di Lesjak.
Recupero alto, palla sulla fascia e cross in mezzo: una soluzione che verrà spesso riproposta
Le correzioni di Cavasin
Allo svantaggio seguono 10 minuti di controllo dei rossoblu, inframezzati dalla punizione di Dalla Bona al 13esimo. Cavasin decide quindi di tornare al 4-4-2, con gli arretramenti di Toninelli e Bussaglia nei ruoli di terzino ed esterno, con Maini e Capellini sulla fascia opposta.
Il cambio di modulo “toglie” un uomo dalla linea difensiva, ma permette di controllare meglio le due fasce senza abbassare troppo il baricentro. La pressione alta dei rossoblu continua a mettere in difficoltà i padroni di casa, spesso costretti al lancio, ma ora la minaccia offensiva (specie sulla sinistra, coi tagli di Capellini) diventa più tangibile.
I rossoblu restano in controllo, andando al tiro con Gelonese (sponda di Stanco) e Rapisarda (assist di Esposito), ma l’occasione migliore è dei santarcangiolesi. Dopo un primo tempo di grande fatica, i gialloblu riescono a trarre il meglio sugli sviluppi di una rimessa laterale, con la gran palla di Di Santantonio per il gol (a gioco fermo) di Capellini, fermato per un fuorigioco molto dubbio.
Nella ripresa la partita si cristallizza sulle posizioni del finale di primo tempo, col Santarcangelo molto più sbilanciato in avanti e la Sambenedettese pronta a sfruttare gli spazi in contropiede.
Il 4-4-2 del Santrcangelo, coi due esterni (Bussaglia e Capellini) molto alti sulle fasce
Al 50esimo Valente (sull’assist di Marchi) brucia una grande occasione, pochi minuti dopo Capellini – sull’ennesimo taglio dalla sinistra – vince il duello fisico con Conson e prova a sorprendere Perina. Il rischio è un campanello d’allarme, per Capuano, che pochi minuti dopo – per coprire meglio il campo in ampiezza – decide di passare al 3-5-2, con Bacinovic al posto di Esposito.
Partita (quasi) chiusa
La mossa congela la partita: la presenza di tre centrocampisti aiuta i rossoblu a consolidare più efficacemente il possesso, dando più copertura sia sui cambi di gioco che nei palloni verso Dalla Bona e Di Santantonio. La maggiore libertà di Marchi e Gelonese facilita anche la fase di pressione, che nella fase centrale della ripresa permette ai rossoblu di recuperare tanti palloni.
Copertura centrale e pressione: la Samb induce il Santarcangelo all’errore
Il finale di partita è molto spezzettato e nervoso, ma la Samb – nonostante le difficoltà – mantiene il controllo, rischiando pochissimo. Il Santarcangelo si costerna, s’indigna s’impegna, ma a sfiorare il gol sono gli uomini di Capuano, che all’88esimo bruciano il match point con Miracoli (servito da Candellori).
Anticalcio?
Dopo 90′ minuti in cui ha fatto vedere poco e nulla, i santarcangiolesi hanno ravvivato la partita fuori dal campo. Le accuse contro il tecnico sambenedettese sorprendono per la violenza dei termini e delle colpe attribuite, specie considerando le pretese di fair play dei due accusatori.
Parlare di “Medioevo del calcio”, per una partita come quella di ieri, pare francamente assurdo. Samb e Santarcangelo hanno dato vita ad una gara dura ma regolare, completamente nella norma, senza eccessive violenze o perdite di tempo. Fare una conta di falli fatti e subiti (e di proteste, e di spintoni) è abbastanza stucchevole, e poco rilevante: la squadra di Capuano ha vinto sul piano tecnico e tattico, prima che fisico, superando gli avversari in preparazione, organizzazione e coraggio. Questo conta, il resto no.